Giulini: “Barella? Ero convinto di venderlo questa estate, ma un giorno tornerà. Sono interista, mi procura imbarazzo essere…”
Il presidente del Cagliari racconta i retroscena del rapporto con il centrocampistaE’ stata una trattativa lunga e snervante, fatta di rilanci e controproposte, inserimenti a sorpresa e strategie inaspettate. Ma alla fine, grazie all’accordo raggiunto sull’asse Marotta-Giulini, Nicolò Barella è diventato ufficialmente un nuovo calciatore dell’Inter. Proprio il presidente del Cagliari, protagonista indiscusso della resistenza sarda per il centrocampista adesso nerazzurro, è stato intervistato questa mattina sulla pagine del Corriere dello Sport. Ecco i passaggi più interessanti in cui racconta i retroscena del suo rapporto magnifico con Barella:
Famiglia di interisti, i Giulini. Nel ’98 seguii tutta la fortunata campagna europea di Simoni e Ronaldo e ricordo che un Giulini era spesso presente, anche in trasferta.
“Mio fratello Gabriele, che oggi ha sessant’anni. Hai conosciuto lui”.
Possiedi ancora lo 0,000034 delle azioni dell’Inter?
“Sì, e mi procura imbarazzo quando pronunciano il mio nome in consiglio. Azioni invendibili, effetto della parcellizzazione. Il valore? Insignificante… Dall’Inter mi sono allontanato anche emotivamente quando il dottor Moratti ha lasciato, il Cagliari mi assorbe totalmente”.
Hai appena venduto Barella: era proprio questa l’estate giusta.
“Adesso lo posso dire, sì, ne ero sicuro. Anche sul piano personale la partenza di Nicolò è pesante, lui ed io abbiamo vissuto insieme questi anni, l’ho visto nascere come calciatore, crescere, affermarsi, conquistare la Nazionale. Appena arrivai alla presidenza, Matteoli mi disse che c’era un ragazzo che aveva grandi numeri. Subito in Primavera, e poi l’esordio con Zola in coppa Italia. Da allora Nicolò è sempre stato in prima squadra ad eccezione della stagione in cui decisi di mandarlo a farsi le ossa a Como. Rastelli e Capozucca erano contrari, mi imposi. Nicolò tornò da Como che era un uomo, fu un passaggio fondamentale della sua maturazione. Cagliari la casa, le coccole, Como il momento del distacco. Io e Beltrami, il suo agente, gli comprammo l’auto a metà, una 500, cinquanta e cinquanta… Ti confesso che ho un pensiero fisso”.
Quale?
“L’altra sera, arrivato a Milano, Nicolò è venuto a casa mia, ci siamo abbracciati e gli ho ripetuto che per me si trattava di un arrivederci e che un giorno l’avrei ritrovato nel Cagliari”.
E lui.
“Ha la mia stessa idea”.
L’ultima stagione ne ha consacrato il talento.
“Nicolò ha impersonificato al massimo il nostro mantra: noi siamo speciali, il Cagliari è speciale, il Cagliari prima di tutto. E’ cresciuto alla scuola calcio di Gigi Riva e in seguito vicino a Daniele Conti, Cossu, Dessena, Sau, ha dentro di sé i contenuti, i valori dei cagliaritani. Un ragazzo equilibrato, un leader naturale, ma con la spregiudicatezza e la spensieratezza del ventenne. I suoi sono vent’anni particolari, è sposato, ha due bimbe. La donna che ti sta al fianco ha un ruolo troppo importante, è il tuo centro. Parlo per lui ma anche di me, nella mia vita mia moglie ha un peso determinante. E poi ci sono i figli. Uno dei miei quattro maschi, Giacomo, è nato a Cagliari, è un tifoso appassionato e anche un ottimo consigliere, naturalmente gioca nella mia squadra di calcetto”.
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