FOCUS – Tapino Silvestre
E dire che era approdato all’Inter con un palmares interessante e la fama di un difensore che garantiva solidità e pure un bel po’ di gol. E dire che è finita con quattro giornate d?anticipo, con un infortunio al ginocchio, l’ennesimo errore che costa una partita e zero reti all’attivo nella miseria di venti gare stagionali disputate. Potrebbe essere racchiusa in queste poche parole la prima (ma probabilmente non ultima) stagione nerazzurra di Silvestre, uno che a Catania e a Palermo aveva fatto decisamente bene, uno che era stato obiettivo di mercato nella scorsa estate anche di altri importanti club italiani, uno insomma che aveva tutti i requisiti per diventare un punto fermo della difesa dell’Inter. E invece su Matias Agustin Silvestre si è abbattuta quella misteriosa nuvoletta fantozziana che per qualche ragione, nel calcio, decide di rovesciare addosso a un giocatore fin lì molto promettente, vagonate di sfortuna condite con una sorprendente e del tutto inedita imperizia con la sfera rotolante. Sì perché nelle venti presenze complessive, Silvestre, si è spesso esibito in mix letali (per la propria squadra) di insicurezza (a volte vera e propria paura), errori al limite del concepibile e preziosi e ricercati regali agli attaccanti avversari. Per il resto, invece, c’è stata solo tanta triste silenziosa panchina e la concreta aspettativa che l’argentino vesta la maglia della Beneamata anche la prossima stagione. E d?altra parte sarebbe anche grande la curiosità di capire se il Silvestre visto durante l’arco di questa stagione è quello vero o se si tratta solo di una brutta copia del difensore visto in Argentina prima e in Sicilia poi. Sarà stato il clima diverso, più rigido e umido di Milano, saranno stati gli esigenti tifosi dell’Inter che al terzo errore di fila, specie se sei un nuovo arrivato, ti scaraventano contro tsunami di fischi e irripetibili improperi, sarà stato l’influsso nefasto di questo annus horribilis della difesa tutta dell’Inter, ma proprio quel giocatore valutato solo nove mesi fa quasi 10 milioni di euro non può essere tutto qui. Certamente per un difensore avere a supporto una squadra con più infamie che lodi non aiuta, ma da un certo punto di vista si potrebbe dire che proprio quando tutto intorno non si stagliano che macerie, basta poco per mettersi in evidenza e perché no, guadagnarsi anche qualche elogio. Se c’è riuscito Jonathan, d?altra parte, lo stesso poteva certamente accadere con Silvestre, che però non sembra aver convinto mai a pieno Stramaccioni e che probabilmente dopo le prime ?uscite a vuoto? avrà iniziato a perdere lui stesso convinzione nei propri mezzi. Per certi versi il suo caso somiglia a quello del connazionale Alvarez, rimasto ai margini dell’Inter a lungo dopo le prime, deludenti apparizioni, ma poi risollevatosi innanzitutto psicologicamente quando, per motivi ?emergenziali?, è stato chiamato in causa con maggiore continuità da Stramaccioni in questo finale di stagione. Opportuno dunque dare a Silvestre un?altra chance. Permettergli di resettare una stagione tra l’incubo e il torpore, e ricominciare da zero un nuovo anno e una nuova avventura in maglia nerazzurra. Opportuno, certo. Così come è indiscutibilmente opportuno far crescere e puntare nel frattempo su giocatori come i vari Ranocchia e Juan Jesus e, perché no, cercare qualche altro rinforzo sul mercato per puntellare la parte centrale di una difesa che è apparsa a dir poco traballante per quasi tutto l’anno calcistico che sta per concludersi. E questo non per cattiveria o disistima nei confronti di un giocatore come Silvestre, che altrove ha dimostrato di avere ottimi numeri. È solo che nel calcio, e soprattutto se si tratta di valutare l’ultimo baluardo della propria difesa, vige più che mai quel noto motto per cui fidarsi e avere fede è bene, ma ?coprirsi le spalle? con qualche sicurezza in più è decisamente meglio.