FOCUS – La minaccia e la montagna
L’ultimo approfondimento redatto dal sottoscritto si era chiuso prospettando in maniera un po’ velata uno scenario che, manco a volerlo, è divenuto realtà dopo meno di dieci giorni. Moratti, si sa, è sempre stato un uomo di pancia, e le sue decisioni più drastiche non sono mai state il frutto di una meditazione lunga, estenuante, soffertissima. Questa volta, forse, è andata diversamente, con un esonero in potenza di cui si vociferava da tempo, quasi un mese, ma che stentava a tramutarsi in atto per diversi motivi: innanzitutto la divisione delle responsabilità del fallimento (non solo dell’allenatore, ma anche di alcuni giocatori e della dirigenza), gli errori di coerenza nella fase iniziale della programmazione e, non ultimo, la bontà di un uomo, sor Claudio, su cui tutto possiamo dire, tranne che non abbia voluto bene all’universo Inter, nonostante un passato dai colori sempre opposti al nero e all’azzurro.
MINACCIA FANTASMA – Ma anche stavolta, a prescindere dal fatto che l’esonero possa essere stato cogitato a lungo o in una notte, il Presidente una scelta autoritaria, forte, l’ha voluta fare: avrebbe infatti potuto benissimo firmare un assegno da milioni di euro per accaparrarsi qualche nome blasonato, da Andrè Villas-Boas a Capello (non vuol dire che poi a giugno non lo farà), ma non sarebbe stato un allarme vero e proprio. La scelta di Stramaccioni rientra nel novero di quelle minacce all’ambiente nella sua totalità. Quasi come a voler dire: “Attenzione amici, da un tecnico di un certo spessore si è passati a una matricola, e lo stesso potrebbe essere anche per tutti voialtri”. Il rischio è che quella che porta il nome del nuovo mister romano risulti essere alla fine una triste minaccia fantasma, per citare Star Wars. Già, perché il futuro di Stramaccioni all’Inter non è assolutamente già scritto, anzi, è molto più incerto di quanto molti sportivi non pensino: un presidente come Moratti è sempre stato abituato a non rischiare, e lo dimostrano gli oltre 500 milioni di euro spesi nei primi 15 anni della sua gestione. “Andiamo sul sicuro, compriamo i migliori, prendiamo gli allenatori più forti, facciamo in modo che se le cose non dovessero andar bene, sarà solo per colpa loro“, ha sempre dato l’impressione di voler dire il presidente.
IN PRINCIPIO FU GASP – A un certo punto però le cose cambiano, per istinto o per necessità. Per capire la pericolosità di un rischio a volte bisogna correrlo e Moratti ci aveva provato con Gasperini, a luglio, ma il passo era stato troppo più lungo della gamba: nuovo modulo, nuova preparazione, giocatori scontenti, risultati pessimi sul campo, insomma un abisso rispetto al fine palato di vittorie del tifoso interista. Ma fu la scelta di affidare la squadra a un allenatore così estremo nella sua filosofia calcistica ad essere sbagliata in partenza, per uno che non aveva mai scelto il rischio. Forse sarebbe convenuto andarci cauti. Chi di voi, se si trovasse per la prima volta di fronte a un mare in tempesta avrebbe il coraggio non solo di fare un bagno, ma di dire anche che si è provato un senso di piacere? Moratti è uscito dall’acqua distrutto, senza forze, senza speranza per la fatidica “prossima volta”. Uno shock.
RITORNO AL PASSATO – Chiunque esca da queste acque, necessita di gettarsi al suolo per ritrovare stabilità, di rivedere le persone più care, di essere abbracciare da quelle che danno sicurezza. Anche Moratti ha avuto bisogno di ritrovare le sue certezze, il tepore della sua normalità. Ed ecco una scelta in linea con tutto il passato: Claudio Ranieri. L’errore però a volte sta nel volersi insabbiare troppo presto dopo essere usciti dall’acqua, senza la lucidità di pensare a una futura mareggiata. E quando non si è sufficientemente lontani dalla riva e le onde del mare si tramutano in alta marea, si viene travolti: così dopo una prima calma, il mare ha trascinato con sé anche l’ex tecnico di Roma e Juve.
STRA…MONTAGNA – La mareggiata ha portato via tutto, sabbia, ombrelloni, lidi, lettini, tutto, in pratica non c’è più spiaggia. Qualcuno afferma che l’essere umano è spinto ad agire, in fondo, solo ed esclusivamente per necessità, anche inconscia. Bene, se non c’è più spiaggia, bisogna proprio cambiare posto, abbandonare il mare incostante, tanto piatto al mattino quanto burrascoso il pomeriggio, e trasferirsi in montagna, a vedere com’è, a capire se è bella e soprattutto se può tradire quanto il mare. Perché in fondo l’uomo di questo ha bisogno, di non essere mai tradito. La montagna nuova, da scalare, ovviamente tutta in salita porta il nome di quella che avevamo definito “la minaccia fantasma”, ovvero Andrea Stramaccioni. Una minaccia e una montagna, quanto di più difficile si possa trovare davanti a sé; qualcosa di ignoto, un sentiero ripido, impervio, ma sicuramente tutto diverso dal mare: c’è più soddisfazione nell’arrivare in cima a una montagna o a farsi una nuotata? Lo scopriremo solo vivendo…