Handa: “Dobbiamo essere pronti al sacrificio. Non abbiamo più lo strapotere di un tempo”
Samir Handanovic è pronto per la nuova stagione. Nonostante i rumors di inizio estate lo sloveno è rimasto all’Inter e in queste prime amichevoli ha continuato a mostrare il suo grande valore. Direttamente dagli USA ha concesso un’intervista ai colleghi de La Gazzetta dello Sport che vi riproponiamo.
Quanto si è sentito solo la sera del 19 maggio, Inter-Udinese 2-5? “Non più di altre sere dello scorso campionato”.
Beh, cinque gol presi dall’Udinese, proprio la squadra che aveva lasciato per scegliere l’Inter, voi al nono posto e loro in Europa: la foto forse più nitida della scorsa stagione. “Non è stato quella sera che ho capito cos’era successo: delle cose ti accorgi subito, dunque avevo intuito molto prima. Quella partita è stata una specie di riassunto delle puntate precedenti”.
E quella contro il Valencia di sei giorni fa una specie di sequel’ “L’andamento della partita più o meno era quello. Ci hanno devastati, ma prendere certe ‘bambole’ fa anche bene. Ti aiuta a tenere i piedi per terra, a ricordarti che bisogna essere tutti gregari, che una legge del calcio è quella: o si lavora in undici, o non si va lontano”.
Ricostruzione dopo ricostruzione, vuol dire che è già preparato a prendere tanti gol anche quest?anno? “No, perché ci sono delle differenze rispetto all’anno scorso. Ciò che non deve cambiare è la mentalità, quella che l’anno scorso forse non abbiamo avuto o curato abbastanza: l’Inter deve essere una squadra pronta al sacrificio sempre, ogni attimo, ogni partita; deve pensare come una squadra che non ha più lo strapotere di un tempo. Perché è così, non prendiamoci in giro: l’Inter non ha più undici, o anche di più, top player come ai tempi di Mancini o Mourinho”.
“Non mi piace più di tanto parlare del passato e tanto meno sputarci sopra, cancellarlo come se fosse tutto sbagliato. Diciamo che stiamo lavorando su cose che in teoria si dovevano già sapere: siamo ripartiti dall’abc del calcio e dell’organizzazione difensiva. Era quello che serviva”.