FOCUS – Illusione Giovanile
di Francesco Filippetto.
C’era un’Inter giovane che guidata da mister Stramaccioni, il 25 marzo 2012 vinceva la NextGen Series. Ecco i titolari di quella finale:
Di Gennaro; Pecorini, Kysela, Spendlhofer, Mbaye; Crisetig, Duncan, Romanò, Bessa; Longo, Livaja.
Tutti ragazzi del ‘92 o ‘93 che avevano impressionato imponendosi a livello europeo e nazionale. A distanza di quasi due anni, di quell’Inter, scorrendo i nomi, possiamo subito accorgerci che nessuno ha ancora sfondato. Alcuni di loro sono approdati in Serie A, comunque faticando a imporsi e conquistare titolarità. Altri meno fortunati navigano in Lega Pro e Serie B , assaggiando poco il campo e praticando molta panchina.
D?accordo non nascono Pogba ogni giorno, ma se quei ragazzi che rappresentavano il meglio dei talenti in Italia non sono ancora riusciti a esprimersi, mentre altri colleghi stranieri sono considerati già fenomeni, ci deve essere qualcosa che non funziona.
Crescere nel settore giovanile di una grande squadra vuol dire affiliare il giovane, credere in lui e accrescere nel ragazzo un senso di appartenenza al club. La sua voglia di emergere e diventare professionista dovrebbe indurlo a desiderare la prima squadra e onorare la maglia del cuore.
Purtroppo all’Inter non è così e non certo per colpa dei ragazzi. Troppi in questi anni ne abbiamo visti crescere, iniziare ad esprimersi in maniera importante e poi finire per essere merce di scambio. Mbaye avrebbe potuto essere solo l’ultimo caso di talento cresciuto nella Cantera nerazzurra utilizzato per arrivare a presunti campioni (e, comunque, non ci si è arrivati per pochissimo). Negli ultimi anni la situazione ha preso una piega incomprensibile e difficilmente spiegabile. La società ha venduto giocatori come: Destro, Caldirola, Donati, Coutinho, Livaja, Santon, Balotelli, Krhin per fare cassa e potere acquistare i vari: Schelotto, Forlan, Cassano, Pereira, Kuzmanovic, Belfodil, Silvestre (oltre a Milito e Thiago Motta). Non serve aggiungere altro, i nomi si commentano da soli.
Tanti i giovani bruciati in questi anni dal giovanissimo Pirlo, passando per Pasquale e finendo con Santon e Balotelli. Tanti capitali dispersi troppo in fretta utilizzati per acquistare campioni atti solo a riempire pagine di giornali, ma poi rivelatosi poco consistenti e incisivi nella storia nerazzurra.
Su questo deve riflettere Thohir. La vecchia Inter si è sempre riempita la bocca di discorsi sui giovani, dei trofei vinti dai settori giovanili, senza poi crederci però in concreto sperperando un capitale prima ancora che il suo vero valore fosse espresso. Nessun giovane lanciato in questi anni nemmeno con il progetto Stramaccioni, messo alla guida per far emergere e lanciare i suoi giovani campioni. Tanti invece i ragazzi delusi dal comportamento della società che li ha illusi e poi lasciati andare senza troppi pensieri. Potremmo parlare quindi di fallimento, che tuttavia può essere generalizzato al sistema calcio italiano dove i giovani vengono sacrificati sull’altare dei campioni stranieri.
Speriamo che la nuova gestione porti l’Inter a crescere sotto questo profilo, perché il settore giovanile deve essere visto come un patrimonio da difendere e crescere, non come una cassa da cui attingere per recuperare fondi da spendere.