FOCUS – Dieci motivi per crederci
di Claudio Colombrita.
La pausa per le Nazionali rappresenta il momento più opportuno per cominciare a fare i primi bilanci su questo primo scorcio di stagione, specie dopo la vittoria del derby, la quale ha dato nuova linfa alle ambizioni nerazzurre proiettando sempre più su la freccia del grafico nerazzurro, rilanciando sogni e speranze che sembravano essere sotterrate appena qualche settimana fa, dopo la sconfitta in casa contro il Siena. Il campionato ha cominciato a dare le prime risposte, con il duetto Juve-Napoli lanciato in una minifuga e con un secondo duetto, quello formato dalla sorprendente Lazio e dall’Inter appunto, ripresasi dopo le rovinose sconfitte in casa, amara sconfitta contro una Roma poi rivelatasi solo un fuoco di paglia e contro un Siena decisamente alla portata dei nerazzurri. su tutte.
E’ giusto allora alzare un pò l’asticella delle ambizioni, potendo pensare di aspirare anche a qualcosa di più grande come lo scudetto o è giusto ridimensionare il tutto, volando basso e concentrandosi sulla conquista del terzo posto Champions? Perchè credere nello scudetto dunque, quali sono i motivi su cui possono fondarsi le speranze nerazzurre.
1) IL CARATTERE MOSTRATO NEL DERBY – Vincere in 10 uomini contro 11, per quasi un tempo, è una prova di carattere notevole, a qualcuno avrà ricordato il famoso derby dell’era Mou quando con la doppia inferiorità numerica l’Inter addirittura dominò il Milan, quella era un’altra squadra, già pronta e matura, ma la coesione nei momenti di difficoltà è una cosa che accomuna quella e questa Inter, sprazzi di maturità che fanno ben sperare e che alimentano l’ottimismo per affrontare battaglie ed ostacoli ancora più grandi.
2) RITORNO ALLA VITTORIA IN CASA – Inter-Fiorentina 2-1, non una partita a caso, la squadra nerazzurra torna a vincere in casa sfatando la maledizione di San Siro, un match giocato con autorità, a tratti viene anche espresso un bel gioco contro una delle squadre rivelazione di questa stagione, una vittoria che può rappresentare il vero sblocco psicologico, con il Meazza che da terribile nemico può diventare un prezioso alleato per i futuri successi nerazzurri.
3) CINISMO E PROVINCIALISMO – Non date della “provinciale” all’Inter, Stramaccioni, potrebbe non rivolgervi a vita la parola, ma se l’essere provinciali significa saper soffrire quando si deve soffrire e saper colpire quando è il momento giusto allora vada per il provinciale. Soprattutto fuori casa l’Inter ha dimostrato di saper colpire subito l’avversario per poi difendere il prezioso bottino, difendendo decisamente meglio rispetto alle partite casalinghe. Maggiore attenzione generale e cinismo sottoporta degli attaccanti, minimo sforzo e massimo bottino e se poi dovesse arrivare anche il bel gioco…
4) DIFESA A TRE: SOLIDITA’ E GIUSTE DISTANZE TRA I REPARTI- I campionati si vincono prendendo meno gol degli altri, tutto si costruisce da una buona e solida difesa, uno dei grandi problemi dell’Inter precampionato e di inizio campionato, con un Silvestre spaesato e un Samuel troppo lontano dai suoi standard e con Ranocchia che seppur con qualche parentesi negativa ha garantito maggiore continuità rispetto ai compagni di reparto. Il discorso sembra essere cambiato con il diverso modulo e con l’inserimento di Juan Jesus, una garanzia a dispetto dell’inesperienza e della giovane età, la squadra sembra essere meno sbilanciata e più coperta con una difesa che a tratti diventa anche a cinque. Cambiasso si è ritagliato un ruolo importante facendo sentire la sua presenza e Samuel sta recuperando la forma migliore, per guidare un reparto che col miglior Ranocchia e con la sorpresa Juan può essere l’autentico punto di forza su cui costruire altri successi.
5) FATTORE STRAMA – Una squadra che vuole arrivare a raggiungere grandi successi deve avere una grande guida, un allenatore in grado di trasmettere gli stimoli giusti ad ogni giocatore, Stramaccioni in questo sta riuscendo alla grande, con il grande lavoro sul campo, il lavoro individuale sulla testa dei giocatori, motivando i giocatori più “depressi” come Sneijder, stimolando con bastone e carota i più giovani come Coutinho e gestendo alla grande anche i casi più spinosi come Cassano. Mou è il modello vincente e Strama sembra carpire pian piano ciascuno dei suoi aspetti, anche nella comunicazione, dove risulta essere bravo ad attirare l’attenzione su di sè con qualche uscita che ricorda in linea di massima le ben più celebri uscite del portoghese. Di sicuro ha la fiducia incondizionata di Moratti, proprio come Mou…
6) AMPIEZZA DELLA ROSA – Il mercato nerazzurro è risultato essere positivo dai primi giudizi sul campo, la rosa è ampia e si lavorerà anche a Gennaio, Stramaccioni può scegliere, permettendosi anche di schierare un’altra Inter negli impegni di Europa League, facendo rifiatare chi gioca più in campionato.
7) ENTUSIASMO DEL PRESIDENTE – La vittoria nell derby ha ridato entuasiasmo a Massimo Moratti che nelle dichiarazione del post partita è sembrato propenso ad investire ancora su questa Inter, a gennaio, con operazioni intelligenti ed economiche, serve con urgenza un vice Milito e un inneto a centrocampo che sembra già avere il nome di Paulinho.
8) IL RITORNO DEGLI INFORTUNATI – Palacio e Sneijder, il primo già recuperato, il secondo ancora sotto le cure dello staff medico, due nomi fondamentali per il reparto offensivo, due frecce non ancora lanciate del tutto dall’arco nerazzurro, due risorse per il proseguo della stagione nerazzurra. Stankovic e Chivu poi, quando rimessi al 100% possono dare quell’esperienza cruciale in certe partite.
9) L’IMPREVEDIBILITA’ DI CASSANO – Solito talento e maggiore concretezza davanti alla porta, gol pesanti e tanti lampi di genio, Antonio Cassano se in armonia con l’ambiente nerazzurro può essere il fattore in più per poter ambire anche ai traguardi più alti.
10) QUALCHE LIEVE CEDIMENTO DI JUVE E NAPOLI- I primi abituati dopo l’anno scorso a stare ai vertici, i secondi con grande entusiasmo, la Juve ha dimostrato qualche piccolo segnale di cedimento in prossimità e dopo la Champions, il Napoli la mancanza di abitudine di stare ai vertici, piccoli segnali che possono far sperare..