FOCUS – Inizia il mercato della buonuscita, nella speranza di non rimanere a piedi
Dopo il terremoto scatenato con la frase diventata subito celeberrima, in tempo di crisi di risultati: “nel mercato estivo ci sarà la rifondazione”, Massimo Moratti ha fatto qualche passo indietro. Sarà per l’entusiasmo portato da Stramaccioni, capace di far rinascere alcuni giocatori dati per bolliti, oppure per la razionalità di un presidente dedito alla fedeltà data alla politica del Fair Play Finanziario, fatto è che la rifondazione tanto attesa si è trasformata in una dichiarazione più mitigata: “faremo qualche intervento a completare un gruppo che può ancora dare molto.”
Niente di diverso da quanto sentito negli ultimi anni se non fosse che anche noi tifosi abbiamo iniziato a masticare qualcosa di questo FPF, capendo che per fare acquisti servono delle entrate, che a loro volta devono essere importanti se si vogliono fare innesti altrettanto interessanti. Lasciando per una volta da parte il discorso del tesoretto ottenuto dalla cessione di Eto’o e dai premi ottenuti per le roboanti vittorie del Triplete, vorrei concentrarmi su un atteggiamento che sta prendendo corpo all’alba di questo mercato: la buonuscita.
Dopo aver sfruttato il proprio contatto per anni, rifiutando ogni possibile destinazione, Muntari ha deciso di accasarsi al Milan, il tutto senza che l’Inter ne avesse il minimo beneficio se non il risparmio dell’ingaggio per 6 mesi. Un simile discorso, anche se per lo meno in questo caso si tratta di un giocatore che ha tentato di onorare la maglia, riguarda Chivu. Si tratta per il rinnovo, le parti non si incontrano, l’agente consiglia un cambio d’aria per il suo assistito che però gradisce lo smog milanese. Una telenovela che tende a finire con un nulla di fatto e la partenza a titolo gratuito del difensore rumeno, con tanti ringraziamenti per quanto dato in questi anni, senza però cercare di far cassa con un’eventuale cessione.
Si tratterebbe di un “finto” rinnovo, un fatto per lo meno anomalo, che però ha dei precedenti e, nel caso dell’Inter, anche dei successori. Si tratta di Lucio, fresco di rinnovo ma, utilizzando un termine morattiano, “frastornato” e in cerca di nuovi stimoli ad alti livello. Un’ottima occasione per fare cassa e invece si tratta per una buonuscita. Un discorso simile è stato intavolato per una possibile partenza di Forlan. In entrambi i casi però le destinazioni più quotate sono squadre del campionato brasiliano, società con le quali trattare giocatori che militano tra le loro rose è sempre più complicato a causa dei cartellini spalmati su più persone, che però ottengono giocatori affermati come Lucio o Forlan solo schioccando le dita e facendo leva sugli occhioni dolci dei giocatori coi loro presidenti.
Una situazione al quanto strana, quanto quella di non cercare di ottenere un tesoretto da questi giocatori per fare il mercato, cercandolo invece dalle cessioni di gente come Maicon e Sneijder che ancora potrebbero dare molto all’Inter. Ma c’è un dettaglio che aumenta il rammarico di queste operazioni: in società questo è visto come molto vantaggioso perchè permette di risparmiare sugli ingaggi. Un quadro piuttosto distorto della politica degli affari, che spinge a riferirsi ad una allegra storiella:
“C’era una volta un distinto signore che riuscì a sfruttare un’ottima offerta e a comprare molti accessori che resero la sua auto un’autentica macchina da corsa assetata di vittorie. Dopo aver raggiunto l’assetto perfetto, fu la prima auto della sua categoria a vincere i tre gran premi europei, due in patria e uno continentale, eguagliando così la leggenda spagnola. Dopo qualche anno gli accessori che avevano reso la sua macchina la prima della classe, furono tecnologicamente superati, ma molte case automobilistiche di livello inferiore guardavano ancora con occhi luccicanti quegli alettoni sgargianti, la mascherina che fendeva l’aria e le sospensioni che in quegli anni avevano sorretto ogni sbandata. Essendo piccole però non avevano i fondi per permettersi quei pezzi che però iniziavano a sentirsi vecchi su quell’auto che non otteneva più i risultati di un tempo e speravano di finire la loro utilità in serie minori, dove il loro rombo avrebbe potuto far rivivere il lustrini della vittoria. Il proprietario li lasciava così andare, felice di aver risparmiato sui costi di manutenzione del suo bolide, inconsapevole che però stava lentamente tornando ad essere una comoda ma lenta utilitaria. L’importante è andare avanti e stare uniti, ripeteva sempre, mentre gli avversari che un tempo mangiavano la sua polvere lo superavano inesorabilmente, fino a quando anche la benzina che aveva sorretto quel bolide fino a quel momento finì, facendo riscoprire all’ormai anziano proprietario la bellezza di una passeggiata in un bosco, con gli amici di sempre, con le immagini delle vittorie impresse nella memoria, ma vive solo nei ricordi, lontane nel presente quanto lo erano gli avversari nel passato.“
Il mercato è solo alle porte e il nostro bolide può ancora avere dei pezzi nuovi che lo facciano tornare a rombare più forte che mai, la speranza è che non si finisca a passeggiare in un parco, con le panchine già occupate da tutti gli allenatori cacciati perchè incapaci di vincere con questo organico che può ancora dare molto.