Guidolin: “Nel volto di Conte c’è tutta la sua passione. Al Chelsea vinse cambiando modulo, vi spiego come lo affronterei”
L'ex tecnico ha dedicato una rubrica speciale al racconto dell'allenatore lecceseA pochi minuti dal via ad Inter-Bologna, su Dazn è andato in onda uno speciale curato da Francesco Guidolin su Antonio Conte come allenatore. I due, come raccontato dell’ex tecnico dell’Udinese, si sono incrociati più volte da avversari nel corso delle rispettive carriere. Prima in Serie B nelle sfide tra Parma e Bari, ma successivamente anche in Premier League nell’annata in cui l’allenatore leccese vinse il campionato con il Chelsea, mentre Guidolin lottava nelle parti basse per la salvezza con lo Swansea in quella che difatti è stata la sua ultima esperienza in panchina. A seguire le sue parole su Conte:
CONTE – “Quello che mi lega ad Antonio Conte è un campionato vinto insieme, quello di B di alcuni anni fa, lui allenava il Bari ed io il Parma. In Premier League ho affrontato il Chelsea di Antonio. Ricordo che in quella partita ho sperimentato la difesa a tre, poche settimane dopo Antonio ha rivoluzionato la sua squadra e da lì è iniziata la cavalcata straordinaria che lo ha portato a vincere la Premier. L’ha vinta cambiando sistema di gioco”.
MODULO – “La squadra di Conte è sistemata con un 3-5-2, se dovessi affrontarlo mi schiererei a specchio. Mi piace il 3-5-2 e credo anche che le squadre che hanno giocato a specchio contro Antonio lo abbiano messo in difficoltà. Dovesse ricapitarmi mettereI un attaccante sul centrale dei tre difensori e una mezza punta sul centrocampista basso. L’Inter muove molto la palla, come esce su uno dei due difensori esterni farei uscire una delle mezze ali. Come alternativa mette palla lunga sui due attaccanti che sanno già come disporsi. Arriva questa palle sulla quale la seconda punta fa il velo, la palla arriva a Lukaku, appoggio ed inserimento di centrocampisti ed esterni. Lui vuole che le mezze ali riempiano l’area di rigore, lui era un centrocampista così”.
GESTUALITA’ – “Se penso al linguaggio del corpo di Conte mi vengono in mente le sue braccia, cominciano a muoversi quando l’arbitro fischia l’inizio del match e finisco al termine della partita. Indicano sempre ai giocatori come muoversi. E poi c’è la sua faccia, penso alla faccia di Conte e mi viene in mente la mia quando allenavo. Questa tensione che si legge sul volto, che è un’arma in più, che ha fatto sì che io sia diventato un allenatore, si legge tutta la passione per questo lavoro”.
IL MOMENTO – “Una cosa che io sbagliando non ho mai fatto è girar pagina e guardare alla partita successiva. Ma gli direi di godersi di più le vittorie che ha la capacità di ottenere. Se tu vedi i calciatori inglesi quando passavo dalla sala ristorante bisognava far finta di non vedere”.
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