Ha toccato diversi temi Davide Frattesi nel corso dell’intervista rilasciata questa mattina sulle pagine de la Repubblica. Dalla sua prima stagione all’Inter, passando per la famiglia e l’Europeo che avrà inizio tra pochi giorni, sino ad arrivare al trasferimento della scorsa estate. Il retroscena con il Milan e tanto altro tra le parole concesse dal forte centrocampista nerazzurro.
Frattesi, prime sensazioni di questa Nazionale?
“Ci stiamo conoscendo e stiamo bene insieme. È stata una bella idea attrezzare la sala comune con ping pong e biliardo”.
Lei come se la cava?
“Con la racchetta bene, me la gioco con Fagioli. La stecca invece nemmeno so come si maneggia”.
Se l’Italia è all’Europeo è anche grazie alla sua doppietta nelle qualificazioni contro l’Ucraina. Che emozioni ha provato?
“Una gioia da impazzire. Sono legato al mio Paese, ci tenevo. Pochi giorni dopo è arrivato il derby col Milan in cui ho segnato il primo gol in nerazzurro. Ero in estasi. Una settimana da dio, per citare uno dei miei film preferiti. Per il resto mi piacciono quelli di dinosauri, mostri, supereroi”.
A Coverciano qualcuno le ricorda i personaggi Marvel?
“Donnarumma è Spiderman. Bellanova, velocissimo, Flash”.
Nell’Inter si gioca il posto con Nicolò Barella, suo compagno anche in Nazionale.
“Da Nicolò c’è tanto da imparare. All’inizio era un incursore, come me, poi si è completato, lavorando tanto sulla costruzione del gioco. È lì che voglio migliorarmi”.
Siete amici?
“Amici e vicini di posto in spogliatoio. Anche se sulle passioni non siamo allineati. A lui piace il buon vino, a me la Coca Cola”.
Chi è il suo compagno di stanza nel ritiro azzurro?
“Scamacca, da cent’anni. Abbiamo fatto i conti, dalle giovanili abbiamo passato almeno 700 giorni in camera insieme. È un compagno perfetto: si addormenta subito, russa raramente e se lo fa la smette alla prima cuscinata”.
Quattordici anni fa eravate insieme alla Lazio, poi alla Roma e al Sassuolo. Ora in Nazionale.
“È destino. Di solito, lui arriva in una squadra e io lo seguo. Quando ho firmato con l’Inter gli ho detto: Scama, questa volta tocca a te raggiungermi. Invece ha scelto l’Atalanta, ed è felice così”.
Scamacca che tipo di palloni chiede?
“Se sta bene segna in qualsiasi modo. È forte da vicino, ma sa anche spaccare la porta da trenta metri. A Bergamo è cresciuto, tecnicamente e fisicamente”.
Di questa stagione si ricordano i suoi scontri con Theo nei derby. Le piacerebbe replicarli all’Europeo?
“Io vivo per i duelli con giocatori bravi, rappresentativi e amati dal proprio pubblico. Ma la Francia è forte, me la eviterei volentieri”.
Con Asllani, Augusto e Arnautovic all’Inter vi eravate promessi che chi avesse segnato avrebbe fatto un regalo agli altri tre. Com’è andata?
“Che appena fatta la scommessa, ho cominciato a segnare! Sono sotto nel conteggio, mi presenteranno il conto”.
Chiarisca una volta per tutte: da bambino era romanista o laziale?
“Non lo dico. Sono stato benissimo con entrambe le maglie”.
A Formello la ricordano come un leader, già da piccolo.
“Ero e sono ancora super competitivo. Spronavo i compagni a esserlo a loro volta. Ho imparato che invece nelle relazioni con gli amici e con le donne volere vincere non aiuta, anzi. L’importante è capirsi, non avere ragione. Non è stato facile arrivare a questa consapevolezza”.
Chi è il suo idolo nel calcio?
“Tecnicamente Marchisio. Per carattere De Rossi”.
Da ragazzino era attaccante e per conservare il suo ruolo ha litigato con Franceschini, allenatore delle giovanili laziali. Oggi gli è grato?
“Molto. Glielo scrivo spesso. La gratitudine è tutto. Mai scordarsi da dove vieni e chi ti ha aiutato”.
Un’altra squadra a cui deve tanto: il Sassuolo, oggi in Serie B.
“Tiferò per loro. Sono triste per i miei ex compagni e per Giovanni Carnevali. Lui e il mio procuratore Beppe Riso, uomo tranquillo e carismatico, mi hanno guidato con affetto, consigliandomi di aspettare un anno in più prima del salto in una grande squadra. Non ero convinto, ma è stata la scelta giusta”.
I tifosi rossoneri erano pronti per il suo arrivo a Milanello. Quanto è stato vicino al Milan?
“Non ne ho mai saputo niente. Il mio agente mi ha chiesto: dove vuoi andare? Io già a maggio dello scorso anno ho risposto: solo Inter. Lo avevo deciso giocandoci contro. Una squadra fortissima, con un grande allenatore e un pubblico magico. Non volevo ascoltare niente altro”.
Le ha fatto effetto vedere sua sorella Chiara che festeggiava in campo la Coppa Italia della Juve?
“L’ho bloccata su tutti i social per quattro giorni. Ci prendiamo in giro. Che sia così esposta non mi dà noia. Ognuno ha la sua vita, non si può mettere nessuno sotto una campana di vetro”.
E suo fratello Luca?
“È gemello di Chiara ma è identico a me. Lavora nell’impresa edile di mio zio, che insieme a papà è il mio punto di riferimento”.
È vero che ha proposto a suo padre di smettere di lavorare?
“Eravamo in macchina, di ritorno da Verona. Lui alla guida. L’ho fissato per venti secondi, poi gli ho detto: se vuoi ti mantengo io. Stava per farmi scendere in autostrada. Ama il suo lavoro. È direttore per il centro sud di un’azienda di illuminazione pubblica. Gira sempre, come me”.
Sua madre invece è spesso a Milano con lei.
“Può lavorare da remoto, con telefono e computer. È segretaria in un negozio di mobili”.
Ha mantenuto la promessa fatta a sua nonna Stefania di portarla sul pullman della festa?
“Non si poteva. Però l’ho portata alla festa e alla cena di squadra. Cantava con tutti”.
Videogiochi, escape room, pesca sub. Altre passioni?
“I Lego. Ci gioco ancora adesso. Mi hanno regalato una maxi astronave grande di Star Wars da oltre 10 mila pezzi. Non la finirò mai. Una cosa che faccio poco invece è guardare il calcio in tv”.
Anni fa girò sui social una foto in cui era nudo. Le ha dato fastidio?
“All’inizio sì. Mi chiamavano tutti, io non capivo. Ma sinceramente non è stato un dramma”.
Cosa sogna come calciatore?
“Voglio tutto: Europeo e Mondiale con l’Italia, Champions con l’Inter”.
E come uomo?
“Amici veri e una bella famiglia. Ma non è ancora il momento per avere figli. La mia ragazza ha 23 anni, stiamo insieme da sei. È giusto che finisca i suoi studi e che si realizzi, anche indipendentemente da me”.
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