FOCUS- Il silenzio degli innocenti
“The Show must go on” sembra il ridondante concetto a cui tutti, sportivi e non, sembrano aggrapparsi dopo il sabato “terribile” nel quale ha perso la vita Pier Mario Morosini durante la gara tra Pescara e Livorno. E’ giusto premettere che ritornare a disquisire di qualunque argomento legato al mondo del calcio, in senso strettamente ludico, possa risultare complicato e a tratti anche inadeguato. La palla tornerà a rotolare in questo week-end, collocandosi al centro dell’attenzione mediatica come prima, o forse no, dipenderà molto dai temi che l’agenda setting riterrà maggiormente opportuni e soprattutto commerciabili. In un clima surreale come quello appena descritto dopo che l’amletico dubbio sospeso tra slittamento e recupero della giornata ha tristemente dato fiato alle polemiche tra i club, ecco che il costume italiano della memoria corta è riapparso nuovamente spogliandosi di quegli orpelli ipocriti che il “Belpaese” indossa con nonchalance ogniqualvolta il tasso di drammaticità di un evento sia considerato su livelli di guardia. Si è detto tanto e si è visto anche troppo, decisamente troppo. La morte fa notizia, specie se viene catturata dall’obiettivo, specie se può essere sbattuta ad ogni ora del giorno e della notte in faccia al malcapitato di turno. Ecco la sobrietà tutta italiana, in barba ad occhi e a orecchie, in barba alla promessa di silenzi,interrogarsi in un eterno “talk show” sulle cause, i perchè, i recuperi e gli slittamenti, “le vite degli altri”. CHOC- Non ci resta che piangere…senza se e senza ma, il tema è di quelli che non passano in cavalleria tanto presto, perchè magari ognuno di noi immagina come immortali quegli uomini abituati a tutto e sempre. Invece un giorno la vita si spezza e può succedere anche ad un calciatore nel fiore degli anni e della carriera, così all’improvviso, da un momento all’altro, senza un minimo avvertimento e perdipiù nell’esercizio di una passione tanto forte da essersi tramutata in professione. C’è poco da aggiungere adesso, le responsabilità e l’italica enciclopedia del “senno di poi” hanno già infarcito pagine e palinsesti questo sì secondo copione. RETORICA-Come spesso accade in determinate circostanze è difficile non cadere in atteggiamenti retorici. La vicenda di un ragazzo di 25 anni che lascia sul campo la vita ha destato notevole impressione ed immediatamente sono state cavalcate ipotesi di ogni genere, in primis riproponendo il doping come tema d’attualità, quando l’autopsia non è stata in grado di dare verdetti certi e bisognerà attendere almeno sessanta giorni prima di saperne di più. Troppa fretta. LA FAMIGLIA– Il quadro completo della notizia non poteva prescindere dalla famiglia del povero Moro. La sfortuna che si accanisce sulla sua vita, dettagli che prima d’ora non avrebbero fatto notizia, diventano contorno della tragedia, specie la sorte della sorella disabile desta l’interesse dell’opinione pubblica da sabato sera, quando chiunque ha avuto modo di conoscere il triste passato della famiglia di Pier Mario. Voci, indiscrezioni su chi, come e quando si preoccuperà del suo difficile futuro, quando la riservatezza al riguardo sarebbe stata oro colato. Niente di tutto ciò, c’era da aspettarselo. SILENZIO– L’unica parola degna di senso, l’unica in grado di esprimere davvero il profondo dolore di chi con questo dramma dovrà convivere per sempre, l’unica espressa nell’immagine di Javier Zanetti e Andrea Ranocchia presenti oggi per dare l’ultimo saluto nella camera ardente del giocatore del Livorno. Un gesto senza aggiungere aggettivi inutili, nel pieno rispetto degli innocenti. E del loro silenzio.