Da Le Tissier a Icardi: quando la nazionale ignora i suoi gioielli

Mauro Icardi, nonostante l'eccezionale periodo di forma con 10 gol nelle prime 12 giornate di campionato che fanno di lui il miglior attaccante argentino per realizzazioni in questa prima parte di stagione, è stato nuovamente escluso dal commissario tecnico dell'Argentina, Edgardo Bauza, per i prossimi impegni dell'Albiceleste. L'ennesima esclusione, che fa ancor più rumore se consideriamo che il capitano dell'Inter, nonostante i 57 gol messi a segno in nerazzurro dal suo arrivo nel 2013, con la Selección ha disputato una sola partita. Ma quello di Icardi non è un caso isolato, anzi. Già in passato tanti calciatori sono stati letteralmente ignorati dalle rispettive nazionali nonostante il grande rendimento nel proprio club. VIRDIS Quella di Pietro Paolo Virdis è probabilmente la più clamorosa esclusione della storia. Nel 1987 segna diciassette gol con la maglia del Milan e sarà decisivo nel campionato successivo con una doppietta nello scontro diretto a Napoli che ha portato i rossoneri a vincere lo scudetto. Ma, agli Europei del 1988, Azeglio Vicini gli preferisce Rizzitelli e Virdis non riuscirà mai ad esordire nella Nazionale maggiore. BECCALOSSI Talento purissimo, tocco di palla incantevole, dribbling, assist: Evaristo Beccalossi è riuscito a mostrare tutta la sua classe con la maglia dell'Inter. Ma non riuscì a convincere il commissario tecnico Enzo Bearzot. Il giorno della partenza dell'Italia per il Mondiale in Spagna del 1982, una ragazza insulta all'aeroporto Bearzot per non aver convocato Beccalossi. Il c.t. le risponde con uno schiaffo. La vittoria al Mundial spegnerà però il fuoco di una tra le esclusioni più famose della storia. HUBNER Dario Hubner per ben undici stagioni di fila riesce a segnare almeno dieci gol, laureandosi addirittura capocannoniere di Serie A con 24 reti con la maglia del Piacenza (anno 2002). Nonostante ciò, il bomber triestino non è mai stato preso in considerazione per una convocazione in Nazionale. ONNIS Delio Onnis è stato ben cinque volte capocannoniere del campionato francese, dove giunge nell'estate del 1971 realizzando 39 reti in 69 partite nelle prime due stagioni con la maglia del Reims. Numeri che convincono il Monaco ad acquistarlo: alla compagine monegasca Onnis regalerà sette anni di marcature costanti, un campionato francese nel 1978 e una coppa di Francia nel 1980. Pur essendo in possesso di doppio passaporto - argentino e francese - e del record di tutti i tempi per marcature segnate nella Ligue 1, Delio Onnis sarà ignorato da entrambe le Nazionali. BORJA VALERO Borja Valero con le maglie di Villarreal prima e Fiorentina poi ha sempre mantenuto alto il livello delle sue prestazioni, imponendosi come uno dei migliori centrocampisti in circolazione nel suo periodo di massimo splendore. Ma nella Spagna dell'immensa qualità non ha mai trovato spazio, tant'è vero che ha collezionato una sola presenza. LE TISSIER Il giocatore dotato dei piedi più raffinati della storia recente del calcio inglese, Matthew Le Tissier, vanta la miseria di sole 8 presenze nella nazionale del Tre Leoni. Nato nell'isola di Guernsey, poté scegliere per quale nazionale giocare tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord; lo storico capitano del Southampton, autore di 162 gol e di ben 47 rigori su 48 con la maglia biancorossa, fece una scelta di cuore optando per l'Inghilterra che si rivelò, purtroppo per lui, infelice. LACAZETTE Lacazette è uno dei talenti più puri del calcio francese: nel 2014/2015 vince il titolo di capocannoniere della Ligue 1 con 27 gol con la maglia dell'Olympique Lione e anche quest'anno è già a quota 10 reti in 8 presenze. Nonostante ciò, Lacazette è uno degli attaccanti meno reclamizzati d'Europa e la sua ultima presenza con la maglia transalpina risale all'11 ottobre 2015, più di un anno fa. MANCINI Uno dei giocatori italiani ad avere "un rapporto difficile con la Nazionale" per antonomasia. Roberto Mancini, in realtà, ha comunque messo assieme 36 gettoni in azzurro, non proprio pochissimi, ma difficilmente lo si accosta concettualmente alla maglia dell'Italia a causa delle frequentissime pause che i vari CT si prendevano tra una sua convocazione e l'altra e, soprattutto, perché ha disputato un unico torneo maggiore con la Nazionale (gli Europei del 1988). Di fatto, considerando che ha esordito ad appena vent'anni, ci si aspettava ben altro score in azzurro dal Mancio e quel che la sua carriera ha poi detto è stato in totale controtendenza rispetto alle previsioni, consegnandolo ai posteri come uno dei simboli dei giocatori che, con la maglia azzurra, sono stati sfortunati - per non dire, spesso, letteralmente ignorati. MAXWELL (Photo by Mike Hewitt/Getty Images) Terzino sinistro che all'Inter ricordano in parecchi: non ruba l'occhio né si distingue per appariscenza ma il suo onesto contributo alla causa lo dà sempre e comunque, tutt'ora che ormai gli anni sono trentacinque. Spesso si ironizza su di lui definendolo "lo scudiero di Ibra", vista l'amicizia tra i due e il fatto che abbiano spesso vestito contemporaneamente la stessa maglia. Ma in realtà Maxwell è molto di più. Nonostante giochi in Europa da ormai ben più di quindici anni e abbia vestito le maglie di top club assoluti, col suo Brasile l'amore non è mai scoppiato. Quand'era molto giovane, negli anni dell'Ajax, il suo ruolo era ancora coperto alla grande da Roberto Carlos ma, anche dopo il ritiro dell'indimenticabile mancino del Real Madrid, nonostante il "vuoto di potere" creatosi sulla fascia sinistra, non è mai stato preso in considerazione e sopravanzato da elementi ampiamente inadeguati (Gilberto, per dire) o palesemente inadatti al ruolo (Michel Bastos). Negli ultimi anni, paradossalmente, nonostante la questione terzini sia molto più florida per la nazionale verdeoro, è tornato in auge a metà del 2013 - alla fresca età di 32 anni - anche il buon Maxwell, che ha quindi potuto lottare per un posto nella Seleção con Marcelo e Filipe Luís, riuscendo anche a strappare una convocazione per i Mondiali casalinghi del 2014. La fine del torneo iridato ha però coinciso con la conclusione dell'avventura del terzino brasiliano nella sua Nazionale, durata appena un anno solare quasi esatto, che conta dieci presenze (nove amichevoli e una sola partita ufficiale, la finale terzo/quarto posto dei Mondiali. Persa). Non stupisce che adesso Maxwell non venga più preso in considerazione dal Brasile; ciò che pare assurdo è che non sia mai stato chiamato tra il 2006 e il 2011, quando la concorrenza non esisteva e lui era all'apice della carriera.

Da Le Tissier a Icardi: quando la nazionale ignora i suoi gioielli

Luca Veneruso - Autore

BORJA VALERO

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