Protagonista di una lunga intervista concessa questa mattina ai microfoni di Dazn, Robin Gosens ha raccontato i momenti duri attraversati negli ultimi mesi a causa del duro infortunio rimediato lo scorso anno con l’Atalanta. L’esterno tedesco, autore lo scorso mercoledì del primo gol in campionato con la maglia dell’Inter, ha ammesso le difficoltà incontrato sul piano fisico. Come spiegato nell’intervista, però, dopo tanti sforzi sembra essere pronto per tornare ai livelli di un tempo.
VERO ROBIN – “Anch’io voglio dimostrare ed essere quello che sono sempre stato. Anche società e tifosi che hanno dimostrato fiducia in me si meritano il vero Robin”.
CRESCITA? – “Quanto mi pagò l’Atalanta? Mi pare quasi un milione (700 mila euro, ndr). Questo fa capire la crescita che ho fatto, sono arrivato da sconosciuto e sono diventato un calciatore di livello, di nazionale e Serie A”.
INTER – “Sono arrivato in una delle squadre più forti al mondo. Anch’io ero un po’ sorpreso perché sono arrivato dopo un grave infortunio nel mio peggior momento, ma ho lottato tre anni per avere un’occasione del genere e sono contento”.
INFORTUNIO – “E’ una domanda difficile, anch’io voglio sempre sapere come funziona il mio corpo. E’ stato un infortunio molto grave, anch’io ho sottovalutato l’impatto sul mio corpo, questa è la verità purtroppo. Non ho giocato per un anno. Cos’è mancato? Le partite, senza non puoi avere mai ritmo, la fiducia che mi serve. Tutti vedono che sto arrivando però, mi sento sempre meglio. Ora manca l’ultimo step, giocare con continuità e su quello sto lavorando”.
INZAGHI – “Lui è molto empatico, parla tantissimo con i calciatori perché vuole capire non solo le cose in campo, ma anche come stiamo fuori dal campo. Si sente ancora un po’ calciatore, capisce molto bene un calciatore ed è molto importante perché anche quando ho problemi fuori dal campo posso parlarne con lui. Questa è una grande qualità, gestisce bene la squadra perché capisce”.
MERCATO – “Se ho rifiutato altri club per l’Inter? Ho fatto bene con l’Atalanta e sono uscite squadre interessate. Io volevo solamente o andare in Germania prima o poi, o rimanere in Italia perché la mia famiglia è stata sempre bene. L’Inter è arrivata al momento giusto”.
IDOLO – “Alaba, mi ha impressionato perché faceva tanti ruoli e tutti a livello altissimo”.
MOMENTO PIU’ BELLO – “Il gol che ho segnato all’Europeo con la Germania”.
MOMENTO PIU’ DIFFICILE – “L’infortunio che ho avuto in Champions”.
ATALANTA – “Momenti più belli? Uno è stato il primo gol in Champions. Poi la partita a Valencia, un’emozione fortissima. Ma anche quando siamo andati per la prima volta in Champions, abbiamo scritto la storia e la storia rimane per sempre. Posso solo dire grazie di tutto, alla società, ai compagni e ai tifosi, grazie a loro sono diventato quel calciatore che sono adesso. C’è un rapporto incredibile che rimarrà per sempre”.
GASPERINI – “Mi ha fatto crescere in maniera pazzesca, mi ha insegnato delle cose che non ero capace di fare, fase offensiva e difensiva. Ore e ore di video per farmi capire quando andare e quando rimanere fermo. Lo posso solo ringraziare per questi quattro anni. Senza di lui non avrei avuto l’opportunità di andare in un grande club come l’Inter”.
STAGIONE – “Abbiamo già passato il momento più difficile della stagione, ne siamo usciti la squadra. L’Inter deve avere l’ambizione di puntare più in alto possibile. Il primo vero obiettivo l’abbiamo raggiunto in un gruppo molto difficile e siamo andati agli ottavi. C’è ancora distanza con i punti rispetto a quelli che stanno lottando per lo scudetto, ma la stagione è ancora lunga e siamo pronti per quello che arriverà”.
GOL BARCELLONA – “A livello personale è stato un momento molto emozionante. Non tantissimi calciatori hanno l’opportunità di giocare al Camp Nou e fare gol, sarà un ricordo che porterò sempre con me e che possa avere un impatto sul mio futuro all’Inter. Speriamo che arriveranno altre occasioni in cui ripetermi”.
UNIVERSITA’ – “Sta andando bene, sto facendo la tesi e manca l’ultimo step. Ho appena mandato un questionario a tutti i compagni della squadra e devono aiutarmi. Faccio la tesi sul livello di resilienza tra un calciatore professionista e uno che gioca a livello più basso, per capire se ci sono differenze e quali sono”.
MOMENTO DECISIVO DELLA CARRIERA – “Sicuramente la partita quando giocavo con i miei amici e mi ha visto uno scout. Ero mezzo ubriaco, ho fatto la partita che mi ha portato in Olanda. Avevo dormito un’ora e poi ho giocato”.
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