FOCUS – Una profonda tenebra caotica
Passano le giornate, si sommano le partite e la squadra che sembrava ritrovata è sprofondata in un nuovo caos vischioso che trascina tutti sempre più in fondo, tenendo la luce solo come lontano ricordo. La grande beffa, l’ennesima batosta, arrivata ieri a Marsiglia, non è che lo specchio di questo gruppo allo stato attuale: si molla prima della fine. Durante tutta la gara i giocatori cercavano più di non farsi male che di vincere, che allo stadio non ci sarebbe stato spettacolo era cosa nota, che si dovesse assistere a un’ennesima sconfitta era un sentore che non si voleva tenere in considerazione. Nessuno sembra più ricordare cosa significhi sudare per la maglia: non è una Champions che fa un campione ma il coraggio di ripresentarsi la partita successiva con la stessa umiltà con cui si è vinta quella precedente. Tutti sembrano rimpiangere il talento di Eto’o, nessuno però in quello spogliatoio sembra ricordare il ruolo del camerunense nella formazione del triplete. Una prima punta chiamata a fare l’esterno di un attacco a tutto campo, che spesso aiutava il terzino a recuperare palla e imbastire il gioco. Un numero 9 che si recuperava palla a metà campo per lanciare la punta o consegnare il pallino del gioco al faro olandese. Ora nessuno pressa e a mala pena si fa il proprio compitino. La formazione iniziale di ieri, sembrava essere più quella di chi le sta provando tutte per cercare di cambiare le cose, piuttosto che un’esigenza per trovare la velocità adatta a superare la difesa Marsigliese. Zarate resta così un giocatore inespresso, poco più che un porta borracce, Forlan ha dalla sua praticamente 6 mesi di inattività dopo anni di full immertion sui campi da gioco, con un’età non certo da ragazzino. Se a questo aggiungiamo i 40′ minuti di riscaldamento dell’eroe dell’ultima Champions, quel Diego Milito che da ranocchio era tornato Principe, senza però che venisse il momento di lanciarlo nella mischia, allora il quadro è quasi completo. Dico quasi perchè c’è un altro elemento che i tifosi prima gridavano a gran voce, eleggendolo come salvatore della patria, ora lo gridano ancora allo stesso modo, ma per mandarlo in posti meno nobili che un campo di gioco: Wesley Sneijder. L’olandese è nervoso, avulso dagli schemi e anche poco considerato dai compagni che manda ripetutamente nello stesso posto dove lui stesso è invitato a recarsi dai tifosi. Si crea così un circolo vizioso, piuttosto scomodo e triste da vedere, che danneggia ulteriormente un ambiente non certo di facile sopravvivenza. A tutto questo dovrebbe far fronte il polso di un allenatore che però assiste, non si riconosce nel gioco dei suoi, se di gioco possiamo parlare, tentando di proteggere la squadra dalle critiche, per lo meno da quelle degli studi televisivi e della stampa. Ma anche queste sue uscite hanno perso ogni possibile valenza, l’ombra cupa che ha attanagliato i giocatori ha inglobato anche il tecnico romano e si è appropriato anche del volto del presidente ieri allo stadio. Un volto triste, amareggiato, immerso in un pensiero tenebroso con i contorni del caos!