FOCUS – Una vittoria, un milione di soddisfazioni
di Michele Femminella
Alla fine anche il ricordo della serata di ieri probabilmente sbiadirà, e il tempo inesorabilmente porrà sulla sua luce un velo leggero di dimenticanza. Nel calcio poi, macchina in moto continuo, dai ritmi frenetici, il passato fa ancora prima a perdersi nell’oblio. Eppure esistono sfide, esistono attimi, emozioni, che riescono a controvertere le leggi del tempo e a restare in vita a lungo nelle menti e nei cuori che ne conservano fulgido il ricordo.
Juventus ? Inter non è stata mai, e mai sarà una gara come tutte le altre: ogni volta che queste due compagini che hanno scritto pagine epiche del calcio italiano si affrontano, un pezzo di storia sportiva del Bel Paese viene scritta, con tutto il suo bagaglio di emozioni, polemiche e rivalità che rappresentano uno spaccato della nostra società che va ben al di là del calcio in quanto gioco.
Juventus ? Inter di ieri sera ha però avuto un sapore particolare, un sapore fatto di mille sfumature diverse e favolose, per chi quella sfida l’ha vinta innanzitutto. Inutile stare a ripetere quanto possa essere appagante in assoluto per un tifoso nerazzurro vedere l’Inter battere la sua avversaria di sempre; decisamente più interessante è indagare cosa è significato batterla quest?anno, in questo momento, in questa esatta situazione.
La Juve partiva anche ieri favorita, forte di un organico a detta di tutti superiore a quello a disposizione di Stramaccioni e soprattutto perché padrona di casa, nel suo Juventus Stadium ancora immacolato, dove mai i bianconeri avevano perso una sola partita. Facile allora capire il perché di quell’espressione quasi incredula di molti tifosi bianconeri al triplice fischio di Tagliavento: non solo la Juve perdeva un?imbattibilità quasi da record, ma lo faceva a Torino, nella bolgia del suo stadio ritenuto inespugnabile!
Imbattibilità per l’appunto, quella che in campionato (è bene sottolinearlo vista la sconfitta della Juventus nella finale della scorsa Coppa Italia contro il Napoli) durava da ben 49 giornate: il record di sempre detenuto dal Milan sembrava ormai in vista, ma ecco spuntare il fantasma peggiore della Vecchia Signora, quel fantasma vestito di nero e d?azzurro che trasforma un sogno in un piccolo incubo. Niente più record, niente più imbattibilità, niente più certezza assoluta di portare sempre e comunque a casa un risultato utile. E tutte queste nuove realtà sbattute in faccia da quell’Inter sfacciata come il suo allenatore, un?Inter indomita, implacabile, senza pietà, memorabile.
E ancora, quella di ieri sera è stata una vittoria dal sapore di campionato riaperto, che porta in dote quella parolina ?scudetto? che da un paio d?anni era sparita dal vocabolario nerazzurro e che invece, forse contro ogni aspettativa, è tornata oggi ad essere di moda tra i sostenitori della Beneamata. Ma da questo punto di vista a ringraziare i nerazzurri sono probabilmente tutti i tifosi di calcio italiani di fede non bianconera, rassegnati a una campionato già segnato nel suo destino e improvvisamente tornato ad essere aperto a qualsiasi risultato, di nuovo entusiasmante, di nuovo combattuto, come tradizionalmente è sempre stato quello italiano, tanto nei momenti di ricchezza quanto in quelli di povertà.
E? stata la vittoria di Stramaccioni, e di tutto ciò che il tecnico romano rappresenta, per l’Inter e per il calcio italiano: la vittoria di un progetto su cui in pochi fino a qualche mese fa erano disposti a scommettere mezzo centesimo, la vittoria di un?idea di calcio moderna e a tratti spettacolare, la vittoria di chi oltre alla competenza possiede quella grinta e quella passione che rende un tutt?uno guida tecnica, squadra e tifoseria. La vittoria infine di una società che ha risposto alle critiche piovutegli addosso dai suoi stessi tifosi in primis, con una pazienza e una sicurezza derivanti dalla consapevolezza di star facendo un buon lavoro anche sul mercato, anche senza i soldi di una volta, anche senza i nomi da copertina dell’album dei calciatori.
Si tratta certo di una sola vittoria, di una sola partita; ma di soddisfazioni ne ha regalate tante, migliaia, milioni. Tante quanti sono i cuori nerazzurri che battono all’unisono in giro per il mondo, legati tutti da una passione forte, forse fanciullesca, ma di certo imprescindibile. E al netto delle polemiche che lo avvelenano, questa partita è stata l’emblema di quale possa essere la magia che pervade lo sport più bello del mondo.