FOCUS – L’addio a Socrates, il medico calciatore
Un altro lutto scuote il mondo dello sport: dopo un ricovero d’urgenza si è spento all’età di 57 anni l’ex giocatore della Fiorentina nell’annata 84/85 e capitano della nazionale brasiliana, Socrates
IL DOTTORE MALATO – L’annuncio della morte è arrivato dalle pagine del quotidiano brasiliano “Folha”, una complicazione che ha portato allo shock settico che ha messo fine a una sofferenza intestinale che durava ormai da mesi. La moglie dell’ex calciatore laureato in medicina ha dichiarato che il tutto era iniziato con un malore dopo una cena. Negli ultimi mesi erano arrivati ben due ricoveri, uno a settembre quando, l’ora ex commentatore sportivo, si era affidato alle cure di altri per curare una cirrosi epatica causata dall’abuso di alcol. Un vizio non nuovo tra i calciatori, che speriamo possa essere un monito per le abitudini allegre di ex campioni come il nostro ex imperatore Adriano, capace di vendere il suo impero per una birra.
IL CAMPIONE – La carriera del centrocampista brasiliano inizia nel Botafogo di Ribeirao Preto nel 1974. Dopo 4 stagioni, 57 presenze e 24 gol passa al Corinthians, squadra dove Socrates trova la consacrazione. Il suo talento non era tanto nel gioco, quanto nella capacità di essere un calciatore col cervello, dote rara nei giovani di oggi che preferiscono le discoteche fino alle 5 dopo una vergognosa sconfitta casalinga, piuttosto che un mea culpa. Un talento sopraffino che ha portato la Fiorentina ad investire su di lui, ma il suo talento non è riuscito a conquistare i cuori italiani e, dopo solo una stagione ha fatto ritorno in Brasile, prima nel Flamengo e poi nel Santos. In nazionale è stato capitano dei verdeoro nei mondiali dell’82 e 86, nella selecao di Zico, Falcao, Eder, Junior e tanti altri campioni che non sono riusciti a trovare la vittoria mondiale ma solo un argento alla coppa america del 1983.
L’UOMO – A fare storia è però l’uomo Socrates, il calciatore laureato in medicina, il capitano allenatore, il medico filosofo e tante altre etichette dipinte addosso a un’icona brasiliana inserita dal connazionale Pelè nella lista dei cento campioni di sempre, la hall of fame chiamata “Fifa 100”. Nel Brasile scosso dalla politica militare di quegli anni un segnale forte e devastante è stato dato proprio dal Corinthians di Socrates che nel 1982 andava a vincere il campionato brasiliano con la scritta “Democracia” sulla maglia, concentrando l’attenzione di tutto il mondo sulla loro realtà. Una vittoria arrivata in quella che era la famosa autogestione della squadra: Socrates era il capitano e aveva imposto il metodo democratico per ogni decisione, dalla formazione alle mosse di mercato. Nessuno, nemmeno il presidente aveva un voto di valore superiore agli altri e insieme riuscirono a dimostrare che il gruppo, più del singolo, è capace di vincere un campionato. Questo metodo e l’utilizzo delle magliette ad uso pubblicitario e propagandistico riuscirono a risanare le casse del club, e a diffondere il messaggio sociale in un paese travagliato dalla guerra. Socrates era però il nemico di tutti i tecnici tattici e amanti della preparazione atletica, aveva il vizio del fumo e dell’alcol e questo limitò il lato sportivo del suo genio. Fu preparatore anche degli allenatori delle giovanili ai quali tentava di diffondere il suo credo: meglio il sorriso di un bambino che si diverte con il pallone tra i piedi, che quello di un allenatore per la buona riuscita di uno schema tattico.
IL SALUTO DEI COLLEGHI – Agli italiani rimarrà nella memoria l’immagine di quel giovane ragazzo brasiliano con la folta chioma e la barba ispida che infilava con tremenda facilità un certo Dino Zoff, nei mondiali dell’82 fortunati ai nostri colori. Così l’allora capitano della nazionale ricorda lo scomparso collega sul sito di “sportmediaset.it” “E’ un grande dispiacere che Socrates sia morto e poi così giovane. Senza dubbio era un grande giocatore. Mi ha fatto gol ai Mondiali, e qualcuno ha anche messo in dubbio le mie qualità, ma quando un grande giocatore fa gol, dentro c’è dell’arte, non era facile metterla lì. Quando si subisce una rete si pensa sempre di chi è la colpa ma gol così li fanno solo i campioni. Da capitano a capitano, a Socrates dico che rimarrà nella storia.” A fargli eco è Paolo Rossi, colui che in quella partita segnò la tripletta che valse la qualificazione “Dispiace molto per Socrates, e un po’ anche per noi: è un pezzo della nostra storia che si stacca e va via. Era un falso lento, un giocatore di non grande dinamismo, ma dal piede eccelso e soprattutto di grandissima intelligenza di gioco. Con Zico e Falcao era il simbolo di quel Brasile. Un uomo fuori dagli schemi, in campo certo, ma soprattutto fuori. Tutti lo conoscevano per la laurea in medicina e anche se non esercitava aveva tantissimi interessi culturali e sociali. Insomma, sotto tutti i punti di vista un atipico.” A ricordarlo non potrebbe che essere un suo ex compagno di squadra alla Fiorentina, Antognoni che lo disegna come un genio da noi incompreso “La scomparsa di Socrates è una perdita grave per il calcio. Era un bravo ragazzo sotto l’aspetto caratteriale, ma nello spogliatoio era molto rispettato. E’ stato un solo anno in Italia, forse troppo poco per ambientarsi e far vedere il proprio valore. La mentalità brasiliana è particolare, ma molte cose erano un po’ travisate ed esagerate nei suoi confronti. E’ vero che amava bere birra e parlare di politica, era diverso dagli altri. I brasiliani hanno una mentalità diversa e per loro il calcio è divertimento. Con lui avevo instaurato un buon rapporto e la sua scomparsa così improvvisa mi ha sorpreso, era stato male alcuni mesi fa ma sembrava che ne fosse uscito. Dispiace molto che se ne sia andato a soli 57 anni.”
L’ESEMPIO DELLA MEMORIA – Una morte improvvisa, una vita vissuta per davvero, uno sport amato in tutti i suoi aspetti, chissà se lunedì alla pinetina parleranno di questo uomo che aiutò a cambiare il volto di una nazione con le cose che faceva in campo con i piedi e con il cervello, chissà se i nostri brasiliani, forti del loro amore per la patria e per i connazionali, faranno memoria dei suoi messaggi e della sua capacità di esprimersi agevolmente dentro e fuori dal campo con un impegno senza pari. Insomma chissà mai che un triste evento come questo possa risvegliare la grinta assopita dentro di loro e far tornare il ruggito dei leoni in campo. Se dovesse succedere sono certo che quel gran genio, forse incompreso, di Socrates farà un bel sorriso lassù dov’è ora, nella speranza che Maicon &co. per festeggiare non brindino troppo alla sua memoria.
IL GOL DI SOCRATES IN ITALIA BRASILE [youtube]http://youtu.be/NVN0nhdg1qo[/youtube]