15 Dicembre 2017

Da Totti a Gerrard, passando per… Padelli: quando i calciatori giocano nella squadra del cuore

Il secondo portiere dell'Inter, dopo la partita da protagonista contro il Pordenone, ha rispolverato una vecchia figurina che prova la sua fede nerazzurra: è solo l'ulitmo di numerosi casi di giocatori-tifosi del proprio club

La partita contro il Pordenone non sarà stata la migliore della gestione-Spalletti, ma rimarrà ben impressa nella mente di un giocatore nerazzurro: Daniele Padelli. Dopo quattro stagioni al Torino, il classe ‘85 questa estate ha accettato di approdare in nerazzurro, pur sapendo che avrebbe trovato poco spazio, a causa della presenza di Samir Handanovic. Alla prima occasione però, ha risposto presente, parando due rigori ai friulani in Coppa Italia e salvando l’Inter da una potenziale figuraccia. A chi pochi mesi fa gli ha chiesto il perché della sua scelta, ha risposto: “E’ il sogno di un bambino che si avvera: sono tifoso nerazzurro da sempre”. Quello di Padelli è solo l’ultimo di numerosi casi di giocatori che sono riusciti a realizzare il sogno di una vita, giocare per la squadra del cuore.

ANTONIO CASSANO

A Milano ce ne sono stati diversi. Gli interisti ricorderanno Antonio Cassano, che dopo Bari, Roma, Real Madrid, Sampdoria e Milan, è finalmente approdato nella squadra per la quale ha sempre detto di tifare, e per la quale fece un provino quando aveva 11 anni: l’Inter. “Ho detto che sopra al Milan c’è solo il cielo? Beh, dopo il cielo c’è l’Inter!” – ha esclamato Fantantonio appena arrivato ad Appiano Gentile.

ANDREA PIRLO

Oltre al talento barese, si ricordano due giocatori dalla dichiarata fede nerazzurra, ma che hanno presto preso altre strade una volta assaporato il campo di San Siro. Andrea Pirlo è stato pescato a 19 anni dal Brescia, dov’era cresciuto, ma alla sua prima stagione a Milano ha collezionato soprattutto panchine. In totale è rimasto sotto contratto con l’Inter dal 1998 al 2001, con in mezzo i prestiti alla Reggina ed al Brescia, dove Carletto Mazzone lo ha trasformato da trequartista a regista.

LEONARDO BONUCCI

Il secondo nerazzurro che ha trovato gloria altrove è l’attuale capitano del Milan. Cresciuto nel settore giovanile dell’Inter, Bonucci in più di un’occasione ha confessato di farne anche il tifo, salvo poi ricredersi una volta passato alla Juventus: da allora ha cambiato versione dichiarando invece di essere da sempre tifoso della Vecchia Signora, e che il suo amore verso i nerazzurri fosse puro interesse. Mancini gli ha regalato l’esordio ufficiale al 90’ della partita contro il Cagliari nel 2006, ma quella ad oggi è l’unica presenza in campionato che può vantare con il Biscione.

ZLATAN IBRAHIMOVIC

Ibracadabra è un caso a parte: con lui dubbi sulla veridicità di certe dichiarazioni d’amore sono ancora più marcati. Passando dalla Juventus all’Inter, lo svedese ha rivendicato la propria passione di vecchia data per la sua nuova squadra. Nessuno può dire con certezza se davvero Ibra ha realizzato un sogno arrivando a Milano, visto che si è sprecato negli elogi anche per Barcellona, Milan e Paris Saint Germain, oltre che per la Juventus stessa.

DONNARUMMA E BALOTELLI

Dall’altra sponda del Naviglio, proprio in questi giorni si vive il caso-Donnarumma, milanista dichiarato che vive però da separato in casa per via delle vicende legate al contratto. Prima di lui, l’ultimo caso famoso di giocatore-tifoso dalle parti di Milanello è stato quello di Mario Balotelli: cresciuto ed esploso nell’Inter di Mancini, il suo rapporto con i tifosi nerazzurri si è incrinato notevolmente nella serata della semifinale di Champions contro il Barcellona nel 2010. Mario venne beccato dallo stadio per il suo atteggiamento indolente, e per tutta risposta gettò a terra la maglia nerazzurra in segno di disprezzo e sfida. Ben presto è venuta a galla la sua fede rossonera. Dopo due stagioni e mezzo al Manchester City, Supermario è approdato al Milan, trascinandolo in sei mesi alla conquista di un posto in Champions con 12 gol in 13 presenze (6 su rigore).

