FOCUS – L’ultima Inter di Moratti (?)
Pare ormai solo questione di tempo, quindi uno dei capitoli più entusiasmanti, contradditori ed epici della storia del calcio italiano e internazionale troverà il suo punto di chiusura: Massimo Moratti a breve e molto probabilmente, non sarà più il proprietario dell’Inter, recidendo così per la seconda volta in 105 anni quel legame quasi naturale tra la famiglia Moratti e i colori nerazzurri della Milano calcistica.
I soldi muovono il mondo, e il calcio, al di là degli impeti passionali e metafisici, di questo mondo è parte integrante. Se le banche chiedono di vendere, si vende, anche se ciò che si mette sul mercato assomiglia più a un sogno che a un?azienda, più a un?emozione centenaria tramandata di padre in figlio che a una complessa e fredda organizzazione di uomini e mezzi subordinata alle leggi di bilancio e fatturato.
Presto l’Inter sarà con ogni probabilità legata al nome dell’ormai ben noto Erick Thohir, imprenditore che arriva da quella parte del mondo in cui l’economia capitalista permette ancora di fare ottimi guadagni e perché no, ai più fortunati o bravi di comprarsi il giocattolo prestigioso di un club calcistico, meglio ancora se blasonato e dal palmares invidiabile. Che il prossimo proprietario dell’Inter si chiami Thohir, che sia indonesiano o di chissà dove, che consideri la stessa Inter un mero passatempo o un serio e passionale investimento, d?altronde lo si saprà presto, nei prossimi mesi.
Ciò che allo stato attuale delle cose è invece già scritto, è l’Inter che sta nascendo, per l’ennesima volta, dalle sue ceneri, l’ultima Inter di Moratti. Forse. Un Moratti che però non sembra voler lasciarsi trascinare dal clima di cessata attività, un Moratti che dimostra ancora una volta quanto sia grande il suo amore per l’Inter, al di là delle solite critiche, del fuoco nemico ma anche e soprattutto di quello amico, quest?ultimo certamente il più doloroso, una costante dei suoi 18 anni di gestione; al di là di chi considera scienza esatta il calcio e vorrebbe sempre e comunque la giusta reazione alla determinata azione, a chi non è disposto ad accettare gli errori di valutazione, le stagioni storte, gli inevitabili anni di carestia.
Massimo Moratti vuol lasciare la sua impronta sulla sua Inter fino in fondo, puntando dritto su un allenatore che almeno sulla carta possa regalargli un?ultima grande soddisfazione sportiva e su giocatori che in maniera quasi paradossale sembrano essere investimenti rivolti soprattutto al futuro, un futuro che sarà nelle mani di chissà chi, un futuro che però possa ancora portare in dote qualche intuizione del Presidente, del Patron più vincente della storia di questo club.
E così spazio in panchina al navigato e carismatico Mazzarri, l’uomo dal pugno di ferro, appartenente a quella tipologia di allenatore che pare essere l’unica in grado di domare un ambiente tradizionalmente poco incline ad essere addomesticato; largo poi ai giovani già di spessore o solo di prospettiva, i vari Belfodil, Icardi, il figliol prodigo Andreolli, più forse Nainggolan, Isla, Dragovic. Tutto ciò con la costante, rassicurante presenza di gente che ha impresso sulla propria pelle il marchio dell’Inter, come il Capitano Zanetti o Cambiasso, Milito, Samuel. Tutto ciò a testimoniare che Massimo Moratti punta sempre e comunque il più in alto possibile quando si tratta della sua squadra, anche in tempi di vacche magre, anche a un passo dal commiato.
Eppure già fa uno strano effetto non rivedere il nome di Dejan Stankovic nella rosa nerazzurra. Chissà che proprio la sua assenza, il suo commovente addio, non siano il preludio a cambiamenti ancora più travolgenti, da molti auspicati ma, in fin dei conti, duri da sopportare da chi si è sempre sentito legato a dei volti, a dei nomi, da un amore per l’Inter costruito negli anni, in un?intera vita, più sulle sofferenze che, troppo semplicisticamente sui momenti di gloria. Da chi insomma, proprio come Massimo Moratti e suo padre Angelo prima, sente e ha sempre sentito pulsare dentro al proprio petto quello spirito un po’ pazzo, un po’ febbrile, certamente unico ed insostituibile, non paragonabile ad altra sensazione, ad altra emozione. Lo spirito dell’Inter.