Georgatos: “Inter? Ognuno sa quello che deve fare. Vieri mi portava all’Hollywood. Vi racconto di quella volta che…”
L'ex terzino nerazzurro ha concesso una bella intervista ai microfoni de La Gazzetta dello SportAveva troppa nostalgia della Grecia e lasciò l’Inter troppo presto: stiamo parlando di Grigoris Georgatos. Il terzino sinistro greco ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport ed ha ricordato i momenti vissuti con la maglia nerazzurra, pentendosi della scelta di lasciare la Beneamata: “Avrei dovuto avere allora la testa di oggi: non me ne sarei andato dall’Inter così presto”.
Ricorda chi ci restò più male?
“Bobo Vieri. Mi diceva: “Non ti stancare mai di crossare, poi ci penso io”. Quando ero triste mi portava all’Hollywood con lui, mi faceva entrare nel privé: forte, Bobo”
Disse anche di aver conosciuto pochi che facevano piovere cross come lei. E da allora è piovuto molto meno, dalla fascia sinistra.
“Ma ora Spalletti è molto soddisfatto di Nagatomo, no?”
Ah dunque, segue ancora l’Inter…
“Seguo il calcio, come potrei non seguire l’Inter. Ogni tanto metto ancora quella maglia, con gli Inter Forever. A giugno abbiamo giocato a Creta, c’erano Toldo, Materazzi, Chivu, Kallon, Suazo…”
Diceva, di Spalletti?
“Grande esperto della Serie A e questo conta. Un allenatore che dà un’idea di calcio precisa alle sue squadre: guardi l’Inter e dici ‘Ognuno sa cosa deve fare’. Poi i risultati aiutano: ti danno sicurezza e avvicinano la tua gente”.
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“Che bei ricordi il Torino, e anche San Siro: quando mi scrissero quello striscione “Grigoris, Milano ti ama” non ci volevo credere, ogni tanto riguardo ancora le foto. Stavo davvero bene solo quando mi allenavo alla Pinetina e quando giocavo, meglio se a San Siro. Ha visto che bolgia era il Karaiskakis per Olympiakos-Barcellona? Ecco, San Siro sa essere così, ma con il doppio degli spettatori”.
“Amichevole a Zurigo con il Grasshopper: segno dopo aver dribblato tre avversari e lo speaker, confondendo le pelate, urla “Gol di Ronaldoooo”. E lui, dopo la partita: “Quel gol era talmente bello che hanno pensato l’avessi fatto io”. Quell’anno, quando Ronnie si fece male, cambiò tutto. Peccato: ci sentivamo forti, forti da vincere lo scudetto”.
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