25 Dicembre 2019

Come sono andati i nuovi acquisti dell’Inter? Sensi e Barella già imprescindibili, Lukaku superstar, Lazaro oggetto misterioso

Analizziamo nel dettaglio il rendimento dei nuovi acquisti nerazzurri in questa prima parte di stagione

Il nuovo corso dell’Inter viaggia di pari passo con la soglia di rendimento dettata dai nuovi acquisti. Da Godin a Lukaku, da Sensi a Barella: la vetta nerazzurra nasce dal contribuito degli ultimi arrivati, fondamentali per il cammino della Beneamata. Un rullo compressore costretto a fare i conti con gli infortuni che hanno decimato protagonisti e rivelazioni. Tutto mentre Conte, anch’egli alla prima volta da interista, ha visto le sue certezze in pericolo e lontane per lunghi tratti della stagione dal campo. Tra riflettori ed ombre, analizziamo la prima parte di stagione dei nuovi acquisti nerazzurri, partendo dal reparto arretrato.

BASTONI – Una delle rivelazioni della nuova Inter di Antonio Conte, considerando soprattutto le aspettative della vigilia e le (inizialmente scarse) possibilità di ritagliarsi uno spazio tra i tre tenori difensivi della Beneamata. Tanta fiducia da parte del mister ripagata dal centrale con prestazioni di spessore nonostante i minimi – giustificabili e comprensibili – errori di gioventù. Ogni volta che è stato chiamato in causa, Bastoni non si è limitato a rispondere presente, ma ha garantito ordine, pulizia, mostrando ottime capacità di impostazione. Il classe 1999 è arrivato dal Parma con una valigia piena di sogni rivoluzionati totalmente dall’allenatore nerazzurro. Probabilmente l’ex ducale non si aspettava di trovar spazio sia da titolare che a partita in corso nel viaggio che accompagna la Beneamata alla vetta. Eppure Conte ha scelto di puntare su di lui ed ha raccolto moltissime risposte positive, esternate nei post gara ed in privato al giocatore, fiero di poter contare su un tecnico che crede in lui e che non sembra intimorito dal lanciarlo nella mischia nel momento del bisogno. A parlare sono i numeri: dopo le prime 5 gare trascorse in panchina, nelle successive 12 partite di campionato, in ben 8 occasioni Conte ha scelto lui per completare il tridente difensivo. Vent’anni ed un futuro da protagonista che lo attende: la crescita in questi primi mesi di Inter è stata importantissima, ma il calciatore sembra avere le potenzialità per affermarsi a livelli altissimi.

GODIN – Alti e bassi che hanno prima spiazzato i tifosi interisti per poi convincerli del suo valore assoluto nelle serate di gloria. L’ex Atletico Madrid ha impiegato più minuti del previsto per convincere la piazza e le risposte positive, fin qui, sono arrivate solo a fasi alterne. 16 gare tra campionato e Champions, con il palcoscenico europeo spesso preda della sua esperienza internazionale maturata con i colchoneros, anche se nella mente dei tifosi interisti è ancora troppo vivo l’errore in occasione del gol di Perez in Inter-Barcellona. Piena qualità ancora da dimostrare in toto, alla ricerca di una fiducia duratura in rendimento: 7 gare saltate e qualche distrazione di troppo. Le notti di nebbia hanno suggerito a Conte più di un campanello d’allarme, ma ad incidere sulla sua prima parte di avventura con i colori nerazzurri è soprattutto il modulo. Fedelissimo della difesa a 4, la nuova linea arretrata dell’allenatore interista lo ha costretto a rivedere le sue geometrie e la ricerca del nuovo feeling non è stata priva di intoppi. Col passare dei minuti e nonostante le sbavature però è riuscito a riprendere in mano le sue potenzialità, annullando i limiti e riscrivendo la sua prima pagina interista. Carismatico e dirompente nello spogliatoio, è ormai parte integrante dei senatori destinati a guidare l’Inter ad un passo dal cielo.

