FOCUS – La rivoluzione silenziosa
Non un rivoluzionario, non un reazionario. Verrebbe da definirlo più un riformista mister Stramaccioni. Lui che è arrivato nel pieno di una bufera che sembrava dovesse spazzar via gran parte di quell’Inter vista negli ultimi anni è riuscito con pochi ma decisivi tocchi a risollevare le sorti di una squadra a detta dei più già inesorabilmente destinata alla totale o quasi rottamazione.
Fino a qualche settimana fa, in piena gestione Ranieri, si paventava già un ?48 nerazzurro a fine anno calcistico, con giocatori, allenatori, dirigenti e forse financo magazzinieri messi in discussione e destinati a far posto a facce nuove nelle foto di rito di inizio stagione 2012/2013. Il vento del cambiamento più radicale sembrava non dovesse risparmiare nessuno degli artefici di un mezzo disastro sportivo cominciato l’estate scorsa e destinato a finire con tanto di dolorosa agonia dieci mesi dopo. Ma dalle ceneri dell’ennesima disfatta, dell’ennesima speranza crollata sotto i colpi del nemico più acerrimo è arrivato lui, quel ragazzotto dalla faccia pulita e dal sorriso stampato sui lineamenti del volto, una sorta di ossimoro rispetto alla depressione che aveva fino a quel momento pervaso gli animi nerazzurri. Con l’incoscienza della prima volta e la carica emotiva di chi si ritrova all’improvviso di fronte all’occasione della vita Stramaccioni è riuscito a coinvolgere nella sua personalissima impresa anche gli uomini al suo seguito, rendendo il proprio obiettivo, la propria ambizione, l’obiettivo e l’ambizione di tutto il gruppo.
Non bisogna però fare l’errore di considerare il tecnico romano una specie di leader carismatico e basta: il ragazzo ha saputo fondere perfettamente il connubio mentalità vincente-capacità tecniche, e se la sua voglia di giocarsi al meglio le proprie carte in una mano tanto complicata quanto entusiasmante è servita a risvegliare gli animi intorpiditi dei suoi guerrieri, è stata anche e soprattutto la sua bravura nel mestiere di allenatore che gli è valsa la riconferma anche per il prossimo anno. Una visione di gioco moderna e offensiva, e forse a tratti anche spettacolare ha contraddistinto la sua Inter rispetto a quella vista tanto per fare un esempio con Ranieri. Cambi tattici che hanno portato tanti punti, tanti gol e di nuovo tanta voglia di dare il massimo sul campo da parte dei giocatori. E? vero, di lavoro da fare Stramaccioni ne avrà tanto durante l’estate, soprattutto per migliorare diversi aspetti della fase difensiva, apparsa spesso lacunosa, anche se altrettanto spesso danneggiata da svarioni di singoli.
E poi c’è stata la ?campagna acquisti? di Stramaccioni: a stagione quasi finita il giovane tecnico è riuscito a valorizzare quando non addirittura resuscitare gente che sembrava destinata all’ospizio o a qualche campionato minore. Così tra i senatori tanto per fare un paio di esempi Cambiasso è tornato su livelli accettabili e Maicon ha finalmente rispedito in Brasile il suo fratello scarso, mentre tra i più giovani hanno fatto passi da gigante gente come Poli e Obi, diventati praticamente titolari. Bella anche la mossa di piazzare Sneijder a ridosso della punta dell’albero di Natale, dove l’olandese ha ampiamente dimostrato di poter fare malissimo anche in fase realizzativa. E poi ancora i recuperi (seppur parziali) di gente come Zarate e Alvarez, l’inserimento felicissimo in squadra di Guarin, la fiducia riposta nella grinta senza fine di Nagatomo. Insomma il giovane Strama è riuscito in quello che sembrava ormai impossibile: ha risollevato le sorti di un?intera squadra che dal dover essere cestinata in blocco oggi probabilmente torna ad aver bisogno solo dei canonici tre o quattro acquisti durante il mercato estivo, che in ogni caso certamente andranno fatti e dovranno essere oculati e di alto profilo, per evitare di gonfiare la rosa con gente che il salto di qualità all’Inter rischia di farlo fare all’indietro. Al resto dovrebbe pensarci mister Stramaccioni, il ragazzo venuto dal nulla che senza la spavalda ingenuità di un rivoluzionario o l’ottusità poco lungimirante di un reazionario conservatore ha saputo rimettere in piedi o quasi quel che restava di un impero che fino a qualche tempo fa dominava il mondo.