FOCUS – Tre domande, una risposta
Che in fondo a un tunnel ci sia la luce è risaputo, e che l’Inter probabilmente abbia capito quale sia la strada da percorrere per arrivarci rimarrà comunque una speranza fino a quando quella luce non ci abbaglierà. Ma fortunatamente, oltre ai risultati ottenuti in campionato, ci sono altri dati confortanti per l’animo nerazzurro di ogni tifoso, a cominciare dall’utilizzo, giustificato perché redditizio, di alcuni giovani come Faraoni e Coutinho, che stanno facendo molto bene nelle ultime uscite. Un altro segno importante è il lento svuotarsi dell’infermeria: arma, questa, sicuramente a doppio taglio, in quanto ora di scusanti ce ne saranno sempre meno. Ma forse il tifoso interista degli ultimi anni ha imparato a vedere il bicchiere anche mezzo pieno, per cui se da un lato ora l’aspettativa cresce, dall’altro il livello delle prestazioni e dei risultati della compagine nerazzurra dovrebbe migliorare senz’altro. Si spera.
SI, MA CHI? – Aspettando Sneijder (ne parleremo in seguito), si apprezza il ritorno di Diego, e non intendiamo quello al gol del Principe, ma il rientro dell’altro Diego, Forlan. Assente praticamente da due mesi, l’uruguaiano ha giocato poche partite in nerazzurro, senza incidere molto a dire il vero, ma ora scalpita per tornare in campo, come ha dimostrato nei dieci minuti finali di Marassi. Bene, se l’attaccante giocasse come sa porterebbe gol e punti nella cascina interista, su questo di dubbi ce ne sono ben pochi. Il dilemma sarebbe relativo a chi dovrebbe lasciargli il posto: Pazzini è tornato al gol sabato scorso con la Fiorentina, a coronamento di una partita comunque non eccezionale, ma partecipa molto poco alla parvenza di gioco che cerca di costruire l’Inter in questo periodo; Milito non segna da un mese e mezzo, e sta sbagliando l’impossibile davanti alla porta, anche se i movimenti che fa e le soluzioni che può creare non sono poi del tutto da buttare; Zarate, dopo un avvio altalenante condito da picchi di classe ma anche di testardaggine ed evanescenza, sembra essere stato messo temporaneamente da parte da mister Ranieri. Dunque quale sarà il partner ideale per Forlan, a patto che sarà lui a giocare e non a sedere in panca?
SI, MA COME? – Un altro gradito rientro è quello di Maicon. Finalmente il terzino brasiliano riprenderà (speriamo) con costanza a macinare chilometri in fascia e a costituire una minaccia perenne per gli avversari. Si è detto che in questo mese la sua assenza abbia tolto convinzione a tutto il reparto difensivo e che al rientro coi viola a San Siro il solo fatto di esserci abbia dato fiducia ai compagni. Ciò accade anche perché il numero 13 è cresciuto tantissimo difensivamente e tatticamente, tanto che a difesa schierata risulta essere a tratti anche determinante. Ma andando un po’ a scavare nel recente passato, ci rendiamo conto che quando Maicon fa il pendolino lascia ovviamente praterie alle sua spalle. Il che non sarebbe un problema se qualcuno fosse in grado di coprirle a dovere, come è accaduto fino all’anno del Triplete. E a questo punto sorge spontanea una riflessione: è meglio avere un Maicon votato costantemente all’attacco col rischio di non avere un’adeguata protezione o conviene limitarlo (come è successo con la Fiorentina) e alternare le sue scorribande offensive a quelle del centrocampista laterlae di turno?
SI, MA DOVE? – Il più atteso di tutti è però senza dubbio Wesley Sneijder. “Uno degli ultimi veri numeri 10 del mondo“, si dice, e in effetti non è un giudizio sbagliato. Il trequartista orange è fermo da 50 giorni, e anche lui non fa che mandare messaggi positivi sulla voglia che ha di tornare a calcare l’erba gelida di San Siro. Coutinho, per quanto possa far bene, difficilmente non lo farebbe rimpiangere, e lo stesso vale per Alvarez. Il discorso su Sneijder è strettamente legato al concreto sfruttamento delle sue immense e uniche capacità, ovvero quelle di dettare il passaggio finale e di farsi trovare pronto a fare la giocata decisiva: non è un caso che il suo anno migliore sia stato quello di due stagioni fa, quando tutto ciò gli riusciva alla perfezione. L’impressione che si ha da qualche mese a questa parte è che, al di là della voglia, della grinta, quasi della rabbia che ci mette quando gioca, ci sia quasi un limite al suo estro concreto. E un fattore importante, oltre alla scarsa collaborazione dei compagni, potrebbe essere ricercato anche nella posizione di partenza dell’ex Real: troppo spesso relegato alla mediana o a partire dalla fascia sinistra per accentrarsi, la porta è sempre troppo lontana, e così diventa difficile risultare davvero pericoloso. Qualcuno ricorda il Diego della Juventus? Una trottola che vagava in mezzo al campo alla ricerca di un pallone che quando gli arrivava non sapeva quasi mai come valorizzare. La speranza è che il destino di Wes non sia lo stesso del trequartista brasiliano, che di qualità ne aveva comunque da vendere. Allora dove collocare Sneijder per farlo rendere al massimo con il minimo sforzo: a 50 metri dalla porta o a 25?
SPERANZA – Tre domande. Solo tre domande, che un tifoso lungimirante potrebbe farsi perché vede il bicchiere mezzo pieno e perché crede che la soluzione ai problemi di gioco che affliggono l’Inter si possa comunque trovare. Una delle poche speranze che possiamo avere si chiama Claudio Ranieri: lui, che riflette ogni giorno in allenamento, sa meglio di tutti cosa dire e cosa fare il bene della squadra nerazzurra. Ed è in lui che i tifosi nerazzurri devono riporre la loro fiducia, in lui, che sempre è stato il normalizzatore per eccellenza e che ora deve adoperarsi per non smentire la sua fama. Forza mister, risolvi questi enigmi!