FOCUS – La fenice Nerazzurra
La fenice, spesso nota anche con l’epiteto di Araba fenice, era un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Dopo la gara contro il Bologna i media, i tifosi e anche qualche ex giocatore, vedono l’armata nerazzurra morta e sepolta come se fossimo già a maggio. Il declino cominciò quando questo splendido squadrone entrò nella leggenda sotto la guida del divin Mourinho, il quale nel momento del suo massimo splendore decise di abbandonare le redini della fenice nerazzurra e farla bruciare. Passati due anni l’amato Josè ammette di averla lasciata perchè troppo spremuta e incapace di vincere ancora. Tornando alla dura realtà, oggi siamo cenere, dopo esser entrati nella storia del calcio mondiale si pensava che il progetto inter avrebbe potuto vincere ancora e invece da parte della società il post-mou è stato un inferno. Quattro allenatori con quattro differenti progetti in un anno e mezzo. Benitez con la sua voglia di far dimenticare Mourinho, i suoi metodi e il suo modo di giocare, cacciato perchè chiedeva giocatori ai piani alti e dai tifosi insultato dal primo giorno con nomignoli poco gratificanti. Per la cronaca ci fece vincere due titoli, supercoppa italiana e coppa del mondo. Leonardo chiamato per salvare la stagione che sembrava, come oggi, disastrosa e per poco non ci riuscì, centrò il secondo posto sfiorando il sorpasso e vinse un titolo, la coppa Italia. Sembrava che avessimo trovato una figura perfetta per media e giocatori ma a pochi giorni dal ritiro estivo lascia il progetto Inter per accasarsi come dirigente al PSG e molti tifosi esultarono visto il suo passato rossonero. Moratti e i suoi fedeli consiglieri scelgono Gasperini e il suo 3-4-3, lasciandogli però la stessa squadra dell’anno precedente. Se scegli un allenatore che pratica un modo di giocare diverso devi metterlo in condizione di portare avanti il suo credo. Ma a quanto pare i giocatori non volevano attuare la rivoluzione che aveva in mente il Gasp e lo portarono all’esonero. Siamo finalmente al presente e sotto la guida di Ranieri sembrava che i tasselli fossero tutti al loro posto, dalla zona retrocessione siamo arrivati primi nel girone di Champions e a ridosso delle concorrenti in vetta alla classifica vincendo un derby e inanellando sette vittorie consecutive. Fino al crollo con Lecce, Palermo, Novara e Bologna. Se avessimo vinto queste partite sulla carta scontate saremmo a ridosso di Juve e Milan e invece ci troviamo a 6 punti dal terzo posto utile per un piazzamento in Champions, sorpassati anche da Roma e Napoli. Ora siamo alla vigilia dell’ottavo di finale di Champions League, in terra francese ci tocca l’ OM e il suo caldissimo stadio. Questa può essere l’occasione per la fenice nerazzurra di risorgere dalle sue ceneri e tornare a volare. Gli obbiettivi sono ancora raggiungibili, l’importante è essere uniti e remare tutti nella stessa direzione, come fatto fino a un mese fa. A fine stagione faremo i conti e si spera che ci sia un progetto nuovo, serio e basato sui giovani.