FOCUS – In smoking bianco: il calcio con gli occhi di Kovacic
Lo smoking non è un capo d’abbigliamento come gli altri: riesce sempre ad attirare su di sè quel carico di solennità ed ammirazione, quasi una tendenza morbosa ad inchinarsi dinanzi ad un’eleganza folgorante, d’impatto diretto. Nel mondo delle vite basse e dei risvolti alla caviglia il peso dello smoking assume rilevanza ancor maggiore: luce su seta, oasi nel deserto, gioiello da custodire. Nell’armadio di Roberto Mancini, tra le tante vite basse della rosa nerazzurra spicca senza dubbio un must d’eleganza croata, abito da grandi occasioni da indossare con sicurezza e portamento, ma che per forza di cose va custodito in maniera differente dal resto del guardaroba. Questione di manutenzione: tutti i prodotti migliori, dalle auto ai grandi capi, richiedono quella cura costante che alla fine viene sempre fatta col sorriso del possessore che ben sà quanto sia necessaria per valorizzarli al meglio.
Il prezioso smoking Kovacic entra nell’armadio nerazzurro senza fare troppo rumore: in pochi lo conoscevano, eppure era già nel novero dei migliori baby talenti europei da un pezzo. Su esplicita richiesta di Stramaccioni l’Inter porta a casa questo giovanotto giunto a Milano con uno spolverino blu, un trolley e la faccia sorpresa ed entusiasta di chi sbarca per la prima volta in un mondo nuovo. Sono passati quasi due anni e tra giocate da standing ovation e qualche panchina di troppo il futuro di Mateo soprattutto dal punto di vista tattico è ancora abbastanza enigmatico. Mezzala, regista, trequartista, addirittura esterno d’attacco: probabilmente il destino di chi è talmente dotato tecnicamente da dover mettere a disposizione le proprie doti dove più serve, o forse di chi una vera identità tattica ancora non ce l’ha.
Fondamentalmente la base da cui partire per analizzare il Kovacic-pensiero si collega alla seconda parte del nostro titolo, ovvero gli occhi con cui Mateo guarda il calcio: il croato vanta un’invidiabile velocità di pensiero, la testa sempre alta e grandi capacita di dribbling che ben sposano il concetto di “calcio verticale” stimato ed apprezzato da addetti ai lavori e semplici sostenitori. Tutto così semplice? Per niente: al ragazzo sembrano mancare ancora delle basi soprattutto caratteriali che possano consacrarne la definitiva esplosione e la costanza di rendimento necessaria per imporsi nel gotha del grande calcio. Eppure sotto la gestione Mazzarri il carattere del ragazzo ha avuto una decisa evoluzione: rispetto alla spassata stagione Mateo è parso molto più propositivo in fase offensiva, non disdegnando anche la conclusione a rete, così come dimostrano le reti messe a segno contro Stjarnan ( QUI il video ) e Sassuolo ( rivedilo QUI ). Per Mazzarri Kovacic era un giocatore offensivo, che poteva dare il meglio di sè dietro le due punte, da vero numero 10, ruolo che ha a tratti esaltato ed a tratti limitato le prestazioni del giocatore, o totalmente immerso nel gioco tra le linee o corpo completamente estraneo all’interno dei meccanismi di squadra. Il croato non è del tutto nuovo a questo ruolo: nel tecnico 4-2-3-1 della nazionale croata allenata da Kovac ricopriva spesso il ruolo di trequartista centrale nei tre piazzati dietro il gigante Mandzukic, lasciando il bandolo dell’impostazione ai due centrocampisti Rakitic e Modric schierati davanti alla difesa. Il Kovacic del mondiale non ha però brillato, dimostrando senza troppe storie come quel ruolo non fosse cucito su misura sulle sue capacità.
Passiamo adesso all’attulità, al Kovacic secondo Mancini, nuovo tecnico nerazzurro artefice di un totale restyling tattico che ha portato ormai in pianta stabile al nuovo 4-3-3, marchio di fabbrica utilizzato assieme al 4-2-3-1 durante le esperienze estere. Il primo Kovacic manciniano ha agito da esterno, ruolo che secondo il tecnico avrebbe potuto interpretare in virtù di una trasformazione tattica sulla falsariga di quanto accaduto con lo spagnolo Silva in quel di Manchester. Secondo l’allenatore jesino che ha schierato il giocatore largo già nel derby d’esordio, la grande tecnica del giocatore riuscirebbe ad emergere anche in quella zona di campo se accompagnata dai giusti movimenti. In realtà però quella di Kovacic esterno appare, come pure emerso negli incontri successivi, una soluzione più temporanea che definitiva, in vista magari di uno sforzo della dirigenza in sede di calciomercato. Mateo potrebbe quindi così tornare a centrocampo, da mezzala sinistra del 4-3-3, ruolo dove ha meglio reso nel corso della sua travagliata ed intensa avventura italiana. Sicuramente ci sarà da lavorare tanto, in vista di un’evoluzione più collettiva che individuale: la crescita del gruppo aiuterà infatti il giocatore nel credere nei propri mezzi e nel dare il meglio di sè in uno schieramento che supporta i suoi lampi di genio.
Tornando alla metafora iniziale dello smoking possiamo dire che seppur da sfoggiare con vanto, il capolavoro da atelier croato non ha ancora trovato la serata adatta per essere indossato: non demordete, con cura e qualche tocco di adeguata sartoria può diventare tra i migliori abiti in circolazione, di quelli capaci di far morire d’invidia l’intero panorama mondiale, tanto da spingere qualche accanito collezionista a spese folli pur di possederlo…