FOCUS – Uno scoglio di nome Sinisa
di Michele Femminella.
Forse, alla vigilia dell’importante sfida casalinga dell’Inter contro la Sampdoria, più di un tifoso nerazzurro avrà pensato che l’insidia più grande per gli uomini di Mazzarri non arriverà principalmente dal rettangolo di gioco, ma da qualche metro più in là, in quel poligono più piccolo che viene chiamato ?area tecnica? nel quale agirà un volto ben noto e pure molto amato dal popolo interista: Sinisa Mihajlovic.
Lui che con la maglia nerazzurra ha disputato due stagioni, collezionando 42 presenze e 7 gol, vincendo due volte la Coppa Italia e una lo Scudetto; lui che decise di finirla all’Inter la sua carriera da giocatore, mettendo al servizio della Beneamata, per le ultimissime occasioni, il suo sinistro magico e letale; lui che l’Inter l’ha allenata, seppur da vice, vice di quel Mancini che diede vita a uno dei cicli più vincenti della storia dell’Inter.
Eppure domani Mihajlovic torna a San Siro da avversario, torna da condottiero della Sampdoria, suo altro vecchio e grande amore. E dire che a ogni cambio sulla panchina dell’Inter da un paio di anni a questa parte, il suo nome era stato accostato sempre ai colori nerazzurri, arrivando, a detta di qualcuno, addirittura a un passo dal diventarne l’allenatore, cosa che per stessa ammissione del serbo, sarebbe stata a lui tutt?altro che sgradita.
Rimandando al futuro eventuali connubi tra Inter e Mihajlovic, spostando l’attenzione verso qualcosa di molto più vicino e reale, come il match di domani, resta poco da fantasticare: l’Inter si troverà di fronte un avversario duro, rinvigorito soprattutto nello spirito dal suo nuovo e carismatico allenatore, ma non potrà esimersi dal portare a casa il bottino pieno.
Nelle esperienze alla guida delle varie Bologna, Catania, Fiorentina e Serbia, Mihajlovic nonostante non abbia ottenuto sempre grandissimi risultati, è riuscito comunque a dare il suo imprinting alle proprie squadre, facendole giocare un calcio basato soprattutto sull’organizzazione e sulla compattezza. Inoltre proprio nelle gare ?di cartello?, contro avversarie più blasonate di quelle da lui guidate, ha dimostrato di riuscire molte volte a ottenere il meglio dai propri uomini (ne sanno qualcosa la stessa Inter e la Juventus, entrambe battute nella stagione 2009/2010 dal Catania).
L’Inter però non può permettersi un altro passo falso dopo l’amaro pareggio contro il Bologna, perché la corsa al terzo posto non permette di lasciare impunemente per strada troppi punti, soprattutto quando si affrontano in casa squadre che galleggiano nella parte bassa della classifica. D?altronde, nonostante il risultato poco entusiasmante, contro il Bologna si è vista ancora una volta un?ottima Inter, un?Inter che ha fatto nuovamente intuire che se solo avesse maggiore concretezza (e a volte fortuna) in avanti, potrebbe rafforzare ancor più il suo primato come squadra col miglior attacco della Serie A e, soprattutto, puntare ancora più in alto rispetto agli attuali obiettivi.
Mihajlovic e la sua Samp, arcigni e combattivi come dimostrato nella gara contro la Lazio di domenica scorsa, rappresenteranno uno scoglio non facile da superare per l’Inter. Mazzarri però, così come la sua controparte, è un allenatore carismatico che sa tirar fuori il meglio da ciascun giocatore a sua disposizione, e la progressiva e incoraggiante crescita della squadra deve passare anche e soprattutto per una agognata maturità che porti a vincere innanzitutto le gare in cui si parte favoriti. Con buona pace del vecchio amico nerazzurro Mihajlovic: non ne abbia a male, ma c’è un posto in Champions da conquistare.