FOCUS – Per blindare la camera dei sogni
In attesa di capire quali sia realmente la situazione sul mercato, dopo una giornata in cui si sono rincorse le voci più disparate su Pato (prima a un passo dal Paris Saint-Germain) e, di conseguenza, su Tevez (inizialmente in procinto si sbarcare sulla sponda rossonera dei navigli, ponendo fine ai sogni nerazzurri), non bisogna dimenticare che domenica sera Milano si vestirà di azzurro, nero e rosso per la partita forse più sentita dell’anno. La nostra redazione si è già occupata di descrivere le sensazioni e le emozioni di coloro che vivranno questa, ci auguriamo, splendida partita, già abbiamo immaginato le reazioni, le parole, la rabbia, le insulti, le urla, la gioia che dalle 22.40 di domenica invaderanno le case di milioni di italiani. E non è nostra intenzione essere ripetitivi. Ma è la settimana del derby e in un anno ce ne sono in media solo due: per questo a noi, tifosi dal cuore sofferente, riesce difficile di parlare di qualcosa che non ne riguardi.
LA CHAMBRE – L’Inter, da qualche settimana, si risveglia ogni giorno in una camera del centro di Milano, in una radiosa giornata di sole primaverile. Sentite il calore del mattino sulla pelle della schiena? Sentite il rumore della metropoli che si perde, ovattato, tra il fruscio delle lenzuola e il respiro regolare? Avvertite il battito pacato del vostro cuore e il lento trascorrere dei minuti? La brezza di fuori arriva in camera, ma riesce solo a muove appena le tende di lino bianco, crea sbuffi candidi e morbidi, si perde nell’aria sventolando come una bandiera di dolce resa. Il giorno nerazzurro sta nascendo. Riconoscete il profumo del caffè, l’aroma caldo e delicato di una nuova giornata che incomincia? Da qualche settimana, dopo mesi di buio, il risveglio nerazzurro è piacevole; così piacevole che l’idea di perderne l’essenza in qualsiasi momento terrorizza l’ambiente intero. E quasi quasi ci si convince a rimandare tutto al domani, perché si vuole ancora godere di quelle lenzuola, di quel letto ancora caldo: non è un sogno, è l’Inter.
PICCOLI PASSI – Il domani però prima o poi arriva, ed è necessario alzarsi e vivere la battaglia quotidiana contro tutto ciò che c’è fuori dalla stanza. E per l’Inter significa andare in campo domenica sera a San Siro contro i cugini. Nell’ultimo mese la camera è stata un lusso portato dagli ottimi risultati conseguiti. Si è cominciato con la Fiorentina, un poco convincente 2-0 in realtà, e si è arrivati al rotondo 5-0 col Parma, passando per Genoa, Cesena e Lecce. Se è vero che sono tutte squadre di medio-bassa classifica, bisogna anche ammettere, per onestà, che l’Inter di 3 mesi fa avrebbe preso batoste anche al Manuzzi o a Marassi. La crescita, seppur graduale, è sempre stata costante e lo dimostrano i vari Milito, Alvarez, Maicon e Nagatomo. Sono questi probabilmente i quattro uomini più influenti, in questo periodo, per le sorti della squadra nerazzurra. Inutile spendere parole sul Principe, basterebbe osservare il suo sguardo dopo la traversa colpita con il Cska per capire che lui è sempre lo stesso, solo con due anni e qualche acciacco in più alle spalle: la voglia e l’intelligenza calcistica sono rimaste immutate.
COS’E’ L’UOMO IN PIU’? – I due terzini nerazzurri invece pare abbiano capito, grazie a Ranieri, che diventare il cosiddetto “uomo in più” prescinda dall’attaccare in 7-8 piuttosto che in 5: le grandi squadre del passato vincevano giocando con cinque difensori e una punta. Essere l’uomo in più significa capire più dell’avversario fin dove ci si può spingere e cosa sia la cosa giusta da fare. In questo senso, vista la forma non ottimale di molti elementi nerazzurri fino a qualche tempo fa, si è reso necessario limitare i compiti dei due difensori in fase offensiva. E sia il brasiliano che il giapponese, oltre che nel correre comunque tantissimo, sono stati formidabili nel lavoro finalizzato alla concentrazione e all’attenzione in fase difensiva.
TANGO LENTO – Infine lui, il più discusso di tutti: Ricky Alvarez. Bocciato dopo due mesi, promosso a pieni voti dopo cinque: le incoerenze del calcio. La verità, come si dice spesso, sta sempre nel mezzo, e anche in questo caso Alvarez non ha ancora dimostrato di essere un fenomeno, ma non ha certo sfigurato nelle ultime uscite. L’impressione è che, analizzando le microstorie di ognuno, si possa comporre il puzzle della macrostoria. Milito e Alvarez sono stati quasi sbeffeggiati da una parte del tifo nerazzurro fino a circa due mesi fa. Mister Ranieri non ha mai smesso di farli giocare, soprattutto Diego, e il lavoro e la fiducia hanno dato i loro frutti. Più o meno sta succedendo la stessa identica cosa con il giovane argentino: più gioca, più ha il pallone fra i piedi, più acquista coscienza di sé e autorevolezza. E non ci interessa che il buon Ricky dalla faccia da bambino non sia una scheggia, il tango può affascinare anche se non è graffiante, ma riflessivo.
E WESLEY? – Resta lui la più grande incognita di questo derby e, di riflesso, di questo periodo. Wes è tornato, partecipa agli allenamenti con regolarità, senza mostrare problemi e con la grinta di sempre, a quanto pare. Ma non gioca da quasi tre mesi, e in questi lasso di tempo, come abbiamo già detto, i nerazzurri sono cambiati parecchio, anche tatticamente: non c’è più il trequartista fisso alle spalle delle due punte, ma una linea mediana a quattro. E questo ha portato i suoi frutti soprattutto a livello di copertura. Allora Wes giocherà o non giocherà? E dove giocherà? La decisione ovviamente spetta a Ranieri, ma siamo quasi sicuri che il tecnico non vorrà cambiare lo schieramento tattico per una partita così importante. Se l’olandese dovesse scendere in campo dal primo minuto a farne le spese potrebbe essere l’insospettabile Pazzini, non al massimo della forma, a volte spaesato e al di fuori del gioco. E la soluzione potrebbe non essere solo un’ipotesi… Intanto siamo certi che l’Inter abbia scostato le coperte e si sia alzata dal letto caldo: sapremo domenica sera se sarà il caso di rientrarci o se bisognerà riconquistarlo di nuovo col sudore.