BIRAGHI – Rimandato, aspettando il vero rinforzo per il bene dell’Inter e, perché, no per la Nazionale di Mancini in vista dell’Europeo. Tempi dilatati per calarsi a pieno nella parte e troppe uscite di scena soprattutto nelle fasi di emergenza della prima Inter contiana. Ad incidere sui suoi numeri, anche se in leggerezza, la difficoltà nel trasformare la carica del tecnico nel carisma giusto per lasciare finalmente il segno sulla Beneamata. Ventaglio di possibilità in discesa per l’ex Fiorentina, complice il ko di Asamoah e la ricerca spasmodica di fiducia nei propri mezzi di Lazaro, ma risposte poco esaltanti in una zona di campo che costringerà ancora una volta i nerazzurri a correre ai ripari sul mercato. Non la pedina che si aspettava di poter abbracciare Conte, pronto a virare su due sue vecchie conoscenze per ridare garanzie all’Inter in corsia mancina. Destinata ad aumentare la concorrenza per l’esterno che fin qui non ha superato il primo esame dei nuovi acquisti. Sei mesi per redimersi per Biraghi, con la quantità di minuti a disposizione che sta aumentando gara dopo gara e con la necessità di ripagare la fiducia del club che si fa sempre più impellente.

DIMARCO – Destino segnato fin dal suo arrivo in nerazzurro: terza opzione sulla fascia sinistra, alle spalle di Kwadwko Asamoah e Cristiano Biraghi. Conte ha deciso di schierarlo solo a risultato acquisito: 19 minuti collezionati in totale in 2 presenze (contro Torino e Genoa). L’esterno interista non sembra essere riuscito a convincere il tecnico a puntare su di lui ed aspetta le chances per giocarsi le sue carte. Futuro però tutto da decifrare: con il rientro di Asamoah – che ha trascorso da infortunato gran parte di questa prima parte di stagione – l’Inter potrebbe decidere di cederlo già nel mercato di gennaio.

BARELLA – Se fosse uno spettacolo teatrale potremmo dire che il suo primo atto interista fin qui vale il prezzo del biglietto. Investimento importante e risposte che hanno addirittura superato le aspettative di una parte di tifo nerazzurro, scettico dinanzi ai soldi messi sul piatto da Suning per strapparlo al Cagliari. Il centrocampista sardo, invece, ha impiegato pochissimo tempo per conquistare un posto al centro del mondo nerazzurro e degli schemi di Antonio Conte. L’infortunio rimediato contro il Torino ne ha rimandato l’esplosione definitiva, ma già da gennaio sarà pronto a riconquistare la scena interista e quella azzurra. Decisivo per i tre punti contro il Verona, in gol alla prima da titolare in Champions League, corsa, qualità, quantità, recuperi e mille altre cose che hanno contribuito a renderlo uno dei pilastri dell’Inter. Eppure alle prime uscite della sua squadra sembrava ancora un passo indietro rispetto a quelle che erano le tante aspettative sul suo conto. Gli sono bastate però poche partite per disegnarsi al centro dell’Inter, condividendo con Brozovic e Sensi una linea mediana ricca di qualità e capace di affrontare a testa alta qualsiasi tipo di avversario. Destinata a fare storia la gara di Barcellona, in un Camp Nou ammaliato dalla manovra interista: tutto, o quasi, è nato dal loro feeling e dalla scalata di Barella ai vertici dei nerazzurri.

SENSI – Di sicuro il miglior acquisto nerazzurro della scorsa campagna estiva di mercato. Il numero uno per facilità di adattamento, qualità di prestazioni, capacità di fare la differenza e per l’impressionante salto di qualità dettato dal progetto Conte. Faro accecante del centrocampo interista, capace di dettar leggi e ritmi al Camp Nou prima del tunnel buio iniziato con la Juventus ed ormai pronto a rivedere le stelle per tornare subito protagonista. Il suo infortunio contro i bianconeri ha privato l’Inter della sua risorsa più importante e soprattutto di una pedina insostituibile in rosa, capace di interpretare il ruolo di mezzala sia nel senso più puro del termine che gestendo palloni scomodi ad un tocco, smarcando il compagno e smontando il disegno di pressing avversario. L’arma in più di Conte si è messo in luce già alle prime uscite in amichevole, incantando i tifosi e convincendo sin da subito gli scettici in merito al suo ruolo all’interno di questa Inter, rifondata nei suoi protagonisti per lanciarsi a caccia del grande obiettivo. Il colpo lampo della Beneamata è oggi uno dei punti cardine dell’undici interista e sembra già destinato a riscrivere sia la sua storia personale che quella di un club alla ricerca di nuove gioie.

