Garlando: “Gestione post-Triplete sbagliata. I giocatori da Inter stanno larghi in un taxi”
Le parole del giornalista de La Gazzetta dello Sport sulla situazione in casa nerazzurraLuigi Garlando, giornalista de La Gazzetta dello Sport, ha voluto analizzare la situazione in casa Inter: “Perdere la quinta delle ultime sei partite per un gol di Goran Pandev, essere cioè sprofondati nel pozzo più buio da un ex eroe del Triplete, nel castello che fu di Milito, è un epilogo da romanzo russo. Una cosa da Inter. Le colpe del passato che tornano per presentare il conto. Perché tutto cominciò dalla sciagurata gestione del dopo-Champions quando, con l’addio di Mou, si doveva avviare il rinnovamento, cedendo qualche vecchio eroe, ben quotato dopo Madrid, e progettando un nuovo ciclo tecnico. Vendere, reinvestire, ringiovanire. I tifosi a pancia piena avrebbero accettato con sorrisi da luna di miele qualche stagione di transizione“.
“Invece si è abusato di gratitudine e rinnovi, gli eroi sono invecchiati in casa, divorandosi i nuovi allenatori. E così, dopo 7 anni, Palacio è ancora in campo e non si vede l’alba di un rinascimento, perché alla 35° giornata sorge il sospetto che l’Inter non sia quel film che vi abbiamo raccontato finora: una rosa di campioni che deve trovare solo un’identità tattica ed essere rifinita al prossimo mercato per ricominciare a vincere. Giocatori che accettano di perdere senza reagire partite come quella di ieri, dopo averne perse già 12, e aver fallito tutti i traguardi stagionali, non possono essere definiti campioni. Non basta la stoffa dei piedi a certificarli. Tenendo fuori Joao Mario, Banega, Brozovic e poi togliendo capitan Icardi, Pioli ha puntato platealmente il dito contro i presunti leader tecnici e morali. Nel momento della disperazione Juric è riuscito a guidare il Genoa alla vittoria perché una settimana prima era stato capace di piangere. Chi sa piangere all’Inter? La prima emergenza di casa non è l’allenatore, ma fondare un nucleo etico attorno a cui plasmare una squadra. Alla luce dell’ultimo mese, per caricare ad Appiano i giocatori «da Inter» basta un taxi. E stanno larghi”.
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