PELLICOLE NERAZZURRE – Il corvo Osvaldo: l’Inter come cura ai fantasmi del passato
“Non può piovere per sempre…“
Il corvo ed il suo alone di mistero innato hanno sempre suscitato negli occhi di chi lo osserva un certo fascino: Edgar Allan Poe, poeta misterioso per eccellenza, lo definiva “Uccello d’ebano dall’austero decoro“, il mondo cinematografico invece riesce a cucire attorno al cupo volatile una delle storie più apprezzate degli ultimi vent’anni. “Il Corvo” (QUI il trailer) è un film del 1994 diretto da Alex Proyas che porta sul grande schermo l’omonimo fumetto di James O’Barr. Il film racconta la toccante storia di Eric Draven ( interpretato dallo sfortunato figlio d’arte Brandon Lee, morto proprio durante le riprese del film ), musicista rock ucciso da una banda di criminali durante la “Notte del Diavolo” assieme alla futura moglie Shelley e riportato in vita proprio da un corvo, filo conduttore tra vita terrena ed aldilà, affinché riuscisse a vendicare quanto subito e poter definitivamente riposare in pace assieme alla propria amata.
In casa Inter l’appassionato di rock in cerca di una vendetta sportiva risponde al nome di Pablo Daniel Osvaldo, attaccante di proprietà del Southampton giunto in nerazzurro dopo una cupissima stagione tra Saints e Juventus. L’arrivo di Roberto Mancini sulla panchina nerazzurra pare aver ribaltato le gerarchie d’inizio stagione, con l’ex Roma seriamente candidato a scalzare Icardi per il ruolo di puntero nel nuovo 4-3-3 del tecnico jesino. Proprio come il protagonista del film, capace di fronteggiare uno per uno gli artefici della propria morte, l’attaccante oriundo nella nuova avventura nerazzurra cercherà di sfatare una serie di fantasmi del passato che aleggiano sul proprio capo da più stagioni. Primo fantasma da esorcizzare per ottenere la definitiva consacrazione potrebbe essere quello caratteriale: i colpi di testa fuori dal campo dell’attuale numero 7 nerazzurro hanno da sempre influenzato il valore del calciatore, spesso cascato in tranelli mediatici sbattuti in prima pagina generando un rumore immondo. Qualche tweet di troppo, qualche battibecco con i tifosi e una mini-rissa con un ex compagno hanno contribuito a dipingere l’attaccante della nazionale come un bad boy, maschera subito gettata via in magia nerazzurra ( si spera non momentaneamente): Osvaldo lavora sodo, sorride, aspetta il proprio turno, ma soprattutto segna, e lo fà con una continuità disarmante ( ben cinque gol in campionato e due in Europa League) dopo una stagione di quasi totale siccità.
Eppure c’era chi aveva storto il naso nell’immediato post-acquisto: il secondo fantasma proveniente dal passato del centravanti rockettaro riguarda la non proverbiale continuità sportiva del giocatore, spesso accusato di incostanza e di alti e bassi che ne hanno compromesso la definitiva esplosione. Insomma, l’Osvaldo dipinto come discontinuo ha spaccato in due la tifoseria nerazzurra: il post Milito richiedeva secondo alcuni una figura più “affidabile” e dal sicuro rendimento, l’altra parte dei sostenitori interisti si leccava invece i baffi pregustando già i soliti gol impossibili del pirata nerazzurro. Gol difficili dicevamo, quasi impossibili: la moneta più luminosa del forziere del nuovo attaccante nerazzurro è sicuramente quella del trentanovesimo minuto di Inter – Atalanta, una mezza rovesciata da togliere il fiato, in puro stile Osvaldo. L’affinità tra Osvaldo e la rovesciata si lega al film nell’incredibile forza fisica che Eric ottiene dalla resurrezione: resosi conto di poter fisicamente andare oltre i limiti dell’essere umano azzarda azioni razionalmente impensabili, rendendo ancora più entusiasmante e coinvolgente il proprio percorso verso la vendetta. Osvaldo in un certo senso è proprio così: non disdegna mai la giocata impossibile, anche quando la ragione suggerisce una via più semplice e dalla sicura riuscita. Pablo ci prova, riuscendo spesso a rendere semplici gesti complessi anche da pensare, e proprio come il film, che sale di ritmo minuto dopo minuto, il corvo nerazzurro riesce ad infiammare le platee ogni volta che si trova spalle alla porta con la palla per aria o al limite dell’aria con due o tre avversari addosso.
Altro potere ottenuto da Eric con la temporanea resurrezione è quello dell’immortalità: memorabile la scena in cui chiede ad uno dei banditi di premere il grilletto mentre lui stesso ne ottura la canna con il palmo della mano, che prontamente si rigenererà dopo lo sparo. Anche Osvaldo in senso sportivo può essere considerato un immortale, uno che non ha mai mollato, mettendosi sempre in gioco anche quando le sfide da affrontare erano piene di percorsi tortuosi e le botte ricevute iniziavano ad avere un peso specifico maggiore delle carezze. Osvaldo riparte dall’Inter, dalla nazionale italiana, dalla ricerca della definitiva consacrazione, dalla voglia di riprendersi quel calcio che tanto gli ha dato ma che ha anche contribuito a costruire delle catene che trattengono Pablo nel momento in cui è proprio sul punto di spiccare il volo, proprio come un corvo, solitario ed incompreso, ma estremamente affascinante. Non mollare Pablo, anche per te non può piovere per sempre.
di Giuseppe Chiaramonte