FOCUS – Questione di stile
Chiamatela questione di stile, riconoscenza verso chi ha fatto la storia del tuo club, verso quello che è il tuo presente e che sarà sicuramente anche il tuo futuro, una presenza costante, oggi calciatore, domani dirigente, uomo simbolo dei tuoi colori. Il primo crac serio a quasi 40 anni, meno male potrebbero dire alcuni, quanti begli anni e pagine stupende regalate ai cuori nerazzurri, presenze su presenze macinate, record bruciati a ripetizione, trofei sollevati e bocconi amari inghiottiti senza che niente e nessuno lo potesse scalfire. Che peccato, potrebbero dire altri, chissà quanti altri record potevano essere superati senza quel maledetto infortunio, ora c’è una montagna da scalare ma l’uomo in questione non è uno qualunque. Abile nel destreggiarsi nelle situazioni di difficoltà (molte, a dir la verità), diplomatico ma mai banale, professionista esemplare dentro e fuori dal campo, icona del calcio mondiale, simbolo riconosciuto di un calcio pulito. Capitano, soprattutto, un argentino sbarcato in Italia ormai tanti anni fa e diventato più italiano di tutti, coraggioso condottiero di una nave spesso alla deriva, d’altronde chi dimostra sin da subito una tempra e uno spirito del genere non può che essere fisiologicamente un predestinato.
Sembra logico che alla bandiera vivente dei propri colori debba essere riconosciuto un qualcosa in più, una riconoscenza da parte della società che rappresenti da anni con dovizia e serietà, ci sono giocatori a cui va riconosciuto uno stipendio, altri a cui devi per forza dare di più. Questione di stile, appunto, Zanetti si ferma dopo anni di corsa ininterrotta e il suo ambiente, la sua famiglia nerazzurra, non lo mette mai in discussione, anche per un solo istante, lo aspetta in campo e ha già pronta la sua poltrona da dirigente e la sua eventuale panchina da allenatore, impossibile e impensabile un futuro che li possa vedere separati.
Logico e scontato appunto, ma evidentemente non condiviso da tutti se vedi un Capitano come Alex Del Piero, icona e simbolo della Juventus, scaricato come un ferrovecchio e mandato a giocare in Australia, gli hanno preferito giocatori con un palmares decisamente più ridotto, lo hanno congedato come fosse uno qualunque. Non l’unico caso però, che dire di Paolo Maldini, giocatore sempre corretto e mai sopra le righe, anima e cuore Milan, per lui le porte della società sono sempre state chiuse anche a fronte della sua amarezza, mai celata.A differenza di Del Piero si è ritirato, ma la poltrona che ha già scritto il nome Zanetti nella sponda nerazzurra, non c’è nella sponda rossonera e probabilmente non ci sarà mai.
Zanetti può dunque stare tranquillo e recuperare con calma, è capitato nell’ambiente giusto, sarà aspettato e rispettato come merita chi ha scritto e scriverà pagine indimenticabili per la propria squadra, questione di stile…