PELLICOLE NERAZZURRE – Il Profeta ed il bambino: The Blues Brothers
C’è un centrocampo da salvare, o forse proprio come nella pellicola del 1980, un orfanotrofio. Come e dove trovare le risorse necessarie per il miracolo last-minute? In The Blues Brothers il compito spetta al bizzarro duo dei fratelli Elwood, magistralmente interpretati dal compianto John Belushi e da Dan Aykroyd, in casa Inter il duo si forma quasi per caso, ed ha come interpreti il brasiliano Hernanes e l’enfant prodige Assane Gnoukouri.
Come già detto, nel nostro viaggio sportivo-cinematografico la prima analogia che salta alla mente sta proprio alla base delle due vicende: qualcosa da salvare, e pure in fretta. Il nostro orfanotrofio, e non ce ne voglia la poco felice metafora, è il centrocampo, reparto praticamente in costante difficoltà praticamente da tre stagioni ed alla perenne e disperata ricerca di quegli ingranaggi necessari per dare un senso all’intero macchinario. Nello specifico pare ormai nota l’assenza di un vero e proprio costruttore di gioco, una sorta di direttore d’orchestra in grado di guidare i movimenti dei compagni durante tutto l’arco del match. Durante questa stagione il delicato ruolo è toccato a Medel, calciatore di grande sostanza e corsa, ma fisiologicamente inadatto ad un certo tipo di lavoro richiesto per poter spingere al meglio questa Inter. Il cileno infatti, non pare essere in grado di garantire lo sviluppo verticale richiesto alla manovra nerazzurra, limitando (ribadiamo, non per colpe proprie ma per caratteristiche) di gran lunga le soluzioni offensive a disposizione di mister Mancini.
Passando all’analisi dei singoli personaggi ci sembra abbastanza naturale l’accostamento tra Jake e Gnoukouri, entrambi “prelevati” nell’immediato pre-disastro: il primo dalla prigione “Joilet”, il secondo dalla sempre lungimirante Primavera di Stefano Vecchi quando i riflettori sembravano puntati sui più quotati attaccanti Puscas e Bonazzoli. Altra analogia tra i due soggetti in questione sta nella grande disinvoltura operativa e nell’innata capacità di cavarsela anche nelle situazioni più complesse: se del primo rimane memorabile la famosa raffica di scuse alla ex compagna , del secondo spicca l’incredibile esordio nel derby dopo appena qualche briciola di Serie A nel proprio curriculum. Questione di personalità e dedizione: alla luce di quanto visto ieri sera nel match casalingo contro la Roma, il grande impatto dell’ivoriano non può essere stato frutto nè di una coincidenza nè della classica fortuna del principiante. Se infatti nel derby (ricordiamo, praticamente da esordiente) si è ben disimpegnato nel ruolo di mezzala al fianco di Medel e Kovacic, nel match contro la seconda forza del campionato ha svolto in maniera ordinata un ruolo ancor più complesso e pieno di responsabilità, quello di costruttore di gioco di cui abbiamo parlato sopra. Non è stata una gara da 8, soprattutto considerando qualche passaggio di troppo sbagliato in fase di impostazione, ma la sufficienza risulta più che abbondante specialmente se si considera la personalità messa in campo e la chiara voglia di giocare la palla sempre in verticale, per un classe 1996 vero e proprio grasso che cola.
Nella caccia ai vari membri necessari per ricomporre la Blues Brothers Band spalla di Jack è il fratello Elwood, coprotagonista e voce iniziale dello straordinario “Everybody needs somebody to love” , performance simbolo del film e di quegli anni ’80 che da sempre e per sempre verranno ricordati con un sorriso. Il nostro Elwood come già anticipato sarà il brasiliano Hernanes, talento recuperato sul gong di una stagione vissuta da comprimario. In realtà l’arrivo del Profeta ha parecchio fatto discutere i sostenitori nerazzurri, neppure parzialmente soddisfatti dalle prestazioni dell’ex Lazio arrivato in nerazzurro grazie a quello che è ad oggi il colpo più caro dell’intera gestione Thohir. Eppure nelle ultime tre gare il brasiliano è parso un giocatore completamente nuovo: pare intanto totalmente risolo l’enigma tattico, con il giocatore in grado di dare il meglio di sè da trequartista in un 4-3-1-2 e non da mezzala, dove a causa del passo non particolarmente rapido ed alla poca capacità di interpretare la fase difensiva ha mal figurato nel corso della stagione. L’estro del giocatore trova la sua massima espressione nel momento in cui il raggio d’azione s’avvicina maggiormente all’area avversaria, in quanto il Profeta come noto può arrivare al tiro in porta con entrambi i piedi come successo sia ieri (QUI) che nel derby, dove solo un super Diego Lopez gli ha negato la gioia del gol.
Apporti inaspettati e figli di un’emergenza tattica capace di generare scelte coraggiose ma col senno del poi azzeccatissime. La strana coppia brasilian-ivoriana ha stupito tutti e colmato al meglio due corposi vuoti nati da una serie di particolari situazioni stagionali, garantendosi almeno per il momento una riconferma che fino allo scorso mese, per motivi ovviamente differenti, era più che in discussione. Il giovane ed il maestro, senza RayBan ed abiti scuri, ma in grado di far ballare San Siro a ritmo di blues.
di Giuseppe Chiaramonte