FOCUS – Jonathan e Alvarez: analisi di una resurrezione
Tifosi e media sono stupiti dalle prime prestazioni , decisamente positive, di Jonathan e Ricky Alvarez alla corte di mister Mazzarri. In effetti così pimpanti, propositivi ed efficaci non li avevamo mai visti e qualcosa deve essere successo per far arrivare improvvisamente questi risultati.
Premesso che poche partite non vanno a redimere annate buie e difficili che i due hanno incontrato nella loro avventura nerazzurra, le attuali prestazioni infondono speranza che i milioni spesi per l’acquisto di questi giocatori siano stati quindi investiti e non sperperati.
Ma qual è il segreto del successo attuale che tanto ha meravigliato tutti? I meriti in primis vanno dati a Mazzarri che attraverso il modulo ha permesso ad entrambi di esprimersi al meglio o forse gli ha permesso di togliersi dall’impiccio di alcuni compiti tattici non adatti a loro.
Jonathan era arrivato all’Inter come erede di Maicon, dipinto come il solito terzino brasiliano di spinta e qualità, viveva quindi con il fardello di questa eredità pesante. Impiegato come esterno difensivo però il brasiliano ha evidenziato alcune lacune, soprattutto tattiche, come le diagonali. Spostato quindi a fare l’esterno in mezzo al campo si è trovato nella difficoltà di dover saltare l’uomo con un dribbling per arrivare al cross, ma i driblaggi non certo una delle sue migliori caratteristiche.
Mazzarri ne ha capito i limiti e ha capito che nel suo 3-5-2 il ragazzo poteva dire la sua nel centrocampo a cinque. Impiegato quindi da esterno, nella fase difensiva il ragazzo è tranquillo, con una difesa a tre le diagonali in mezzo all’area per le incursioni dei centrocampisti sono solo un lontano ricordo. Probabilmente anche la preziosa presenza di Campagnaro alle spalle fornisce sicurezza al giocatore ex Santos. Per quanto riguarda la fase offensiva si trova invece nella condizione ideale di non dover correre con il pallone, ma piuttosto di sovrapporsi per arrivare al cross o tirare. Insomma il tecnico gli chiede il minimo indispensabile e lui sembra molto sollevato dal nuovo ruolo, soprattutto mentalmente.
Anche per quanto riguarda Alvarez, il tecnico toscano ha usato lo stesso sistema. Se Stramaccioni relegava l’argentino a giocare largo a destra nella speranza che potesse smarcarsi e tirare o creare superiorità numerica, Mazzarri ne ha capito i limiti cercando di nasconderli. Ricky usa solo il sinistro e ha un dribbling farraginoso, non certo funambolico alla Messi. Meglio quindi arretrarlo un po’, posizionarlo dietro una punta con libertà di spaziare, senza darlo in pasto a un marcatore; per contro l’argentino su indicazioni del mister si impegna a coprire in una fase difensiva che sfrutta, in mezzo al campo, la sua fisicità.
A queste variazioni tattiche i ragazzi hanno aggiunto la voglia di rivincita, il voler dimostrare di non essere di passaggio e nemmeno di non meritare di stare a Milano. Ecco spiegata quindi la resurrezione di due incognite, incomprese quindi da tecnici e pubblico negli anni precedenti. Merito quindi di Mazzarri se ora il recupero di questi ragazzi è possibile: nel frattempo i tifosi si augurano che questo sia un segnale di buon auspicio per la stagione appena iniziata, nella speranza che il meglio debba ancora venire.