FOCUS – Il progetto sui giovani, la realtà dei vecchi
Scorrono le giornate e i pareri e le considerazioni su quelli che sono i “senatori” dell’Inter passano velocemente da fondamentali a inutili e pericolosi per l’integrità del gruppo. Come ogni cosa la verità sta nel mezzo e forse sarebbe utile analizzare bene quella che è la situazione presente di una squadra in perenne ricerca di sè stessa.
UN PROGETTO IN FASE DI ELABORAZIONE – Il credo della società è cambiato, il periodo di crisi economica unita alla nuova politica del fair play finanziario hanno trasformato il generoso e tifoso presidente Moratti di ieri, nell’attento e futurista Presidente di oggi. I grandi campioni o servono per portare avanti le vittorie dell’Inter oppure, davanti a una offerta concreta e importante ci si siede ad un tavolo e si tratta. Quest’estate è partito Eto’o, a gennaio Thiago Motta, e in entrata si registrano molti colpi con una carta di identità giovane. Passi per un attimo l’acquisto di Forlan, chiamato a sostituire la mole di gol del re leone e che ancora non è stato visto in modo continuativo sul campo, gli acquisti di Obi, Castaignos, Alvarez, Coutinho, unito agli innesti di Faraoni, Caldirola e Criestig, a cui ora si aggiungono Juan Jesus e Guarin, testimoniano un cambio di tendenza, un progetto un fase di elaborazione.
LA REALTA’ VECCHIA – Il problema nasce però quando davanti a questo progetto non vengono presi in considerazione tutti gli elementi della squadra. L’Inter, e con lei i suoi tifosi, ha una pazienza per i progetti a lungo termine che è poco superiore allo zero: il numero di allenatori che si sono susseguiti sulla panchina dell’Inter ne è una prova, così come quello dei giovani campioni lasciati partire in fretta e furia salvo poi ripagarli il doppio per riportarli alla casa madre. Le immagini allo stadio poi non aiutano. Se negli altri stadi è ricorrente vedere il presidente con a fianco il direttore sportivo, nell’Inter la presenza di Branca è cosa rara, e i tempi in cui l’uomo mercato sedeva al fianco dell’allenatore sembra un lontanissimo ricordo. Ci si trova così con una politica societaria distante dalla realtà dello spogliatoio dove i “senatori” sembrano aver formato una seconda equipe, dove anche l’allenatore è a rischio se, con le sue scelte, va contro il volere del gruppo. I giovani faticano a trovare i loro spazi, i nuovi trovano difficoltà ad inserirsi e ora anche tra le vecchie guardie nascono i dissidi (come il vaffa tra Sneijder e Pazzini). Coutinho è già partito, così come Caldirola, Castaignos rischia di fare la fine di Arnautovic o peggio di quel Mattia Destro che tanto facilmente abbiamo inserito in ogni trattativa possibile e che ora è l’oggetto del desiderio della metà delle squadre del nostro campionato e Juan Jesus non è ancora stato convocato neppure per il torneo di Viareggio. La presenza di Moratti all’esordio della primavera alla “Champions” dei giovani è molto indicativa su quella che è la sua volontà di rinnovare la squadra partendo dai prodotti che si hanno già in casa, ma forse dovrebbe avere la forza di far sentire questo progetto anche nello spogliatoio, dovrebbe avere quel polso che manca in questo triste post triplete. L’infortunio di Samuel è sicuramente l’ennesima tegola di una stagione falcidiata da infortuni, ma che potrebbe essere l’occasione per vedere all’opera quel Juan Jesus su cui si sono investiti i risparmi messi a disposizione per il mercato. La speranza è che non gli si chieda di essere subito allo stesso livello di Samuel perchè ha la metà dei suoi anni, così come non si chiede a un giovane laureato in fisica di vincere entro 3 settimane il Nobel. La strada del futuro è ancora incerta ma questi colori hanno bisogno di fiducia. Questa squadra è a gattoni e dobbiamo pazientemente attendere che impari di nuovo a camminare con le sue gambe: perchè nessuno ha mai vinto una gara ad ostacoli indossando ancora il patello!