Intervistato questa mattina sulle pagine di Tuttosport, Samir Handanovic ha toccato diversi temi. Il portiere dell’Inter è tornato indietro, ripercorrendo prima il suo arrivo in maglia nerazzurra e poi il giorno il club gli passò ufficialmente la fascia di capitano. Ma non solo, perché l’estremo difensore sloveno ha parlato anche di Antonio Conte e Simone Inzaghi, delle voci su André Onana in vista dalla scadenza del suo contratto e di un possibile futuro all’interno del mondo del calcio una volta che avrà detto addio ai campi. Le parole del capitano nerazzurro: “Io a volte mi sento il Bukowski dei portieri, non bevo, non fumo ma come lui sono un tipo diretto, se devo dire una cosa a qualcuno, vado dritto”.
INTER – “Nove anni fa io e l’Inter ci siamo scelti, ci abbiamo messo tanto a vincere qualcosa perché è sport, non matematica e in questo periodo, evidentemente, c’è stato qualcuno più bravo di noi. Anche per tornare in Champions League ci abbiamo messo tanto tempo nonostante per un club come l’Inter quello sarebbe stato un traguardo minimo. Per vincere ci vogliono tante cose: le persone giuste e linee guida chiare rispettate da tutti”.
FASCIA DI CAPITANO – “Mi sono sentito leggero, nonostante la responsabilità che provavo indossando la fascia. Una fascia che pesa perché noi possiamo scrivere solo qualche pagina della storia, ma l’Inter resta”.
RIGORI – “Parare quelli di Lukaku? Non ci ho nemmeno provato: ne paro pochissimi in allenamento, perché non c’entra niente con la partita”.
EREDITA’ CONTE – “Noi giocatori dobbiamo soltanto ringraziarlo, anche se sono stati due anni impegnativi con lui. Quello che mi ha colpito di più è la mentalità che ha portato e su questo credo che abbiamo fatto il passo più grande. Conte è uno che si emoziona quando parla alla squadra e sa emozionare i suoi giocatori e non sbaglia mai il momento in cui dire le cose”.
INZAGHI – “Siamo ripartiti con il 3-5-2, tante cose buone sono rimaste e lui ci ha messo le sue idee spiegandoci in cosa possiamo anche migliorare per crescere ancora”.
SERIE A – “Chi mi suscita curiosità? Qui voglio sorprenderla, dico… il Torino per Juric. A Verona ha fatto grandi cose e sono curioso di vedere se potrà fare lo stesso al Toro. A livello di risultati ma soprattutto per come ha cresciuto i suoi giocatori. Ricordo Dimarco quando è andato via e ora vedo chi è diventato”.
MOURINHO – “Non c’è solo lui: c’è il ritorno di Spalletti, di Sarri, di Allegri e di Andreazzoli, uno che allena una piccola squadra ma ha grandi idee”.
ERRORE – “Come lo vivo? Ci vuole un po’ per metabolizzare sconfitte ed errori, ma tutto deve avvenire nella maniera giusta: se sbagli, vuol dire che sei vivo. Ormai sono grande: ho 37 anni e non mi deve spiegare più nessuno quando ho sbagliato perché so di averlo fatto. Poi, sotto la pelle, tutti abbiamo sangue, è normale. Meglio se dopo uno sbaglio vinci, a quel punto te ne freghi”.
POST-CALCIO – “Voglio rimanere nel calcio e provare a fare l’allenatore”.
CONTRATTO E ONANA – “Se mi danno fastidio le voci? Fa parte del gioco. Sono cose che succedono dappertutto e con tutti, poi è normale: mi sento ancora bene, mi diverto, vivo per il calcio che è la mia passione. Ora penso all’oggi, poi vedremo. L’importante è che l’Inter raggiunga i suoi obiettivi”.
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