FOCUS – Osvaldo, Mancini ed i cocci di un vaso impossibile da riparare
Un’antica tecnica artigianale giapponese detta tecnica Kintsugi prevede l’assemblaggio dei singoli cocci degli oggetti rotti con oro o argento liquidi, in modo tale da riconoscere e ricordare il valore delle singole crepe piuttosto che provare a nasconderle. Le fratture evidenziate quindi, secondo il popolo del sol levante, diventano punto di unione e non di rottura, riuscendo a regalare quel qualcosa in più ad un oggetto che sembrava da buttare. Chissà cosa pensano della tecnica Kintsugi Roberto Mancini e Pablo Osvaldo, che il vaso comune sembrano averlo distrutto a calci nell’immediato post-gara dello Juventus Stadium. Secondo quanto raccolto dalla nostra redazione (leggi QUI) la questione sarebbe molto più complessa di quanto fatto trapelare, ed a questo punto della situazione pare proprio impossibile trovare oro o argento in grado di riunire i singoli cocci.
Eppure nessuno dei due protagonisti della frattura è nuovo a situazioni del genere: già in nerazzurro Osvaldo ha più volte ripreso platealmente i compagni, su tutti il giapponese Yuto Nagatomo bravo a seguire i principi del Kintsugi di cui sopra e a non alimentare una questione che seppur in stato embrionale aveva mostrato delle radici. Anche prima dell’esperienza nerazzurra il numero 7 aveva avuto una serie di risaputi ed evidenti screzi con compagni o allenatori: il primo fu Lamela ai tempi di Roma, seguito dal tecnico giallorosso Andreazzoli pubblicamente accusato su Twitter e dal compagno portoghese Jose Fonte nella poco fortunata esperienza d’oltremanica con la maglia del Southampton che ha di fatto aperto le porte prima alla Juventus e poi all’Inter. Lo stesso Mancini non è nuovo ad accese discussioni con alcuni giocatori della propria rosa: su tutti spiccano il caso Tevez e l’amore-odio con Mario Balotelli, figlio sportivo del Mancio: un rapporto forte, vero, sincero ma allo stesso tempo non esente da scaramucce e battibecchi.
Inevitabilmente, quando due personalità forti si scontrano, difficile arrivare ad un chiarimento risolutore. Quel che pi è lecito chiedersi è però chi realmente vada a perderci a seguito di questa frizione interna: senza dubbio chi ne esce con le ossa rotte o almeno con una gatta da pelare in più è l’Inter, che di Osvaldo aveva ed ha tutt’ora bisogno. L’oriundo da quando è in nerazzurro, specialmente sotto la gestione Mazzarri, si è dimostrato sempre un’arma in più sia a gara in corso durante gli incontri di campionato che in Europa League, dove ha trascinato l’Inter al primo posto del proprio girone grazie ad una serie di prestazioni di tutto rispetto. Il giocatore pare ormai essere stato messo alla porta, e come prevedibile le pretendenti non si sono fatte aspettare nonostante il giocatore sia ancora di proprietà del Southampton che non si è ancora esposto sulla vicenda: Cagliari, Fiorentina, Milan e Torino stanno sondando il terreno, a caccia del colpo grosso, di quelli difficili da concretizzare durante la sessione invernale. E L’Inter? L’Inter si ritrova con un attaccante in meno, con i problemi di Palacio sempre più evidenti e soltanto un uomo tra Podolski e Shaqiri a disposizione per la seconda competizione continentale, arrivata ai sedicesimi da dentro o fuori e quindi da prendere con le molle. Intervenire sul mercato per un ulteriore uomo offensivo che possa disputare l’Europa League senza praticamente poter spendere tenendo conto del bilancio vigente, è una vera impresa da titani. Puntare sui due giovanotti della Primavera è un azzardo che forse non giova nè all’Inter nè ai due ragazzi, non ancora totalmente collaudati in match che contano, come naturale che sia a quell’età.
I più ottimisti chiuderebbero questo cerchio mettendo una bella pietra sull’accaduto, magari con delle scuse pubbliche, capaci quantomeno di portare avanti il rapporto fino a giugno per poi ripartire ognuno per la propria strada senza fare troppo rumore. Purtroppo però, salvo clamorose sorprese non sarà così: il vaso si è rotto, i cocci sono distanti e soprattutto non più compatibili. Pensandoci bene questo epilogo a margine dell’incredibile trattativa che ha portato in nerazzurro Shaqiri è un po’ una metafora dell’intero mondo Inter, sempre in balia di acque agitate che ne scuotono l’umore, prima in positivo e subito dopo in negativo per poi tornare nuovamente in alto. L’Inter però, da ambiente già di per sè pieno di pressioni, ha bisogno di serenità quantomeno interna, e con essa tutti i suoi tifosi. Che l’avvenimento serva da lezione per il futuro: meglio un vaso di qualità in meno oggi che un pavimento pieno di cocci domani