Intervistato in esclusiva da La Gazzetta dello Sport, Davide Frattesi ha parlato di questi suoi primi mesi all’Inter, del fiuto del gol, del suo ruolo e della grande concorrenza a centrocampo. Queste le sue parole:
FIUTO DEL GOL – “Ci credo sempre, mi butto: mi esalta più rubare una palla di forza che segnare, ma è sempre bello far gol. Ancora più bello vedere una squadra in cui tutti sono coinvolti. Inzaghi è stato bravo a non “perdere” nessuno: anche quando giocavano sempre gli stessi, veniva a parlarci, a motivarci. Ti fa sentire importante, è questo che conta”.
RUOLO ALL’INTER – “Non pensavo mica di essere titolare subito. Sarebbe stato stupido anche solo pensarlo e poi il 100% dei centrocampisti di A qui non giocherebbe mai titolare. La panchina la vivo come una cosa normale, un’occasione di crescita, anche perché farlo in maniera diversa sarebbe controproducente. Non mi sono mai pentito di aver scelto l’Inter”.
CONCORRENZA – “Trovarsi davanti Barella-Calhanoglu-Mkhitaryan frustrante? No, è uno stimolo. Io mi sento un centrocampista moderno, intenso, ma devo fare il mio percorso: se voglio puntare a essere un titolare in futuro, bisogna migliorare in costruzione. Il modello è Barella: era un incursore, una mezzala offensiva, ma col lavoro è migliorato tantissimo nella gestione della palla. Ecco, io devo fare lo stesso. Cosa prenderei dal trio di centrocampo? Da Calha tiro e tranquillità: è uno dei migliori registi al mondo. Da Mkhitaryan le doti tecniche e l’intelligenza tattica. Da Barella quello scatto mentale che dicevo e che ti porta a un altro livello”.
ATMOSFERA – “Il segreto? Il livello è altissimo, eppure nessuno fa il fenomeno. Poi Inzaghi sa come gestirci: anche quando hai una giornata storta, non te la fa pesare, e ti dice la parola giusta. In questo gruppo tutti hanno un ruolo: prendete l’importanza dietro le quinte di Arna, che ora deve pagare… Prima dell’Atletico io, lui, Asllani e Carlos Augusto abbiamo deciso che, ad ogni gol, chi segna fa un regalo agli altri tre. Stiamo aspettando Arna, ma col gol a Lecce toccherà pure a me…”.
STUPORE THURAM – “Chi mi ha stupito di più? In ritiro non sembrava così forte tecnicamente, ma poi è iniziato il campionato e si è trasformato. È diventato impressionante nella tecnica: uno-due, passaggi al millimetro”.
OTTAVO DI CHAMPIONS – “A San Siro non puoi non entrare col sangue agli occhi. Con l’energia che ti dà lo stadio, potrei rompere i muri a capocciate. Ora a Madrid ci aspetta un bell’ambientino… Bisogna tenere duro, soprattutto all’inizio. Poi, col passare del tempo, dovranno aprirsi e noi sappiamo fare male in ripartenza”.
PROMESSA SCUDETTO – “Ancora è lunga… Ma se succede, porto nonna Stefania sul pullman. Farebbe divertire tutti e potrebbe evitare che mi lanci di sotto per la gioia”.
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