FOCUS – Nagatomo, l’ultimo samurai che l’Inter deve recuperare
Focus Nagatomo
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Yuto Nagatomo è sempre stato un classico (giocatore) giapponese. Ciò che lo ha portato a giocare ad alti livelli non è stata la sua classe, nè tantomeno il fatto che avesse quell’aria sudamericana o il cognome che finisce per inho, caratteristiche che tanto attirano molti direttori sportivi italiani. Lui, il suo posto in serie A, e nell’Inter, se l’è sudato. Un po’ come quei giapponesi che, corri corri e lavora lavora, addirittura muoiono di kar?shi, ovvero per un attacco cardiaco causato dall’eccessiva mole di stress e lavoro.
Questa sua forma di stacanovismo lo ha portato a togliersi soddisfazioni importanti anche dal punto di vista realizzativo: lo scorso anno si dimostrò una validissima pedina offensiva, siglando 5 reti e fornendo 7 assist ai compagni. La sua duttilità – può giocare sia da esterno destro sia da esterno sinistro – e questa sua particolare vena offensiva hanno spinto giustamente Mazzarri a considerarlo titolare inamovibile, con 32 partite dal primo minuto sulle 36 totali disputate nella stagione 2013-2014. Ultimo dato importante è costituito dal numero di cartellini collezionati in queste trentasei gare: tre gialli e nessun rosso.
Confrontando queste statistiche con quelle delle sue prime sei apparizioni stagionali, il giapponese sembra un altro giocatore. Se la mancanza di reti non deve far preoccupare, – in quanto è un di più cui Nagatomo ci ha abituati, complice il gioco di Mazzarri – è la qualità delle sue ultime prestazioni a far riflettere e ad allarmare il popolo nerazzurro. Il nipponico è apparso in ritardo di condizione, probabilmente anche per via dell’inizio di preparazione, dovuto alla partecipazione ai Mondiali con il suo Giappone. Le tre ammonizioni – di cui due in meno di mezz’ora contro il Cagliari, che hanno contribuito a regalare una sconfitta pesantissima all’Inter – sono un’ulteriore prova di come Nagatomo abbia momentaneamente la testa altrove.
L’impressione è proprio che l’esterno debba ancora ingranare, perchè è francamente impossibile che un calciatore che ha abituato San Siro a prestazioni importanti possa di punto in bianco perdere le proprie capacità, tra cui tanta tenacia e tanta corsa. È di conseguenza fondamentale recuperare Nagatomo, per poterlo utilizzare di nuovo come una letale spina nel fianco delle difese avversarie. San Siro, in questo senso, deve aiutare: troppi sono e sono stati gli ingiustificati fischi per i minimi errori dei giocatori, che hanno spesso fatto vivere male l’avventura nerazzurra a calciatori dalle personalità meno forti. Anche Mazzarri dovrà dimostrare le sue abilità, riuscendo a riabilitare un giocatore dall’indiscutibile valore, compito che il tecnico livornese è sicuramente in grado di svolgere.
Sarebbe un peccato perdere colui che lo scorso anno era stato il miglior giocatore asiatico, mentre è d’obbligo evitare di contribuire all’harakiri che Nagatomo ha cercato di compiere, il cui emblema sono quei 27 minuti di follia. La speranza è che, in un futuro prossimo, tutto ciò sarà solo un ricordo, brutto, di un’annata cominciata male e finita decisamente meglio.
Matteo Rasile Follow @teo_ras