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L’INTERTINENTE – Maledetti Covid-19, Uefa e Psg. Grazie Achraf, è stato un onore

Achraf Hakimi nelle prossime ore diventerà un nuovo giocatore del Psg. Dopo un solo anno in nerazzurro, l’esterno destro più forte del mondo (si lo è) lascia Milano e si trasferisce a Parigi. Un addio troppo doloroso, con l’Inter che aveva finalmente trovato dopo Cancelo un esterno destro all’altezza di quella fascia arata da Maicon nella prima decade del 2000.

Achraf Hakimi, Getty Images

Il colpo Hakimi, un solo anno fa, aveva dimostrato le forte ambizioni dell’Inter in Italia ma anche in Europa. Strappare al Real Madrid uno degli esterni più forti al mondo, convincerlo a venire a Milano e sposare la causa nerazzurra, non era una missione facile. Marotta, Ausilio e Conte ce l’hanno fatta e l’investimento ha dato sicuramente i suoi frutti.

È chiaro che l’Inter andrà avanti senza Hakimi, non sarà lo stesso è vero ma il mercato, negli ultimi anni più di tutti, ci ha dimostrato come bisogna sempre aspettare il verdetto del campo (vedi Skriniar o Darmian). E l’augurio di tutti è che l’Inter e mister Inzaghi possano trovare un esterno destro all’altezza delle ambizioni del club.

Ad Hakimi non posso che augurare il meglio. Perché è un fenomeno, perché mi ha fatto innamorare con le sue giocate, con i suoi gol, con le sue cavalcate, con i suoi siparietti con i compagni di squadra. Lui non è un Roberto Carlos bis, perché noi l’abbiamo valorizzato, lo abbiamo reso ancora più grande e devastante. Non lo abbiamo “rovinato” come stava per fare il Real Madrid e credo che anche Achraf ci porterà sempre nel cuore. La speranza è che sia solo un arrivederci e quella cornetta torni a squillare. 

In questi giorni ho letto sui vari social i soliti e consueti attacchi contro Suning per la cessione di Hakimi. Personalmente, liberi di accettare oppure no, non posso prendermela con la società più di tanto. Da mesi sappiamo qual è la reale situazione del club, sappiamo che bisognava cedere un big e se non fosse stato Hakimi, avremmo detto addio a Lautaro o Bastoni. E il discorso fatto per Achraf vale anche per gli altri titolarissimi. Avremmo voluto confermare tutti la squadra scudetto, ma era oggettivamente impossibile.

Anche perché qualcuno, ogni tanto, dimentica che da più di un anno siamo costretti a fare i conti con una pandemia mondiale che ha messo in ginocchio l’intero pianeta, dai più ricchi ai più poveri. Il Covid 19 ha INEVITABILMENTE ROVINATO i piani e i progetti di Suning, ha svuotato le casse del club, alle prese con San Siro chiuso da tempo. Cedere Hakimi ma confermare Skriniar, De Vrij, Bastoni, Barella, Brozovic, Lautaro e Lukaku per me è già un mezzo miracolo.

La rabbia è dettata dal fatto di ritrovarci, dopo un mese e mezzo dallo scudetto, con un’Inter senza Hakimi, Eriksen e Conte. Ma bisogna prendersela con la sorte, con questo maledetto virus che ha stravolto la vita di tutti, anche quelle di un colosso cinese abituato a fatturare miliardi su miliardi.

E un pizzico di rabbia potremmo averla anche con chi “predica bene, ma razzola male”. Chi? Ad esempio la Uefa, che negli ultimi mesi si è fatta portavoce di un calcio che è tutto tranne che “dei tifosi”, come più volte dichiarato per fare colpo sulla massa, o meglio gregge, popolare. Perché è inconcepibile che un club, il 28 giugno, acquisti Hakimi, Donnarumma e Wijnaldum, tratti Sergio Ramos, mentre gli altri club devono fare i conti con scadenze, pagamenti, paletti e altra robaccia che invece di regolamentare bilanci, non fa altro che allargare sempre di più un gap che già risulta quasi incolmabile.

I soldi possono aiutarti a vincere, questo è vero, ma non ti danno la garanzia di vincere al 100%. E così il Psg, dopo aver speso non so quanti milioni mentre la Uefa ha sempre fatto finta di nulla, ha vinto zero Champions League ed è stato capace anche di perdere l’ultimo campionato francese contro il Lille, pur avendo in squadra giocatori del calibro di Mbappé e Neymar. Questo mi ricorda che una fetta del calcio rimarrà per sempre sana e non sarà mai schiava dei soldi. Capito Uefa?

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Raffaele Caruso

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