26 Febbraio 2019

Garlando (GdS): “Il mondo intero ha visto il petto di D’Ambrosio. Non va perfezionata la Var, vanno migliorati gli arbitri”

Il giornalista de La Gazzetta dello Sport sottolinea come ci sia assoluta necessità di un cambiamento importante nella classe arbitrale

Luigi Garlando, giornalista de La Gazzetta dello Sport, sulle colonne della Rosea è tornato a parlare dell’arbitraggio di Abisso che ha influito nel finale, in maniera abbastanza evidente, il risultato della gara che si è giocato al Franchi tra Fiorentina e Inter.

Ecco le sue parole: “Il tiro di Chiesa ha sbattuto sul petto di D’Ambrosio, sulla sinistra, perciò si potrebbe dedurre che la Var sia stata colpita al cuore. Il rigore inesistente assegnato alla Fiorentina è stato letto da molti come la fine dell’innocenza dell’arbitro elettronico. Per un anno e mezzo, al di là delle varie sbavature e delle interpretazioni discutibili, ci siamo cullati una certezza: le ingiustizie plateali, oggettivamente palesi, tipo la mano di Henry che costò un Mondiale a Trapattoni o la testata di Zidane a Materazzi non sfuggiranno al Var. E invece un colpo di petto, che il mondo intero ha riconosciuto come tale, si è trasformato in fallo da rigore perché una sola persona, l’arbitro, lo ha percepito come colpo di braccio. Ma allora la Var ci lascia nudi come prima. Da qui la fine dell’innocenza e un senso di smarrimento generale. Ma è un sentimento sbagliato. La Var ha fatto bene il suo lavoro, ha sbagliato il signor Abisso da Palermo.  Non va perfezionata la macchina, vanno migliorati gli arbitri, che devono adattarsi alla nuova era”.

Serve un upgrade nella classe arbitrale: “Oggi può capitare che la Var smentisca per tre volte la tua decisione di campo, l’ultima delle quali al 57’ del secondo tempo. E tutte e tre le decisioni della Var, corrette, danneggiano la squadra di casa. Il nuovo arbitro deve avere la forza, la personalità per correggere i suoi giudizi errati, fossero anche cento, fosse anche il 120’ di recupero. Se scopre invece di avere paura e si sforza di vedere ciò che non c’è per prendere la decisione ambientalmente più comoda e rassicurante,deve riflettere sulla propria vocazione professionale. Come il chirurgo che trema davanti al sangue o il giudice davanti a un’intimidazione”.

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