In questa stagione, l’Inter ci ha abituato a due versioni completamente diverse tra campionato e Champions League: da una parte abbiamo visto una squadra molto pericolosa in avanti e distratta dietro, dall’altra una formazione molto attenta in difesa ma con diversi problemi in fase offensiva.
In Serie A, come segnalato dal Corriere dello Sport questa mattina, l‘Inter riesce a prendere subito il controllo del gioco, mantenendo una media del 61% di possesso palla. Dimostra aggressività e abilità nel pressing alto, creando occasioni da gol anche contro le squadre più forti. Tuttavia, questa propensione offensiva si traduce talvolta in un disequilibrio che espone la squadra a pericolose ripartenze avversarie. Se l’attacco nerazzurro è prolifico con una media di 2,43 gol a partita, la difesa – guidata da Sommer – ha subito 1,07 reti a partita. Va sottolineato, però, che la solidità difensiva è in progressivo miglioramento.
In Champions League, come accennato, l’Inter adotta un approccio più prudente e attendista. La priorità è non scoprirsi, un atteggiamento che ha tutto sommato ha pagato se consideriamo che il gol di Mukiele è stato il primo subito nella competizione dopo quasi sei partite. Sul fronte offensivo, però, la produzione è limitata: appena 7 reti complessive realizzate. Questo dato non è imputabile a sprechi sotto porta, come spesso accade in campionato, bensì al numero ridotto di occasioni create.
L’approccio più conservativo in Europa è evidenziato da un baricentro medio più basso, posizionato a 44,5 metri, e da una percentuale di possesso palla che scende al 46%. Questa impostazione rende inevitabilmente più complicato incrementare il bottino offensivo, ma ha permesso ai nerazzurri di costruire una solida fase difensiva in campo europeo. Due strategie diverse, dunque, per competizioni con esigenze tattiche differenti: un’Inter più spumeggiante in campionato e più accorta in Champions, alla ricerca del giusto equilibrio per ambire a grandi traguardi.
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