FOCUS – La (pericolosa) nostalgia di chi non vede futuro
Gli anni d?oro di una carriera, di un amore, di una vita, sono quelli che dolcemente si posano in quegli angoli della nostra mente e del nostro cuore che quando di volta in volta andremo a riscoprire alzeranno un lieve pulviscolo di sensazioni che oscillano tra la malinconia e il piacere e che chiamiamo comunemente col nome di nostalgia. Il calcio certo non si sottrae a questo meccanismo emozionale, se non altro per il semplice fatto che per gli aficionados lo sport più bello del mondo è parte integrante e irrinunciabile della propria stessa vita.
Dovesse dunque un qualunque tifoso nerazzurro indicare uno di quei periodi che si ricordano con particolare nostalgia, e senza finire a stagioni certo memorabili ma molto lontane nel tempo, indubbiamente sceglierebbe gli anni magici dell’era Mancini prima, Mourinho poi. Impossibile non emozionarsi allo scorrere anche solo immaginario delle foto di quegli anni di trionfi e successi ottenuti in giro per il mondo, degna ricompensa a una più che decennale carestia di risultati e annessa sofferenza sportiva.
Ci sono però quelli che non riescono ad accettare il fatto che il passato è passato, che le cose cambiano e che di ricordi, per quanto ancora pregni di sensazioni positive, non si vive e che di fronte ai problemi di un presente ancora tutto da scrivere saranno tentati sistematicamente di resuscitare chi o cosa nel passato sembrava avesse il potere di far girare tutto per il verso giusto.
Ecco quindi che, tornando a parlare di Inter, l’inizio di stagione tutt?altro che promettente ha scatenato nelle menti di buona parte della tifoseria nerazzurra una frenetica opera di scavo nel recente passato nerazzurro dettata dal desiderio di rivedere portati alla luce e traslati nel presente vecchi nomi e vecchi successi. Non c’è dunque da stupirsi se in tanti hanno evocato negli ultimi tre mesi circa i vari Mourinho, Mancini, Eto?o, e perché no qualcuno anche Balotelli. Campioni ognuno nel proprio ruolo che hanno fatto la storia recente della Beneamata ma che ora di storie ne stanno scrivendo altre e lontano da Milano.
Ma se nei momenti più bui è assolutamente comprensibile e legittimo aggrapparsi ai ricordi felici può risultare altrettanto controproducente illudersi che ciò che è stato possa tornare ad essere ciò che è. In questo modo il rischio è quello di perdere di vista la realtà e vivere in un mondo fantastico in cui si intrecciano ricordi, fantasie, speranze e freddi dati di fatto.
Oggi società nerazzurra e tifosi sono chiamati una volta per tutte a tracciare una lucida linea di confine tra recente passato e incerto presente, così da potersi finalmente concentrare con fermezza sul futuro. I problemi dell’Inter non li risolverebbe il fantomatico ritorno di Eto?o da scartare come allegro dono dalla Russia sotto l’albero di Natale. Né l’Inter può permettersi di porsi in stand-by nell’attesa della seconda venuta del profeta Mourinho. L’Inter necessita di ripartire e costruire ancora una volta una storia che sia tutta sua, che non viva nell’ombra della speranza di una improbabile rimpatriata di chi l’ha resa grande nelle ultime stagioni. L’Inter deve tornare a guardare avanti, al suo futuro, ai suoi giovani (quelli che si allenano alla Pinetina, non quelli sbarcati oltremanica). Di indicazioni positive in tal senso ne stiamo iniziando ad avere dai vari Alvarez, Coutinho, Ranocchia e la programmazione di un progetto coerente e serio sotto la guida di un tecnico esperto come Ranieri inizia a dare i suoi frutti.
Certo, pensare allo splendido recente passato risulta decisamente più gradevole che stare a guardare la classifica di oggi. Ma se oltre a una gloriosa retrospettiva l’Inter e i suoi tifosi vogliono avere anche un promettente futuro allora i ricordi sarebbe bene non trasformarli in ossessioni e piuttosto riporli con cura in quell’angolo del nostro cuore dal quale ogni tanto emaneranno il loro profumo di dolce nostalgia. Con leggerezza. Senza coprire l’essenza dell’aria fresca portata da chi con la propria voglia e i propri sogni spera di scrivere altre pagine di una storia lunga, spesso trionfale, certamente indimenticabile ma pur sempre in continuo divenire.