FOCUS – Il tempo di pensare
Quello che è successo stamattina a Brindisi è sotto gli occhi di tutti, se ne è già parlato tanto e se ne parlerà ancora. Per quale motivo allora su un sito come questo che non ha nulla a che fare con quanto accaduto stamane ha la necessità di dedicare un piccolo spazio a tutto ciò? Per invitarvi a fermarsi un attimo, sedersi e pensare. Sì, pensare, come suggerisce una delle più belle canzoni italiane degli ultimi anni scritta e cantata da Fabrizio Moro che recita ?Prima di dire e di giudicare prova a pensare??. Cosa può portare un uomo a compiere un gesto simile? Per quale motivo? Un ideale? Del denaro? Follia o altro ancora? Impossibile trovare una spiegazione in ciò che in fin dei conti un senso non ce l’ha, in un qualcosa che può sembrare così lontano da noi ma che si materializza poi in un soleggiato sabato mattina di maggio. Da Brindisi a Beslan, storie e situazioni diversissime tra di loro ma unite in una, drammatica cosa: la morte nel luogo dove si coltiva la società. Già, perché quanto accaduto oggi non è solo l’uccisione o il ferimento di alcuni ragazzi ma una coltellata al cuore della società, indipendentemente da chi sia il mandante o l’esecutore (non dimentichiamo infatti che è prematuro avanzare giudizi dal momento che sono tante le piste ancora aperte). Pensare vuol dire anche rispettare. Rispetto per la memoria, rispetto per le vittime e le famiglie e pertanto anche indignarsi nell’assistere all’ennesima corsa allo scoop e alla consueta iconografia dettate da ragioni puramente economiche e prive di ogni sorta di umanità. ?Restiamo umani? non sono le famose parole di una forte personalità scomparsa drammaticamente come Vittorio Arrigoni ma un invito sincero a un sentimento umano, al non perdere la dimensione delle cose. E di umanità se ne vede poca in giornalisti che in mattinata annunciano falsamente la morte di una seconda ragazza solamente per attirare attenzione su di sé e la propria redazione, così come se ne vede poca o per meglio dire nulla nelle testate che dedicano fotogallery di foto prese da Facebook di una minorenne uccisa al fine di aumentare il numero di clic. La spettacolarizzazione degli eventi da sempre contraddistingue il mondo dell’informazione e della condivisione ma tante, troppe persone hanno deciso di creare una neoiconografia postando su blog e facebook foto inopportune di chi sicuramente voleva vivere la propria vita. E la critica va anche a molti di voi che stanno leggendo questo articolo e che non hanno esitato a postare foto di Melissa sui propri social network, sono comportamenti come i vostri che fanno il gioco di chi per business calpesta la privacy e la dignità di una persona che non c’è più, per giunta minorenne. Pensateci. Sedersi e pensare vuol dire anche non dimenticare il lavoro di chi da anni combatte la malavita. Non è vero che in Italia non è stato fatto nulla, è stato fatto tanto e sebbene ci sia ancora da fare molto non è giusto dimenticare i risultati fin qui ottenuti. Ne va della memoria non solo di chi ha perso la vita a Capaci o in Via D?Amelio ma anche di chi ha combattuto e combatte ancora una lunga battaglia destinata a non morire mai. Ne va della memoria di chi ha avuto il coraggio di appendere ai propri negozi il cartello ?Io non pago il pizzo?, di chi ha rinunciato a una vita serena per provare a contrastare qualcosa di più grande di lui e di tutti coloro che si sono impegnati a risolvere il problema a proprio rischio e pericolo. Non dimenticateli e soprattutto parlatene, hanno bisogno delle vostre attenzioni per sopravvivere, è il silenzio il terreno su cui cresce fertile il male. E? difficile non cadere nello stucchevole e nella memoria quando si trattano certi temi e perciò ci fermiamo qui per lasciare posto ai nostri e ai vostri pensieri. Sì, perché è pur vero che la storia non cambierà ma in compenso una volta tanto potrebbero cambiare gli alunni.