FOCUS – L’orologio difettoso
Focus Kovacic Orologio ed Inter sono due sostantivi destinati a camminare mano nella mano praticamente da sempre, praticamente dal primo respiro. L’Inter nasce infatti il 9 Marzo del 1908 proprio nel ristorante L’Orologio, punto di ritrovo di intellettuali ed artisti del tempo, quasi a voler implicitamente contraddistinguere l’eterna ricerca di meccanismi perfetti che solo lo strumento da polso o taschino possiede, e il continuo lottare contro l’inesorabile e continuo scorrere del tempo che, teoria della relatività a parte, ha un importante peso specifico anche all’interno dello sport più bello del mondo. Nel calcio giocato il reparto che più somiglia all’orologio è sicuramente il centrocampo, la famosa zona nevralgica: fulcro del gioco e strumento capace di alterare totalmente l’andamento di un match. Il centrocampo a tre nerazzurro ben si sposa col concetto di orologio, poggiandosi su un trio di elementi che metaforicamente potremmo collegare alle lancette dello strumento che in questo caso circonda il polso del Walter Mazzarri.
LA LANCETTA DEI SECONDI – GARY MEDEL :La più sottile, quella che corre più veloce, senza mai fermarsi. Se il suo moto non è continuo le altre lancette ne risentono, fino a smettere di scandire le nostre giornate. Quella che per Ligabue è una vita da mediano, quella di Gary Medel, nel nostro ragionamento, è una vita da lancetta dei secondi. Chi si ferma è perduto, in nome dell’equilibrio tanto decantato da Mazzarri e di quella compattezza tra i reparti che a volte pare totalmente latitare nello scacchiere del tecnico toscano. Medel, reduce da un Mondiale da gladiatore tra le fila dell’arcigno e compatto Cile di Sampaoli, arriva in Italia dopo la retrocessione del Cardiff ed un’intelligente operazione di mercato architettata a meraviglia da Piero Ausilio sulla base di un pagamento rateizzato. Medel è da subito considerato un elemento prezioso, forte di una duttilità che gli permette anche di scalare al centro della difesa trasformando l’eventuale reparto a 4 in un trio di centrali. A dire la verita però, il cileno ex Siviglia e Boca è stato praticamente sempre impiegato come classico mediano di rottura, fungendo da frangiflutti in nome di un gioco totalmente influenzato dalle qualità dei più tecnici colleghi di reparto e sulle galoppate degli esterni. I problemi del Pitbull nascono, e non per sue colpe, in fase di impostazione, dove il giocatore, per naturali attitudini non riesce a dettare i tempi di gioco nel momento in cui riconquista tanti preziosi palloni. Basta quindi servire Hernanes o Kovacic, delegando loro la fase d’impostazione? Purtroppo per noi, non è così semplice, e nei prossimi due passaggi vi spieghiamo il perché.
LA LANCETTA DEI MINUTI – HERNANES : La lancetta dei minuti invece quella che, pur correndo meno di quella dei secondi, è più vincolata al movimento di quella principale, quella delle ore. Minuti ed ore vivono in simbiosi: cosa è un’ora se non un percorso frutto dei tanti ” tic tac” della lancetta intermedia? Hernanes quindi, il nostro uomo dei minuti al polso di Mazzarri, si trova spesso ad essere fondamentale per l’andamento della gara pur non essendone il meccanismo chiave. Dalle prestazioni dell’88 brasiliano dipendono spesso gli epiloghi delle battaglie nerazzurre, stravolte dalle fiammate del Profeta o anestetizzate da prestazioni opache. Probabilmente il vero problema di Hernanes sta nella collocazione tattica, matassa da sbrogliare sin dai tempi della Lazio: neppure lui, tornando al discorso fatto su Medel, può essere considerato un vero metronomo, e di conseguenza, giocando oltretutto troppo distante dal punto d’inizio dell’azione, non può dare il La all’orchestra nera e blu. Allo stesso tempo, è impossibile definirlo sia un mediano che un trequartista, anche se va sottolineato quanto importante sia per Herna giocare vicino alla porta avversaria per sfruttare al meglio le abilità in fase di conclusione. Spetterà quindi a Mazzarri trovare la naturale collocazione al brasiliano, che risulta tanto difficile da domare quanto letale se messo in condizione di far male.
LA LANCETTA DELLE ORE – MATEO KOVACIC: La lancetta principe, semplicemente fine ultimo e motore di un macchinario perfetto, senza il quale tutto il resto sarebbe un ingranaggio basato sul nulla. Il croato è il centro dell’Inter, deve e può esserne il cuore pulsante. Vero, impossibile sarebbe lavorare senza il moto continuo di Medel e senza l’appoggio tecnico di Hernanes, ma il peso specifico di Kovacic è altra cosa. Mateo pesa e lo si riconosce al tatto: è piombo su stoffa, è cashmere pregiatissimo. Il talento croato, del quale ogni tanto si scorda l’anno di nascita, presenta caratteriche ed un tocco palla da innamoramento istantaneo, da colpo di fulmine calcistico. Diversissimo da Medel, il giorno e la notte, diverso da Hernenes ma non troppo. I due, pur non avendo le medesime caratteristiche paiono a volte patire una convivenza tale a tratti da risultare forzata. Limiti di Mateo? Probabilmente la costanza non è ancora da grande giocatore, ma ci si può lavorare. E’ quindi il croato il compositore che cerchiamo di individuare da inizio focus? No. Kovacic, nonostante l’intrinseca capacità nel vedere i compagni ovunque essi siano, non è un regista. Una volta ricevuta palla, riesce sempre a creare superiorità saltando l’uomo, riesce a servire i riferimenti offensivi e, novità degli ultimi mesi, prova a calciare in porta. Ma ripetiamo, non è un regista, per buona pace di chi lo definisce tale.
L’OROLOGIAIO – PIERO AUSILIO: Il testimone passa quindi all’orologiaio, maestro nel recuperare marchingegni difettosi o non correttamente funzionanti. Nel nostro caso si parla di un orologio bello, bellissimo. Di quelli da custodire nel primo cassetto e da indossare con vanto solo nelle grandi occasioni, ma al quale va sostituito il pezzo difettoso renderlo perfetto. Ausilio di idee ne ha, e continuerà ad averne nonostante il modesto budget a disposizione. L’augurio quindi è che l’orologiaio Piero, dopo essersi disfatto dei pezzi superficiali o non adatti ad un macchinario tanto prezioso individui gli elementi mancanti: magari un regista capace di dettare i tempi e perché no, un centrocampista a tutto campo, capace quindi di giocare “box to box”, di buttarsi negli spazi e vedere la porta, per intenderci qualcuno che ricordi anche lontanamente Ramsey. Non sara facile caro orologiaio, ma siamo nelle tue mani: questo orologio ha bisogno di una sistemata.
di Giuseppe Chiaramonte