FOCUS – Storia di un malinconico ed economico calciomercato
di Claudio Colombrita
Nostalgia, di tempi passati, di età dell’oro, di epoche in cui tutto era possibile e i sogni, spesso, si trasformavano in realtà. Senso della misura, un concetto troppo spesso tralasciato e rimandato al futuro, un aspetto con cui confrontarsi e fare i conti giorno dopo giorno. Si parla di calciomercato, paese delle meraviglie fino a qualche tempo fa ed ora terra di magre consolazioni, di nomi che spesso riempiono solo caselline vuote, di giocatori che non accendono l’entusiasmo dei tifosi.
Il calcio italiano si è dato una ridimensionata, i bilanci in rosso hanno chiesto il conto alle varie società che si sono adeguate, riducendo stipendi a troppi zeri, vendendo il superfluo e tenendo l’essenziale, guardando al pratico più che al lusso. Ragionamenti giusti, meglio tardi che mai potremmo dire, ma che inevitabilmente cozzano con l’animo dei tifosi, ancora accecati dallo scintillio di acquisti ultramiliardari (per dirla con le lire) ma alle prese con un brusco ritorno alla realtà dei fatti.
Anche l’Inter si è adeguata, ha scelto una linea giovane, a partire dall’allenatore, l’uomo ideale per ripartire senza troppe pretese ,uno che insomma può anche accontentarsi di seconde linee magari non troppo all’altezza ma che sposano il ridimensionamento, uno che non chiederà mai la luna, uno che vede nell’allenare l’Inter la realizzazione di un sogno, uno che può e deve fare il possibile con il materiale messo a disposizione da chi sta più in alto, contribuendo si alle scelte ma nel contempo sottostando al volere della società.
Normale, giusto, ma nello stesso tempo malinconico, se si pensa che appena qualche anno fa c’erano allenatori, come Josè Mourinho, che potevano permettersi di indicare questo o quell’altro giocatore senza trovare praticamente alcuna opposizione dai vertici nerazzurri, o che addirittura potevano permettersi di “buttare” 30 mln per Quaresma senza particolare problemi, un’onnipotenza d’acquisto lontana anni luce dalla inevitabile involuzione del presente. Vendere prima di comprare, ridurre gli stipendi ormai fuori budget, fare scelte dolorose privandosi anno dopo anno dei pezzi pregiati, di quei giocatori che hanno regalato tante gioie ai tifosi nerazzurri, facendoli cantare con orgoglio e a petto in fuori: “Siamo i campioni di tutto”, un Eto’o che va per fare cassa, uno Sneijder che probabilmente seguirà il medesimo tragitto, un denaro che verrà investito per puntellare la rosa, praticità e zero sogni, questo il diktat del momento, questa la realtà con cui scontrarsi con amarezza e consapevolezza.
Schelotto, Lodi, Sorrentino, tutti nomi utili e funzionali al progetto, tutti sapientemente scelti per tenere a bada un bilancio a cui basta poco per impazzire, tutti nomi che potrebbero dare uno slancio in più nella lotta Champions rappresentando valide alternative, tutti nomi, però, che non accendono l’entusiasmo dei tifosi, forse abituati troppo bene in passato, con un presidente largo di portafoglio, che trasformava i sogni in realtà, capace di spendere circa 50 miliardi per Ronaldo, 90 per Vieri e via dicendo.
Dai 90 miliardi per Vieri ai 300 mila euro per Rocchi, dalla facilità con cui il club di Moratti sbaragliava la concorrenza in campo internazionale allo scarsissimo perso attuale, con il caso Lucas come esempio lampante, dai top player assoluti a Paulinho come sogno proibito ormai dall’estate, dall’autorevolezza con cui si acquistavano i migliori talenti della seria A, all’assoluta prudenza con cui si va nelle trattative, si offre 3,5 mln ma si fa fatica ad arrivare a 4 (vedi Schelotto).
Meglio così forse, meglio che il calcio si sia dato una ridimensionata vista la crisi che ormai coinvolge tutti i settori, un segno di rispetto, con delle cifre che fino a poco tempo fa erano assolutamente fuori dalla normalità e sono ancora, occorre dirlo, spesso ampiamente esagerate.
Tuttavia, siamo sicuri che, qualora un giorno il presidente decidesse di spendere 100 mln per Messi o per Ronaldo, i tifosi nerazzurri non storcerebbero di certo il naso.