FOCUS – Il valore di una lacrima
Al mondo del calcio si chiede passione, dal mondo del calcio si pretendono emozioni. Lo sport più bello del pianeta è perciò costantemente criticato da chi in esso non vede molto altro (e non a torto) che business, presunzione, atteggiamenti poco edificanti in generale. E allora quanto valgono quegli occhi lucidi di Ranieri al minuto novanta di una gara scevra di importanti obiettivi sportivi ma carica fino all’orlo di tensioni cumulate in settimane piene di bocconi amari ingeriti per giunta col sorriso contratto di chi nonostante tutto non ci sta a farsi soffocare da orde di detrattori? Ebbene quegli occhi, quella commozione valgono quanto tutta la passione che un tifoso, un amante del calcio come sport e come metafora della vita può portare dentro di sé. Davanti a quegli occhi crollano le statistiche, i gol fatti e quelli subiti, i punti guadagnati e quelli persi per strada: quegli occhi sono il riflesso di un cuore che batte e soffre, il cuore di un allenatore come il cuore di tutti i tifosi che in quel momento, in quell’istante si fondono, sono tutti lì, tutti colti dalla stessa sensazione di liberazione e amarezza, gioia e sofferenza.
Il buon vecchio Claudio Ranieri ieri sera sull’erbetta malandata del Bentegodi ha dimostrato di essere più umano e interista di molti che hanno forse frettolosamente dimenticato negli ultimi fulgidi anni cosa vuol dire essere tifosi della Beneamata, che hanno dimenticato cosa vuol dire soffrire, disperarsi, imprecare, incassare i peggiori sfottò e critiche e nonostante tutto essere ancora lì, in piedi davanti alla TV, allo stadio, alla panchina dell’Inter e attendere fino all’ultimo quel momento tanto atteso, quel momento che sa di rinascita in cui nel vedere il pallone rotolare nella porta avversaria ci si lascia andare all’emozione più pura, a una gioia primordiale e magari anche al pianto liberatorio.
Gli occhi lucidi di Ranieri sono gli occhi di ogni singolo tifoso interista per cui non fa differenza vedere gli uomini in maglia nerazzurra uscire vittoriosi da una sfida contro il Barcellona o da una contro il Chievo, sono l’immagine stampata sui volti dei milioni di tifosi che in centoquattro anni di storia hanno portato dentro di sé lo spirito dell’Inter e che quello spirito l’hanno rivisto sul volto e nelle lacrime di Ranieri come di Cambiasso qualche giorno fa, lacrime che non possono che fare onore alla storia di questo club.
E allora caro Mister Ranieri, comunque vada la sua avventura all’Inter e a prescindere dai giudizi di carattere prettamente tecnico relativi al suo lavoro, credo dovremmo un po’ tutti noi amanti del calcio e dell’Inter ringraziarla per averci donato un altro pezzo di storia nerazzurra sotto forma di emozione che terremo custodita gelosamente nel nostro album dei ricordi più cari, perché sono le immagini come quella che la ritraggono coinvolto mente e corpo nel sogno Inter fino ai suoi capelli canuti a dare un senso a questo sport, farci sentire una volta di più orgogliosi di tifare sempre e comunque questa squadra e di stimare chi come lei a questi colori ha dato e continua a dare tutto quello che ha, professionalmente ed emotivamente.
Da domani si tornerà a parlare di statistiche, gol fatti e gol subiti, moduli e obiettivi, ed è giusto e inevitabile che sia così: perché lo sport, qualsivoglia sport, può donare sfumature di poesia nel complesso però di un quadro fatto pur sempre di lavoro, risultati e obiettivi da centrare. Ma ancora per oggi godiamoci il miracolo di un?emozione cruda e pura, di un?emozione che esce incorrotta dal circo del calcio, godiamoci ancora una volta un?emozione da poco che noi nerazzurri abbiamo avuto il privilegio di assaporare. Come tifosi certo, ma soprattutto come uomini e come donne.