LAZARO – Ancora oggetto misterioso, tra i pochissimi rimandati di questa prima metà di stagione. Non è ancora riuscito a dare un senso all’investimento effettuato dalla società di Corso Vittorio Emanuele, risultando fin qui avulso dal progetto tecnico disegnato da Conte. Una sola gara da protagonista, quella di Bologna, e tante, troppe bocciature sia da titolare che a partita in corso. Una risorsa da ricalibrare in vista di una seconda metà di campionato che non ammette nuovi passi falsi o risposte poco convincenti. La sua rinascita dovrà partire dal campo e da quella fascia che ha conquistato Conte ed i suoi corteggiatori e che, dopo una lunga telenovela per strapparlo ai tedeschi, lo vede ai margini del progetto del tecnico che spera di rivedere sul rettangolo verde le stesse aspettative custodite al momento del suo arrivo. Lazaro sta decisamente soffrendo l'”effetto San Siro”: dopo le prime negative prestazioni, infatti, i mugugni del Meazza sembrano aver inciso sul suo rendimento, risultando spesso insicuro e timido.

SANCHEZ – Un impatto sensazionale in nerazzurro: (quasi) doppietta alla prima gara da titolare. Prestazione però rovinata da un espulsione causata da una simulazione. Neanche il tempo di godersi la sua Inter che le squalifiche prima e l’infortunio poi lo hanno costretto ad abbandonare temporaneamente la nave, in attesa della rinascita. L’ex Manchester United ha collezionato solo quattro gare con i nerazzurri ed il suo bilancio non è tracciabile con semplicità. I segnali dettati dal campo però lasciano ben sperare per la seconda parte di campionato. Risorsa fondamentale per l’attacco di Conte: qualità ed esperienza al servizio dell’Inter.

LUKAKU – L’acquisto più caro della storia dell’Inter ha risposto alla grande alle aspettative che stampa, critica e tifosi avevano riposto in lui. Un solo dato emblematico: è il miglior marcatore stagionale dei nerazzurri in questa prima parte di stagione. Da lui ci si aspettava tanti gol, e tanti gol sono arrivati. Ma è arrivato anche molto altro: un atteggiamento da leader, in campo e fuori, un’intesa da sogno con Lautaro Martinez, il generosissimo regalo di Natale offerto a Sebastiano Esposito. Instancabile ed inarrestabile, con progressioni che hanno ricordato quelle dell’Imperatore Adriano. Sempre in campo quando c’è da lottare ed un nuovo numero nove per i nerazzurri, totalmente diverso rispetto al suo predecessore e con il quale si sprecano inutili paragoni. Tanta strada nel suo domani per scrivere nuove pagine della storia della Beneamata, raccogliendo tutta la fiducia che Conte ha scelto di trasferirgli. Il tecnico dei nerazzurri ha spinto e tanto per averlo con sé nel primo ciclo interista, ricoprendolo di responsabilità insieme a Lautaro e raccogliendo dai suoi diamanti tutti i risultati possibili. Numeri alla mano, ad inizio esperienza si è rivelato come uno dei nuovi arrivati più decisivi della storia nerazzurra, riscrivendo record su record a suon di gol. Oltre alle tante gioie però anche qualche dolore sia personale che di campo: dagli episodi di razzismo – non un caso isolato, come poteva sembrare la notte di Cagliari – a qualche errore di troppo, soprattutto in Champions League, in particolare in occasione della gara decisiva contro il Barcellona. I complimenti sul suo conto coprono anche le macchie del belga, pronto a trascinare sempre più in alto i nerazzurri.