Oggi ha 47 anni e fa l’osservatore dell’Inter, ma Fabio Galante – all’Inter – è stato anzitutto difensore tra il 1996 e il 1999: giusto il tempo di conoscere alcune delle leggende di quella squadra, di vincere una Coppa UEFA nel ’98 e di mettere insieme tanti ricordi che oggi, in un’intervista a Radio Nerazzurra, l’ex calciatore ha sciorinato interamente. A partire, ovviamente, dall’inizio: “Il mio primo ricordo dell’Inter è sicuramente legato al giorno della presentazione – ricorda Galante – Quando sono arrivato alla Pinetina con Mazzola, Facchetti e con il presidente Moratti che mi hanno accolto alla grande. Le tante domande della stampa e dei giornalisti. E’ stato veramente un giorno che ricorderò per tutta la vita. Poi a 23 anni venivo a giocare in una delle squadre più forti al mondo”.
BERGOMI – “Lo Zio non ha bisogno di presentazioni specialmente in casa nerazzurra. E’ stato importante per me perché era accorto, ci faceva capire l’importanza di essere all’Inter, i valori, lo stato di appartenenza. Beppe è stato importante, mi ha dato consigli ma sicuramente io l’ho ringiovanito, è la cosa più importante per lui perché gli ho fatto giocare un Mondiale a 34-35 anni in Francia. E’ stato importante per me perché veniva a prendermi tutte le mattine quando ci dovevamo allenare: è stato un buon autista”.
RONALDO – “Si parla di uno tra i più grandi calciatori della storia del calcio. Penso che con me Ronaldo abbia instaurato subito un rapporto veramente di amicizia e poi, lui, con il suo carattere andava d’accordo con tutti. Con me, non so, per il mio modo di fare, avevamo la stessa età, giovani, entrambi fidanzati quindi spesso andavamo a cena insieme con le compagne. In ritiro ero molto più vicino a lui”.
SIMONI – “Gigi più che un allenatore era un padre di famiglia. Con la sua intelligenza e il suo modo di gestire aveva capito che aveva la fortuna di avere un Ronaldo in squadra e avere un gruppo che sosteneva Ronaldo. Simoni, Ronaldo lo faceva sentire, sì, il più forte, però aveva dei modi di fare per non farlo sentire superiore. Quindi alla fine Gigi con noi aveva sempre la parola buona, sapeva alzare la voce nel momento giusto, ma mai con modi maleducati. Anche noi, chi giocava di meno chi di più, tutti noi, abbiamo avuto un rapporto bello”.
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