Gresko torna sul 5 maggio: “Quell’anno andarono male tante cose, non solo l’ultima partita. Resto legato all’Inter”
L'ex difensore slovacco è tornato sulla 'partita maledetta' di 18 anni faIntervistato dai microfoni de IlPosticipo, Vratislav Gresko è tornato sul maledetto 5 maggio 2002 che, anche a causa di un suo errore, ha sfilato dalle mani lo Scudetto all’Inter, sconfitta contro la Lazio per 4-2. Ecco le sue parole.
5 maggio legato al suo nome – “Non hanno massacrato solo me, tutta la squadra è stata massacrata. Anche io ho sbagliato, ma potrei menzionare tante altre cose che ci hanno impedito di vincere quell’anno. Bisogna pensare alle cose belle e mettersi quelle brutte alle spalle: non dimenticarle, ma saperle usare nel futuro”.
Parole Moratti dopo il 5 maggio – “La famiglia Moratti ci ha sostenuto sempre anche quando le cose non andavano bene: ci è stata sempre vicina. Lo ha fatto anche Giacinto Facchetti che oggi non c’è più. Nella mia carriera ho giocato in squadre come il Bayer dirette da una fabbrica e in club gestiti come una famiglia dalla società: all’Inter è andata così e mi sono trovato davvero bene”.
Giro a Milano dopo la partita – “Io ho tanti amici interisti in Italia: anche loro mi hanno chiesto se questa cosa è vera e perché ho sbagliato. Io non voglio dare colpe agli altri, mi prendo le mie responsabilità. Ero giovane, avevo 22 anni. Dopo una sconfitta che faceva male, la cosa migliore da fare è chiudere la porta di casa e rimanere lì dentro e non andare in giro. I tifosi vanno allo stadio per vedere la propria squadra vincere e quando non succede si arrabbiano. I tifosi pensano che i giocatori possono influenzare l’andamento delle cose. Quando un calciatore va in città, a prescindere dal fatto che abbia giocato o meno il giorno prima, viene beccato dai tifosi che incontra e deve prendersi le colpe. In ogni nazione però è diverso”.
Rapporti con l’Inter – “Ho rapporti sia con l’Inter che con altre società e non solo in Italia: ho amici in Germania e in Inghilterra. Seguo alcune squadre in Italia e soprattutto alcuni giocatori. A Parma ho giocato poco, ma lo seguo perché c’è Kucka. Vedo la Serie A e quando l’Inter vince sono contento”.
Secondo anno all’Inter – “È stata una delle stagioni migliori della mia carriera, anche se non abbiamo vinto lo scudetto. Mi ha dato tanto anche la presenza di Hector Cuper in panchina. La squadra andava bene anche se le cose alla fine sono andate come tutti sanno. Come allenatore dico sempre che si vince e si perde tutti insieme. Se vince la squadra allora vince anche l’allenatore, se la squadra perde allora perde anche l’allenatore”.
Esperienza in Italia – “Non era un periodo semplice. Secondo me oggi è tutto diverso perché i calciatori slovacchi vengono trattati diversamente nel vostro Paese. I nostri giocatori sono più conosciuti, oggi ce ne sono tanti in Serie A: Haraslin nel Sassuolo, Vavro nella Lazio, Skriniar nell’Inter, Kucka nel Parma. Ai miei tempi la situazione era diversa, ma l’Italia è stata comunque una buona esperienza per me”.
Arrivo all’Inter – “Sono arrivato con poca esperienza e poche partite sulle gambe. Ho fatto il salto in una squadra grandissima con una bella storia calcistica, tanti tifosi e una bellissima città alle sue spalle. Purtroppo non avevo disputato tante partite in Germania per via di un infortunio muscolare”.
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