FOCUS – Lukaku, dalla miseria a San Siro: l’ambizione l’ha salvato da un’infanzia difficile ed ora vuole prendersi l’Inter!
La redazione di Passioneinter.com vi porta alla scoperta del mondo del nuovo attaccante interistaL’estate nerazzurra ha vissuto paradossalmente momenti di grande sconforto. Nonostante l’arrivo di Antonio Conte, uno che per parlare di calcio può limitarsi ad esporre il proprio palmarés, la tifoseria ha storto il naso più volte. La nuova Inter di Beppe Marotta proprio non piaceva: via Icardi, via Nainggolan, via Perisic. Ma chi arriva? La paura era chiarissima: un’Inter piena di “top player metaforici” e vuota di campioni in campo. La realtà, però, oggi ci porta ad un’altra conclusione. L’arrivo di Romelu Lukaku alza l’asticella non solo tecnica ma anche dell’ambizione. Era da anni che Milano, un colpo così, non lo vedeva. Anzi: non l’aveva mai visto prima. Il belga infatti è stato l’acquisto più oneroso della storia nerazzurra con i suoi 65 milioni di euro versati nelle casse del Manchester United. La redazione di Passioneinter.com vi porta alla scoperta di Big Rom con un focus a lui dedicato.
Lukaku, la povertà e la paura di una vita dannata
E’ il 13 maggio del 1993 quando ad Anversa il piccolo Romelu vede per le prima volta le luci del mondo. Le cose per lui e la sua famiglia si mettono subito male ma, in realtà, le premesse sembravano poter regalare un futuro migliore: il padre Roger era un calciatore professionista che aveva militato per diversi anni nelle massime divisioni del Belgio e della Turchia. I soldi però una volta terminata la carriera finirono in fretta. E così iniziò un incubo per mamma Adolphine. Il racconto di Lukaku è straziante: “Vivevamo senza corrente, senza acqua, senza tv. Mangiavamo sempre pane e latte, ma allungato con l’acqua. Non dimenticherò mai i giorni passati a schivare i topi in casa e lo sguardo delle madri dei miei compagni nei miei confronti“. In particolare Romelu ricorderà una cosa: il pianto della madre per l’estrema miseria in cui era costretta a crescere i propri figli. Aveva 6 anni e lì decise che ce l’avrebbe messa tutta per ribaltare una situazione che sembrava schiacciare, opprimere, distruggere i sogni di una vita normale. L’unico svago era il pallone, l’amico più economico ma anche il più importante che un bambino può trovare nel corso della propria infanzia.
Corre tanto Romelu, corre e cerca di imparare il più in fretta possibile. La prima grande occasione della sua vita è rappresentata dal Lierse, un club che nel corso della storia del calcio belga ha vinto anche quattro campionati di massima divisione. Qui Lukaku si distingue per due motivi: il primo è il fisico possente che lo differenzia dagli altri coetanei, risultando alto quasi il doppio di tutti. Il secondo, e forse quello più importante, è che di gol ne segna parecchi. In appena due stagioni ne mette in tasca ben 116 in appena 70 partite. Lukaku ancora non lo sa, non può saperlo, ma questi anni cambieranno per sempre la sua vita.
Gli inizi all’Anderlecht e l’avventura europea
Nel 2006 è l’Anderlecht, la miglior squadra del Belgio intero, ad accorgersi di lui. Lo tessera e lo coccola come con pochi altri giocatori ha fatto. In mano effettivamente ha una pepita grezza che con la giusta attenzione può trasformarsi in un’occasione incredibile. E così succede: esordisce in prima squadra ad appena 16 anni ed il mondo comincia a parlare di lui con grande insistenza. L’Inghilterra chiama, Lukaku risponde. La scelta per Romelu è facile: il Chelsea di Didier Drogba ha un fascino troppo forte. 22 milioni di euro però non bastano per trasformare un calciatore così giovane in un titolare a fianco di mostri sacri come Fernando Torres. Così il prestito al West Bromwich sembra lanciarlo definitivamente nel calcio che conta grazie ad ottimi numeri ma, al ritorno a Stamford Bridge, la scintilla non scocca un’altra volta.
E’ l’Everton ad approfittarne – ancora una volta in prestito – e qui Lukaku si esprime nella sua massima brillantezza: segna 16 gol in 33 partite ed allora i Toffees ne rilevano il cartellino per 35 milioni di euro. Di reti ne fa a bizzeffe tanto da diventare il calciatore più giovane della storia a raggiungere e spaccare il muro delle 50 marcature nella storia della Premier League. Segna a chiunque ed in qualunque modo: di sinistro, il suo piede naturale, di destro e di testa. Un bagaglio tecnico che sembra sposarsi alla perfezione con quel corpo longilineo, forte ma anche agile, come dimostrano i gol segnati all’Everton. La sensazione è che prima o poi Lukaku debba spiccare il volo e l’occasione giusta sembra essere quella che porta il nome di Manchester United. I Red Devils sborsano ben 85 milioni di euro per portarlo ad Old Trafford: non si badano spese né per lui né per Pogba, grandissimo amico di Lukaku, perché sono loro i profili scelti per rilanciare una squadra che da anni ha perso la sua identità. I piani del club di Manchester però si scontrano con la realtà perché lo United di fatica ne farà ancora tanta per tornare alla vecchia brillantezza, ma questa è un’altra storia. A livello personale però Lukaku riuscirà a strappare un altro traguardo incredibile: quello del più giovane giocatore della storia del campionato inglese ad aver segnato 100 gol. Nonostante questo il rapporto tra Romelu e la società inglese non sembra idilliaco e nell’estate 2019 la partenza è inevitabile.
L’Inter e quella promessa a mamma Adolphine: Lukaku arriva in Italia con la voglia di consacrazione definitiva
A The Player Tribune, rivista che ha intervistato l’attaccante belga a proprosito della propria vita, non ha mai nascosto una grande ambizione: “Il mio obiettivo nei primi anni di carriera non era semplicemente quello di fare la storia del Belgio, ma quello di diventare il numero uno in assoluto“. Un sogno forte che dimostra come Lukaku, tra mille difficoltà, abbia forgiato un animo guerriero sotto la propria pelle. Chi viene da un mondo così povero ed arriva ad entrare nella scuderia di Jay-Z (che cura le relazioni pubbliche di Lukaku) dimostra di avere qualità morali fuori dal comune. Conte lo ha voluto fortemente all’Inter perché Lukaku ha dimostrato di essere un vero esempio nella vita di tutti i giorni prima ancora che sul campo. A Milano sogna la consacrazione definitiva, nella città calcistica che fu di Adriano prima – grande idolo del belga – e di Icardi poi. Il popolo nerazzurro si stringe attorno a lui, simbolo di una rinascita che fa sognare ad occhi aperti. E chissà che, alla fine di questa storia, Lukaku non possa trovarsi davanti a mamma Adolphine con le lacrime agli occhi per la gioia. Al contrario di quanto successe nel lontano 1999…
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