TOTTI, DE ROSSI E FLORENZI

Restando nel Belpaese l’esempio più eclatante è però quello di Francesco Totti, l’ottavo Re di Roma. Il Pupone in 25 anni di carriera ha collezionato numeri da record: tutti, esclusivamente, con la maglia giallorossa. E’ probabilmente grazie al suo esempio che prima De Rossi e poi Florenzi (pur tenendo quest’ultimo una porta aperta per eventuali ripensamenti) hanno giurato fedeltà eterna alla squadra della Capitale. Capitan Futuro, ha ereditato (finalmente) la fascia in maniera ufficiale solo questa stagione, ma considerando la sua non più verdissima età, è facile che molto presto tocchi proprio a Florenzi diventare la guida romana e romanista in campo per la squadra di Di Francesco.

INSIGNE E QUAGLIARELLA

I supporters del Napoli si godono lo scugnizzo Lorenzo Insigne, napoletano doc. Quello del San Paolo è sempre stato un pubblico caloroso, ma anche esigente con i propri beniamini: il rapporto fra Lorenzo il Magnifico ed i tifosi azzurri non è stato sempre rose e fiori, a causa della fatica che inizialmente l’attaccante faceva ad affermarsi. Fabio Quagliarella lo sa bene: passando dal Napoli alla Juventus venne etichettato con ogni genere di epiteto, salvo poi ricevere le scuse degli stessi partenopei quando si scoprì che il suo trasferimento era anche dovuto ad un caso di stalking di cui fu vittima, con coinvolgimenti della camorra.

GLI ALTRI ITALIANI E TORRES

Dell’Italia si potrebbe ancora dire con i casi di Marchisio e Del Piero alla Juventus, Nesta e Di Canio alla Lazio, Miccoli al Lecce, ma anche all’estero non manca chi ha realizzato il proprio sogno. Fernando Torres , dopo aver fallito al Chelsea e nella breve parentesi al Milan, non ha avuto dubbi su quale fosse il club giusto dove rilanciarsi: l’Atletico Madrid, nel quale è cresciuto e del quale è sempre stato un tifoso accanito.

LA CANTERA DEL BARCELLONA: PUYOL, VALDES, FABREGAS, XAVI, PIQUE’

La cantera del Barcellona ha fatto venire a galla una generazione di fenomeni accocumati, oltre che dall’infinito estro e da una carriera condivisa fin dai primi passi, anche da elementi che travalicano il mero significato sportivo. Puyol, Victor Valdes, Xavi, Fabregas, Piquè: il loro amore verso il Barcellona è legato a doppio filo anche alle questioni politiche, all’indipendenza dei catalani, all’odio smisurato verso Madrid ed il Real.

STEVEN GERRARD

Gerrard è stato per il Liverpool quello che Totti era per la Roma, con l’unica, insignficante differenza che l’inglese ha terminato la carriera con l’esperienza in America ai Los Angeles Galaxy. Il picco più alto della sua avventura nei Reds, Steven lo ha toccato nel 2005, con la celebre rimonta da 0-3 a 3-3 in sei minuti contro il Milan in finale di Champions (grazie anche ad un suo gol). Una volta l’ex numero 8 ha dichiarato: “Quando morirò, portatemi ad Anfield”. Fedele fino alla morte, e anche oltre.

I SUDAMERICANI

In questa rubrica dovrebbero trovare spazio numerosi calciatori, del presente e del passato, che almeno una volta sono riusciti a passare per il loro club preferito in Sudamerica. Il fatto che il quasi trentaseienne Adriano, con diversi chili in più ed una assenza dai campi di gioco di quasi due anni, ambisca a tornare a giocare al San Paolo, la dice lunga sulla diversa competitività fra i campionati in Sudamerica rispetto ai principali Europei. La particolarità di questi casi risiede dunque nel fatto che il diverso livello permette ai giocatori di poter quasi “scegliere” quando andare a vestire la maglia del proprio club, come Maradona al Boca Juniors, Pelè al Santos,  Milito al Racing Club e come forse un giorno vorrà fare Messi con il Newell’s Old Boys: in quel caso, siamo certi che nessuno gli chiuderà la porta in faccia.

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