FOCUS – Il primo bacio di Lukas Podolski
Passare da un club di vertice ad un altro a stagione in corso e dall’altra parte dell’Europa non deve e non può essere facile per nessuno, nemmeno se ti chiami Lukas Podolski ed il tuo più recente titolo è quello di Campione del Mondo con addosso la maglia numero 10 di una tra le più prestigiose nazionali dell’intero globo. Eppure i primi mugugni attorno al nome di Lukas, nonostante un’accoglienza da re, sono iniziati abbastanza presto, a causa soprattutto del momento più nero dell’intera gestione Mancini e di una condizione fisica oggettivamente inferiore alle aspettative. Ma procediamo con ordine: l’esordio del rimpianto (almeno dai tifosi) ex Arsenal arriva nel match più rovente dell’intera stagione, in casa degli acerrimi rivali bianconeri, i più forti del momento. Podolski subentra a gara in corso sfoggiando il solito grande carattere noto ai suoi più fedeli supporters, disimpegnandosi più che egregiamente nel ruolo di esterno sinistro nel 4-2-3-1 disegnato da Mancini e creando più di qualche grattacapo alla rocciosa difesa bianconera. Il tedesco dalle origini polacche si ripete circa quindici giorni dopo, dove nel match di Coppa Italia contro la Sampdoria si inventa un colpo di tacco extra-lusso capace di regalare a Xherdan Shaqiri, quello che doveva essere il suo dirimpettaio nel modulo che fu di Mourinho, la gioia del primo gol in nerazzurro. Gioia che per il tedesco tarderà ad arrivare, scontrandosi con uno dei momenti più difficili di una carriera piena si di luci ma anche di tanti passi indietro proprio quando sembrava sul punto di spiccare il volo.
Poi, il buio. Più che esclusione dalle lista di calciatori partecipanti all’Europa League, messa in conto al momento del passaggio in nerazzurro, a pesare sulle spalle di Lukas è l’improvviso calo fisico che non gli permette materialmente di fare ciò che vorrebbe. Emblematiche le gare a cavallo tra Marzo ed Aprile, dove l’attesissimo Campione del Mondo non riesce a concludere in porta praticamente mai, risultando quasi un gemello debole dell’iradiddio ammirata tra Premier League e Bundesliga. In tutto ciò il ruolo per lui disegnato da Roberto Mancini e la conseguente interpretazione tattica non aiutano Prinz Poldi, costretto al lavoro di esterno puro in grado per forza di cose di dare una mano ad un centrocampo troppo spesso divenuto terra di conquista per gli avversari. Pian piano anche la fiducia dello stesso tecnico che lo aveva fortemente voluto in nerazzurro svanisce, tanto da relegarlo in panchina per più di una gara, preferendogli in alcune circostanze anche il giovane Puscas, che nella stessa stagione in cui per la prima volta Poldi andava in doppia cifra in Bundesliga aveva appena concluso la seconda elementare. Una parte dei tifosi, deluse dalle enormi aspettative riposte nel Campione del Mondo, rincara la dose iniziando a prendere di mira l’atteggiamento del giocatore, accusato di essere più interessato alla movida milanese che all’Inter, ormai passata dal 4-2-3-1 al rombo e quindi sempre più capace di fare a meno dell’ex attaccante del Bayern Monaco grazie soprattutto al recupero a pieno regime di Rodrigo Palacio. Mesi difficili come pochi altri, forse anche più di quelli passati all’Arsenal nell’ultima stagione e mezza, dove quantomeno l’unico a non vedere di buon occhio Podolski era il tecnico Wenger.
Eppure il verbo mollare non ha mai fatto parte del dizionario di Lukas, che senza troppi mugugni accetta le scelte di Mancini continuando a lavorare sempre con il solito sorriso sulla faccia tanto apprezzato dai compagni. Lo stesso Mancini nonostante il difficile momento del giocatore e le scelte di cui sopra ha sempre elogiato la professionalità del nuovo numero 11 nerazzurro, definendolo costantemente “Un professionista che ha bisogno di conoscere meglio il nostro campionato“. Il lungo campionato e gli impegni ravvicinati ripagano la caparbietà del giocatore, che nonostante un ritorno all’Arsenal annunciato dal tecnico con più di un mese d’anticipo, lavora sodo e partecipa attivamente alla rincorsa all’Europa della banda nerazzurra con due gemme: un assist ed un gol. L’assist casalingo contro la Roma (QUI il video), quasi un primo solletico d’amore tra due amanti attratti ma non ancora coscienti dei sentimenti reciproci, è un pezzo di bravura da gran giocatore, capace di “sentire” i movimenti del riferimento offensivo (nell’occasione Mauro Icardi) e servirlo sulla corsa regalando alla Nord di Milano la prima gioia stagionale contro una delle “Big” della nostra lega. Pochi giorni dopo è finalmente ora del primo bacio (QUI il video), atteso dal giocatore ma anche dall’intero mondo Inter. Anche in questo caso, Mancini aveva azzeccato il pronostico (“Il gol arriverà…“), ma quello di Udine non è semplicemente un bacio da tre punti, di sinistro, a giro sotto l’incrocio in puro Poldi-Style. È piuttosto un vero e proprio pegno d’amore, un marchio a fuoco che potrebbe splendere durante tutto il resto della stagione nella forsennata corsa al sesto posto, obiettivo minimo stagionale per non gettare nel dimenticatoio anche questa stagione. Bravo Mancini a credere nelle doti da seduttore di Lukas, bravo il tedesco a non deludere le aspettative nel momento più difficile e di totale imbarazzo, quando anche questa volta sembrava poter tornare a Londra senza nemmeno un bacio d’addio.
Le labbra di Podolski sull’Europa, le labbra di Podolski sull’Inter: un bacio rubato, probabilmente un bacio d’addio, ma pur sempre un primo bacio, quello che non si scorda mai.
di Giuseppe Chiaramonte