FOCUS – Semplicemente Marco Andreolli: il capitano antidivo
” Il ritorno qui è davvero un ritorno a casa, ricordo il giorno in cui ho lasciato il ritiro di Brunico 7 anni fa, fu uno dei giorni più tristi della mia carriera perché lasciavo un ambiente straordinario, dove sono cresciuto. Ritornare adesso dopo anni passati in giro a migliorarmi e crescere, sia sul campo che come persona, per me è un orgoglio incredibile: sono felicissimo di essere tornato“.
In un calcio totalmente in balìa del dio denaro riconoscere il giusto peso a parole così forti e concrete è quasi un atto dovuto. La scorsa estate, dopo tanto girovagare, Marco Andreolli è finalmente tornato a casa. Andato via da ragazzo ha risposato la causa nerazzurra da uomo, da professionista, da vero e grande leader silenzioso. La storia d’amore tra il difensore centrale di Ponte dell’Olio e l’Inter inizia nell’ultima partita di campionato della stagione 2004-2005, quando il grande estimatore Roberto Mancini lo manda in campo al posto di Favalli concretizzando quindi il sogno del ragazzo che tanto bene aveva fatto nella squadra primavera.
Roma, Vicenza, Sassuolo, Chievo Verona: la strada per il ritorno a casa è stata lunga, tortuosa e non esente da imprevisti,su tutti i gravi problemi alla schiena che ne hanno parzialmente compromesso l’esplosione nell’immediato post-Inter, quando non riuscì a collezionare neppure una misera presenza nella compagine capitolina guidata da Luciano Spalletti. Sembra passata una vita da quando Marco è andato via: il dispiacere per l’addio di una giovane promessa è stato subito coperto dai successi dell’ultimo decennio nerazzurro, ottenuto grazie all’apporto di alcuni tra i migliori interpreti dello stesso ruolo di Andreolli, su tutti Walter Samuel e Ivan Cordoba, perni portanti di una squadra capace di vincere praticamente tutto nel giro di pochi anni. Mentre i quotatissimi centrali dell’epoca sollevavano trofei su trofei Andreolli faticava in quel di Verona, imponendosi a suon di ottime prestazioni come uno dei migliori interpreti del ruolo dell’intera Serie A. Il resto è storia recente: nell’estate del 2013, a quasi dieci anni dall’esordio, l’Inter lo riporta a casa prelevandolo dalla società clivense a parametro zero per rimpolpare un reparto reduce da una stagione disastrosa e vittima quindi di un concreto restyling.
Eppure, proprio come il percorso, neanche il ritorno a casa è stato tra i più semplici: la linea a tre disegnata da Walter Mazzarri non sembra essere abbastanza spaziosa per ospitare l’ex prodotto del vivaio nerazzurro, che si accontenta di sole quattro presenze ed un gol, ironia del destino proprio al Chievo Verona durante l’ultima giornata di Campionato e con l’obiettivo Europa League già in tasca da un pezzo. Troppo poco per chi aveva ben figurato nelle due stagioni precedenti, troppo poco per chi ha comunque sempre ben figurato nei pochi minuti giocati, troppo poco per chi aveva ed ha tutt’ora il cuore nerazzurro. Mai una parola di troppo però per Marco, professionista esemplare sempre elogiato da addetti ai lavori e non. La stagione in corso con l’inatteso ritorno del mentore Roberto Mancini regala quasi una seconda vita al difensore classe ’86, che approfittando della squalifica di Juan Jesus e delle incertezze di Andrea Ranocchia si è gradualmente imposto al centro della difesa nerazzurra, forte soprattutto della capacità di poter far coppia con praticamente tutti gli altri colleghi a disposizione. Ciò che più colpisce di Andreolli è senza dubbio la grande capacità nel mantenere alta la concentrazione lungo tutto il corso del match: mai una leggerezza, mai un tocco di troppo, mai un attimo di buio. All’aspetto mentale và affiancata la grandissima abilità nel gioco aereo coadiuvata da un importante senso della posizione capace di rendere il nostro Marco il classico giocatore in grado di essere sempre al posto giusto nel momento giusto: neppure il Genoa senza un vero e proprio riferimento offensivo è riuscito a mettere particolarmente in difficoltà il giocatore, tra i migliori in campo nell’ultimo incontro casalingo dei nostri.
Probabilmente però quel che rende più speciale questo ragazzo è l’incredibile dignità mostrata nel portare al braccio una fascia da capitano pesante come quella nerazzurra: Marco è un leader silenzioso, di quelli che non hanno bisogno di alzare la voce per imporsi nè a maggior ragione essere dei titolari inamovibili per portare con orgoglio la fascia che fu di Javier Zanetti. Andreolli oltretutto è un po’ l’antitesi dello stereotipo del calciatore moderno: nessun mega tatuaggio a riempirne le braccia, nessuna copertina sui giornali di gossip, nessun posto d’elite nella movida milanese, e questo ci piace, e pure parecchio. Sembra vivere il calcio un po’ alla vecchia maniera, con tanta passione e poca voglia di apparire e tanta di essere, in barba ai social network e ai selfie. Il popolo nerazzurro si fida sempre più di Marco, gara dopo gara, intervento dopo intervento, tanto da essere diventato uno dei calciatori più elogiati dell’intero web a tinte neroazzurre: Marco ormai ha veramente convinto tutti, anche Roberto Mancini, sempre più portato a preferirlo agli altri centrali nonostante l’inizio in sordina. Il nostro più grande auspicio è quello di vedere Marco crescere sempre più senza cambiare mai, restando quel calciatore antidivo, abile e determinato in campo quanto sicuro ed orgoglioso fuori da esso, capace di portare quella fascia sempre a testa alta, da vero cuore nerazzurro, da vero CAPITANO.