FOCUS – L’inquietudine del “Vorrei sapere chi è il noi” di Moratti
Di Aldo Macchi
Sono giorni di polemiche, diatribe e dissapori. La domenica calcistica si è chiusa con l’immagine di Moratti in macchina all’uscita dal parcheggio di San Siro, che esprimeva a coloro che per sua definizione sono “gli addetti a far cronaca” tutto il suo disappunto per quanto accaduto contro il Cagliari. Nelle sue parole tutta la delusione e la rabbia di un presidente molto tifoso, un Moratti appassionato come non lo si vedeva da anni, che non ha fatto nomi espliciti, ma che ha lasciato ben intendere chi fosse il soggetto della sua rabbia, o meglio preoccupazione.
I FATTI – Ma per meglio capire ciò che ha portato all’esplosione di Moratti è opportuno ricostruire i fatti citati dal presidente nerazzurro. A tutti è ben chiaro quanto accaduto a Catania, con il gol annullato ai siciliani per un fuorigioco chiamato più dalla panchina della Juventus che dalla sestina arbitrale. Poi il derby d’Italia, con i nerazzurri che vincono “Per grazia di Dio” come ha sottolineato lo stesso numero uno interista. Viene poi il turno dell’Atalanta, con il rigore, quanto meno generoso, così commentato da Moratti: “Se era o meno rigore dovreste essere voi a dirlo. Voi assumete il ruolo di addetti alla cronaca, io sono di parte”. Poi il rigore non concesso a San Siro contro il Cagliari, l’espulsione a Stramaccioni e, notizia di oggi, la squalifica a Cassano per le frasi dette nel tunnel. La rabbia è arrivata al culmine e dalle retrovie del mazzo di microfoni fiondati all’interno del finestrino arriva la domanda che accende la miccia: “Crede che ci sia un disegno?”
TRA INCAPACITA’ E PASSATO – Lo sguardo di Moratti si fa torvo e le parole che fuoriescono assumono un peso enorme perchè sotto forma di incrocio di istinto e consapevolezza: “Ma quale disegno, questa è incapacità, e se ci fosse un disegno sarebbe ancora più stupido dell’incapacità”. Eccolo il commento chiave, quello che in ogni caso fa uscire malconcio l’organo arbitrale, perchè due sono le possibilità: o è incompetente in ogni forma, dall’arbitro al designatore al formatore di quelli che dovrebbero essere i migliori arbitri in Italia, oppure è una federazione corrotta e venduta. Ma c’è un elemento, forse troppo trascurato in questi giorni, che appena è giunto alle mie orecchia mi ha fatto capire quale sia la vera posizione del presidente dell’Inter. Moratti più volte ha espresso il malcontento per le frasi rivolte da Giacomelli ai suoi giocatori: “State zitti voi dell’Inter!”, una frase che non ha indispettito tanto per il tono, quanto per il “Voi” che ha fatto esprimere a Moratti un commento molto emblematico: “Vorrei tanto capire chi è il noi!”
UN GRUPPO SOTTOINTESO – E questa è la frase più ingiuriosa che possa esserci, dire ad una squadra di tacere, in quanto specifica squadra, è discriminatorio oltre che subdolo. Lascia davvero intendere una cricca di elementi a cui è concesso comportarsi in un certo modo, mentre ad altri è vivamente consigliato il silenzio, come se avessero qualcosa da farsi perdonare, come se la mancata condanna in quel capitolo buio che è stato Calciopoli, sia ora da scontare per un motivo ancora ignoto. In questa chiave leggo la frase di Moratti: “Spero di non tornare in situazioni del passato”, con questa lettura rabbrividisco nel leggere oggi le sentenze del giudice sportivo, al quale forse è sfuggita la sceneggiata di Pepe in occasione di quel fantomatico Catania Juventus, dove il labiale del giocatore lasciava ben poco intendere a fraintendimenti, senza considerare il fatto che, essendo un sostituto, non avrebbe potuto abbandonare l’area tecnica. Dunque faccio mia la domanda di Moratti e la rivolgo a tutti coloro che vorranno fornirmi una risposta valida e motivata: “Vorrei tanto sapere chi è il noi!”.
Ma così come Moratti, anche io un’idea me la sto facendo.