3 Aprile 2012

FOCUS – Sette anni senza il Papa Santo Subito

Ieri era il settimo anniversario dalla morte di Giovanni Paolo II, una figura importante non solo per il mondo cristiano cattolico, ma anche per il cambiamento socio culturale dell’Europa della guerra fredda. Un papa capace di vincere le difficoltà di un ambiente che non lo voleva pontefice, perchè proveniente da uno stato da molto tempo privo di indipendenza: la Polonia.

Karol Wojtyla non è stato un religioso dalla vocazione infantile, la sua vita è sempre stata molto attiva, dalle scuole di teatro agli sport praticati, con la passione per il calcio ma soprattutto per lo sci, attività praticata anche negli anni del lungo pontificato. Nato il 18 maggio del 1920, perderà entrambi i genitori prima dei suoi 21 anni, ma sceglierà di intraprendere il cammino sacerdotale solo 5 anni dopo, intraprendendo la via che lo porterà a diventare papa il 16 ottobre del 1978. Il suo pontificato non è stato importante solo a livello politico ma ha caratterizzato una vera e propria conversione del mondo giovanile con l’iniziazione delle ormai celebri GMG, le giornate mondiali della gioventù, dove giovani di tutto il mondo si riuniscono per vivere giornate non solo di preghiera ma di ricerca di sè stessi e della propria vocazione, qualunque essa sia. In queste manifestazioni Giovanni Paolo II ha sempre dato il meglio di sè, dimostrando come dietro al ruolo istituzionale ci fosse un uomo, con un cuore e la voglia di essere “uno di noi”. Già dal primo giorno si era capito che non sarebbe stato un papa canonico, la figura più inarrivabile tra i capi di stato, oltre che uno dei pochi monarchi assoluti nel mondo rimasti, come prima frase dopo l’investitura aveva usato la celeberrima “se mi sbaglio mi corigerete”, appellandosi alla sua difettosa conoscenza dell’italiano.

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Il papa del popolo, il papa dei giovani, il papa della democrazia, il papa viaggiatore, tutti appellativi conquistati a forza di fatti, di eventi, di gesti che conquistavano il mondo e la fiducia della gente, credente e non, perchè ad essere grande era non solo la fede, ma l’uomo. Un uomo capace di chiedere scusa per gli orrori commessi dalla Chiesa rappresentata dal papa negli anni della rivoluzione scientifica, che ha chiesto scusa per il martirio di personaggi come Giordano Bruno o la scomunica di Galileo Galilei. Un papa che ammette così l’infallibilità del Papa ma la fragilità dell’uomo. Una rivoluzione per un mondo spesso accusato di essere troppo chiuso intorno a teorie retrograde e bigotte. Si diceva poco prima che Karol fosse un papa poco amato, tanto che il 13 maggio del 1981 subisce l’attentato in piazza San Pietro: l’attentatore, Alì Agca è sconvolto, non tanto per la sua azione, quanto per aver fallito il suo obiettivo, perchè il papa sopravvive e addirittura chiede un colloquio con il suo attentatore, offrendogli il suo perdono. Dopo quasi duemila anni, il rappresentato di Dio su questa terra ripete i gesti di Gesù, perdonando i propri carnefici. Un gesto che scrive definitivamente il nome di Giovanni Paolo II tra i più grandi uomini della storia. In ogni scelta c’è una vocazione e uno dei discorsi più belli di questo papa riguardava proprio gli sportivi, chiamati a non essere soltanto dei corpi dotati di muscoli, ma delle persone capaci di coltivare i propri talenti. Un invito a vivere la sconfitta come occasione per capire quali siano le proprie doti e migliorarle. La sottolineatura di come un campione può esserci solo quando lo sportivo è anche un grande uomo, e l’umanità si accresce attraverso il sacrificio, che è nello sport così come nella vita,  perché il vero campo da gioco è la vita. Così, anche il sacrificio che lo sport richiede svela meglio la sua natura buona e l’esigenza di motivare in modo adeguato un sacrificio. Bisogna far vedere il nesso tra il sacrificio e il risultato cioè la convenienza per una vita più umana

Dopo una vita vissuta con la V maiuscola, la malattia arriva puntuale sulla soglia di un uomo incapace di arrendersi. Prima il Parkinson che lentamente limita le capacità motorie del Papa, poi un calvario che lo portò all’incapacità di parlare e quindi alla morte. Malgrado il fisico lo abbandonasse però la mente rimase lucida, fino all’ultimo la grandezza dello spirito lottò contro la fragilità del corpo, come testimonia il video della sua ultima apparizione in pubblico, dove si vede la rabbia per non riuscire ad esprimere nemmeno un saluto.

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Io quel giorno c’ero, sotto la sua finestra, insieme ad altri ragazzi a chiamarlo a gran voce malgrado l’udienza fosse stata eliminata dal programma. Alla fine si affacciò tra lo stupore di tutti, ma fu chiaro a tutti che quella sarebbe stata una delle ultime immagini di quel papa tanto amato.

Passò poco tempo infatti, solo qualche giorno e le sue condizioni peggiorarono. La morte lo incontrò il 2 aprile del 2005, quando il suo spirito lasciò il corpo mortale per diventare ancora più grande. Il mondo intero lo voleva santo subito, poche sono le parole da aggiungere a quelle già descritte, per questo, per non scendere in discorsi di fede, limitandomi soltanto alla suggestione delle immagini di un uomo che, credenti o non credenti, è stato grande, chiudo questo mio ricordo con le pagine del vangelo sulle spoglie di Giovanni Paolo II il giorno del suo funerale, il Vangelo del credo della sua vita, sfogliate da uno spirito nel vento, fino alla fine del funerale, quando una folata più forte chiuse definitivamente il libro.

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